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Ho letto ,qualche giorno fa, sulle pagine culturali de le Repubblica che uno storico inglese Eric Dodd aveva scritto un libro sulla Roma antica tra il terzo e quarto secolo, tradotto in italiano con il titolo “L’età dell’angoscia”. Tutto cambiava velocemente, nulla era più come prima.

Ho pensato a noi contemporanei, a questi giorni nostri. Masse enormi di persone si spostano, si è formato un nuovo sedicente Stato di tagliagole , alcuni dei quali insediatisi nella vicina Libia. Vogliono distruggere l’Europa , la sua civiltà, la sua possibile unità. Ci vorrebbe,in questo momento una grande politica ,capace di guardare oltre la contingenza e l’utile immediato.

Ci vorrebbe l’unità del popolo europeo e l’unità delle classi dirigenti, politici, intellettuali, giornalisti per affrontare la crisi economica ma ancor più morale che ci sta devastando. Unità e autonomia, ritengo per esempio, che la libertà di stampa sia un valore che dobbiamo difendere ad ogni costo. Stiamo facendo questo sforzo? Mi pare di no. Come mi hanno insegnato nel movimento delle donne parto da me, da una vicenda che mi riguarda e su cui sono già intervenuta.

Inoltre è noto che il diavolo si nasconde nei dettagli. Il taglio dei vitalizi agli ex consiglieri regionali è uno di questi dettagli. Non si è voluto vedere che non ci si ribellava ai tagli, visto che i soldi si è disposti a darli volontariamente.

Ci si ribella all’atteggiamento di chi non valorizza la propria storia, accettando l’idea che in fondo tutti quelli che li hanno preceduto hanno goduto di privilegi non meritati. Capisco che l’esempio viene dal Premier in carica, ma qui non è in discussione un passaggio di poteri già avvenuto, qui è in discussione il rapporto con la propria storia e con le proprie radici.

“De te fabula narratur”scrisse il nostro grande corregionale Orazio. Insomma se vogliamo istaurare un nuovo clima tra cittadini e Istituzioni, chi in questo momento le rappresenta , deve rispettare l’opinione pubblica ma non cavalcarne le pulsioni distruttive anche se ampiamente giustificate.

Di questo stiamo parlando , per questo alcuni di noi hanno preso “carta e penna “ sapendo di condurre una battaglia impopolare. Si è vero, la politica mi ha dato molto, ho creduto, come tanti altri di dover impiegare il mio tempo per il bene comune, ma la vera politica non ero io che la facevo, erano quei braccianti, quegli operai che incontravo ogni giorno e che cambiando la propria condizione rendevano più civili questi luoghi, erano quelle donne che non volevano più essere considerate cittadine di secondo piano ,volevano partecipare ed hanno cambiato il profilo del ‘900.

Riprendersi la dignità della politica è di questo che stiamo parlando, vecchia e nuova, è questo che dobbiamo fare nell’interesse di tutti. Una società in cui sono i vecchi a prendersi cura dei giovani è una società malata. Bisogna cambiare. Ma non si cambia demonizzando i vecchi ma dando spazio ai giovani, c’è posto per tutti, nei rispettivi ruoli ma senza un legame virtuoso tra le generazioni non c’è storia ma appunto “angoscia” e solitudine.

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