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7 minuti per la lettura

di MICHELE LO RUSSO
CHI si propone di guidare la città per il prossimo quinquennio, si sa, dovrà fare i conti con una dotazione di risorse molto limitata, aggravata da un quadro debitorio pesante, e con una moltitudine di aspettative diverse e disperse. 
Con margini di manovra così stretti, l’ambizione più grande per chi è davvero motivato a ricoprire tale ruolo può essere solo quella di introdurre forti innovazioni di tipo metodologico nell’amministrazione comunale. 
Non vi sono molte altre strade. Innovare formalmente il metodo dell’azione pubblica e creare le condizioni per disincagliare la nave comunale non è l’unica cosa possibile da fare, è anche la migliore.
Si tratta di affermare un insieme di principi e pratiche dell’agire politico/amministrativo che meglio si adattano alle sfide della Città e che determinano un’innovazione capace di imprimere nuova fiducia e di manutenere le regole generali del gioco, riabilitando quelle pratiche dell’azione pubblica sclerotizzatesi nel tempo e che riguardano la macchina amministrativa e i cittadini, organizzati o meno.
Dove andare a prendere questo tipo di innovazione? E’ opportuno, per ovvie ragioni, incominciare ad impiegare i principi metodologici di lavoro definiti a livello europeo che caratterizzeranno il nuovo ciclo di programmazione 2014-2020.
In questo solco, la nuova amministrazione comunale eletta dovrebbe compiere ogni sforzo per creare nel più breve tempo possibile le condizioni (gli atti!) per l’adozione di un sistema di valutazione pubblica aperta delle azioni e dei risultati cui si intende pervenire. Il sistema di valutazione pubblica aperta prevede che i risultati siano “definiti in modo circostanziato e immediatamente percepibile, sia dai responsabili dell’attuazione, sia da coloro che ne dovrebbero beneficiare” e consiste in 7 innovazioni di metodo valide anche per il livello municipale e che potrebbero essere sintetizzate nel seguente modo: 1) Definire obiettivi in forma di risultati attesi. Non enunciazioni vaghe in macroaree di intervento (la città sarà vicina alle famiglie), ma indicazioni chiare di obiettivi che sono misurati in indicatori (L’amministrazione comunale porterà la percentuale dei posti disponibili negli asili nido dal …al …., ecc.); 2) Definire chiaramente le azioni. Ovvero indicare in che modo raggiungere il risultato (costruisce nuovi asili? – fornirà bonus bebè? – ecc.); 3. Definire i tempi (entro quale data ci si propone di raggiungere il risultato atteso?, entro quale data dovrà essere terminata ciascuna fase?); 4. Organizzare informazioni aperte per ogni fase, garantendone l’accesso e l’elaborazione (quali atti politici e amministrativi, no omissis – dati sulla realizzazione dei servizi – dati sui fornitori – dati su spesa e risultati); 5. Mobilitare il partenariato. E’ urgente riformare sul serio le regole del partenariato dopo l’esperienza Pisus 2007-14; 6. Valutare accuratamente i risultati. Anche creando dei sistemi premiali/sanzionatori. Qui è dove l’amministrazione comunale potrebbe più innovare, trovando ovviamente il coraggio di fare una valutazione attendibile del proprio operato. 7. Coordinarsi con gli altri livelli territoriali. Rispetto dei tempi e trasparenza portano a un miglior coordinamento con gli altri livelli, slegato dalle emergenze, pronto a diversificare le strategie da adottare.
Perché innovare sul metodo e adottare un tale sistema? Le ragioni principali sono due. 
La prima è il tentativo di voltare pagina e destabilizzare le cosiddette “trappole del non-sviluppo”
La seconda ragione è che questo sistema crea innovazione anche nel modo in cui l’amministrazione produce beni e fornisce informazioni chiave che generano altra innovazione. Lo sa bene chi già lavora agli Open-data anche in città che dati affidabili e continui generano occasioni per lo sviluppo di applicazioni innovativi, la progettazione di servizi.
Per concludere, l’impegno per l’innovazione di metodo nell’amministrazione comunale è una scelta non solo necessaria, ma capace di fornire un rilevante valore aggiunto a costo quasi zero. 
L’invito andrebbe però raccolto già in campagna elettorale. Chi avanza la propria candidatura dovrebbe già adottare le innovazioni qui brevemente richiamate, formulando un programma che contenga pochi realizzabili obiettivi, commisurati alle effettive risorse, organizzati in azioni, tempi  e risultati e permetta di valutare pubblicamente la propria proposta al di là degli interessi particolari che riesce ad aggregare. 

CHI si propone di guidare la città per il prossimo quinquennio, si sa, dovrà fare i conti con una dotazione di risorse molto limitata, aggravata da un quadro debitorio pesante, e con una moltitudine di aspettative diverse e disperse. 

Con margini di manovra così stretti, l’ambizione più grande per chi è davvero motivato a ricoprire tale ruolo può essere solo quella di introdurre forti innovazioni di tipo metodologico nell’amministrazione comunale. Non vi sono molte altre strade. 

Innovare formalmente il metodo dell’azione pubblica e creare le condizioni per disincagliare la nave comunale non è l’unica cosa possibile da fare, è anche la migliore.

Si tratta di affermare un insieme di principi e pratiche dell’agire politico/amministrativo che meglio si adattano alle sfide della Città e che determinano un’innovazione capace di imprimere nuova fiducia e di manutenere le regole generali del gioco, riabilitando quelle pratiche dell’azione pubblica sclerotizzatesi nel tempo e che riguardano la macchina amministrativa e i cittadini, organizzati o meno.

Dove andare a prendere questo tipo di innovazione? 

E’ opportuno, per ovvie ragioni, incominciare ad impiegare i principi metodologici di lavoro definiti a livello europeo che caratterizzeranno il nuovo ciclo di programmazione 2014-2020.In questo solco, la nuova amministrazione comunale eletta dovrebbe compiere ogni sforzo per creare nel più breve tempo possibile le condizioni (gli atti!) per l’adozione di un sistema di valutazione pubblica aperta delle azioni e dei risultati cui si intende pervenire. Il sistema di valutazione pubblica aperta prevede che i risultati siano “definiti in modo circostanziato e immediatamente percepibile, sia dai responsabili dell’attuazione, sia da coloro che ne dovrebbero beneficiare” e consiste in 7 innovazioni di metodo valide anche per il livello municipale e che potrebbero essere sintetizzate nel seguente modo: 

1) Definire obiettivi in forma di risultati attesi. Non enunciazioni vaghe in macroaree di intervento (la città sarà vicina alle famiglie), ma indicazioni chiare di obiettivi che sono misurati in indicatori (L’amministrazione comunale porterà la percentuale dei posti disponibili negli asili nido dal …al …., ecc.); 

2) Definire chiaramente le azioni. Ovvero indicare in che modo raggiungere il risultato (costruisce nuovi asili? – fornirà bonus bebè? – ecc.); 

3) Definire i tempi (entro quale data ci si propone di raggiungere il risultato atteso?, entro quale data dovrà essere terminata ciascuna fase?); 

4) Organizzare informazioni aperte per ogni fase, garantendone l’accesso e l’elaborazione (quali atti politici e amministrativi, no omissis – dati sulla realizzazione dei servizi – dati sui fornitori – dati su spesa e risultati); 

5) Mobilitare il partenariato. E’ urgente riformare sul serio le regole del partenariato dopo l’esperienza Pisus 2007-14; 

6) Valutare accuratamente i risultati. Anche creando dei sistemi premiali/sanzionatori. Qui è dove l’amministrazione comunale potrebbe più innovare, trovando ovviamente il coraggio di fare una valutazione attendibile del proprio operato. 

7) Coordinarsi con gli altri livelli territoriali. Rispetto dei tempi e trasparenza portano a un miglior coordinamento con gli altri livelli, slegato dalle emergenze, pronto a diversificare le strategie da adottare.Perché innovare sul metodo e adottare un tale sistema? Le ragioni principali sono due. La prima è il tentativo di voltare pagina e destabilizzare le cosiddette “trappole del non-sviluppo”. La seconda ragione è che questo sistema crea innovazione anche nel modo in cui l’amministrazione produce beni e fornisce informazioni chiave che generano altra innovazione. Lo sa bene chi già lavora agli Open-data anche in città che dati affidabili e continui generano occasioni per lo sviluppo di applicazioni innovativi, la progettazione di servizi.Per concludere, l’impegno per l’innovazione di metodo nell’amministrazione comunale è una scelta non solo necessaria, ma capace di fornire un rilevante valore aggiunto a costo quasi zero. L’invito andrebbe però raccolto già in campagna elettorale. Chi avanza la propria candidatura dovrebbe già adottare le innovazioni qui brevemente richiamate, formulando un programma che contenga pochi realizzabili obiettivi, commisurati alle effettive risorse, organizzati in azioni, tempi  e risultati e permetta di valutare pubblicamente la propria proposta al di là degli interessi particolari che riesce ad aggregare. 

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