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POTENZA – “Un equivoco degli investigatori, o comunque un errore di valutazione.”. A questo punto quello che resta può essere al massimo un’infrazione amministrativa per un libro tenuto male. Ieri mattina il Tribunale del riesame ha praticamente smontato tutte le accuse contro il presidente del Consiglio regionale, Prospero De Franchi, coinvolto assieme ad altre sessantanove persone nella maxi inchiesta della procura del capoluogo sull’assegnazione dei fondi del Piano operativo regionale 2000-2006. Su disposizione del gip Luigi Barrella nei giorni scorsi erano stati sequestrati complessivamente tre milioni di euro. Due anni fa, proprio in relazione all’indagine avviata dalla magistratura, parte delle somme già stanziate dal fondo per i “Piccoli investimenti, i sistemi irrigui, le filiere produttive, e i sistemi di qualità”, erano state bloccate dall’Autorità di gestione. Ne risultavano già erogati altri due milioni e ottantamila euro, di cui parte al presidente del Consiglio regionale, per un ammontare di poco più di sessantamila euro. Prospero De Franchi formalmente è ancora indagato, assieme al fratello Sergio, per il reato di falso e truffa ai danni della comunità europea. Per l’accusa avrebbe dichiarato di essere un imprenditore agricolo a titolo principale senza l’iscrizione nel settore apposito dell’Inps, e di condurre un’azienda zootecnica allegando una copia del registro di stalla che è datata solo dopo la scadenza dei termini del bando. L’avvocato Antonio Casalaro ha difeso entrambi, e ha allegato all’istanza di dissequestro tutta una mole di documenti. Alla fine il collegio del Tribunale del riesame, presieduto da Luigi Spina, e composto dai giudici Antonio Cantillo e Marco Del Vecchio, ha dovuto escludere ogni ipotesi di falso, eliminando anche il presupposto della seconda accusa. «Sono molto soddisfatto – è stato il commento al telefono dell’avvocato – per il provvedimento di annullamento del sequestro che è stato emesso dal Tribunale del riesame in risposta alle mie richieste. Le motivazioni della decisione hanno escluso la sussistenza degli addebiti mossi riconoscendo ai miei assistiti di non avere mai reso false dichiarazioni finalizzate alla commissione di reati di sorta. In definitiva il Tribunale del riesame ha il merito di aver riconosciuto la correttezza dei loro comportamenti». Nelle motivazioni è scritto proprio “equivoco”, oppure “errore di valutazione”. Le udienze al Tribunale del riesame andranno avanti ancora qualche giorno. Nel complesso gli imprenditori indagati sono quaranta e, a parte il caso dei De Franchi e di un altro degli indagati, le contestazioni dell’accusa sembrerebbero restare in piedi.
Leo Amato

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