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Un nuovo allarme è stato lanciato Legambiente, in occasione della tappa calabrese di ‘Goletta Verde’.
Gli attivisti dell’associazione ambientalista, stamani, hanno srotolato uno striscione con su scritto “Giù le mani dalla costa”, sulla collina di Strongoli, proprio sotto il grande manufatto già ribattezzato «ecomostro di Strongoli» e «piccolo Fuenti», per manifestare il loro deciso no al consumo scellerato del suolo, allo scempio delle coste e al cemento in zone ad alto rischio idrogeologico.
L’ecomostro di Strongoli – secondo una nota di Legambiente – è un mega albergo costruito sul demanio e mai aperto al pubblico per il provvidenziale intervento della magistratura che ne ha disposto il sequestro nel 2002.
Secondo la procura, l’immobile, per un ammontare di 14 mila metri cubi di cemento, sarebbe sorto senza alcuna autorizzazione paesaggistica e ambientale.
Il sequestro è stato confermato anche dalla Corte di cassazione.
Da allora la vicenda si trascina da un’aula di tribunale all’altra e sono due i processi in corso: in uno di questi, la proprietà e il progettista sono stati assolti in primo grado nell’aprile del 2007 per non aver commesso alcun reato, in quanto l’immobile è stato realizzato in presenza di tutte le autorizzazioni di legge, e quindi è stato disposto il dissequestro del bene. Sentenza confermata anche in secondo grado proprio a inizio di questo mese di luglio.
Nell’altro, a carico di due tecnici comunali rinviati a giudizio con l’accusa di aver reso dichiarazioni mendaci e false al fine di ottenere un ingiusto vantaggio, Legambiente e VAS sono costituiti parte civile.
La proprietà avrebbe beneficiato di un cospicuo finanziamento pubblico per realizzare l’immobile nonostante l’albergo abbia cancellato una delle più belle colline della costa pitagorica, una volta ricoperta da una verdissima e rigogliosa macchia mediterranea.
Un immobile a rischio, visto che è stato costruito su un terreno su cui grava un vincolo di inedificabilità assoluta per rischio idrogeologico, ribadito dallo stesso Genio civile di Catanzaro.
«Non mettiamo in discussione le decisioni della magistratura, ma non possiamo neanche rinunciare a denunciare le istituzioni, nella fattispecie Comune e Regione, per aver concesso un’autorizzazione edilizia in una zona su cui grava un vincolo di inedificabilità totale per alto rischio idrogeologico – ha commentato Antonio Tata, Presidente del circolo Legambiente Crotone – vorremmo che le istituzioni fossero i primi difensori del territorio ed avessero maggiore chiarezza in tema di politiche urbanistiche e tutela del territorio».

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