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di FABIO AMENDOLARA
POTENZA – Questa volta deve «svendere» buona parte dei suoi mezzi, delle sue proprietà e, forse, anche un impianto per la preparazione del bitume. Carmine Guarino, 55 anni, era un imprenditore di successo. Poi ha cominciato a giocare d’azzardo e a sfoggiare auto di lusso. Alla prima difficoltà è finito in mano agli strozzini. Paga tassi usurai da più di dieci anni. Così, però, non si era mai ridotto.
Quando restituiva i soldi a Pinuccio Gianfredi (ucciso in un agguato di mafia nel 1997) poteva ancora permettersi di frequentare uno dei 90 tavoli del casinò di Saint Vincent. Poi si è rivolto al boss Renato Martorano che, secondo la procura antimafia, è il massimo esponente della ’ndrangheta in Basilicata. Al processo ha raccontato che il boss gli portava via un sacco di soldi, che l’ha fatto finire in galera (era la maxinchiesta “Iena due”, quella sugli intrecci tra mafia e politica), che gli ha scippato una villa in costruzione. Ma poteva permettersi ancora di regalare una Porche a un’amica.
Poi sono arrivati gli amici di Vito Gargiulo, l’imprenditore di Vaglio che secondo i carabinieri del Ros è «la testa di legno» delle imprese della camorra, e lui è caduto in disgrazia. Senza un euro. Tanto da dover chiedere un telefono cellulare in prestito a un amico.
«Uno scenario predatorio», lo chiamano i carabinieri del Ros. Qualche mese fa hanno preparato un’informativa di due mila pagine e l’hanno consegnata al sostituto procuratore Henry John Woodcock. Negli atti vengono descritti i tentativi di clan camorristici di entrare in Basilicata, grazie all’appoggio di Gargiulo.
Guarino, secondo i carabinieri del Ros, «ricorre ripetutamente a persone disposte a prestare somme di denaro, anche consistenti, al solo scopo di coprire i lassi di tempo intercorrenti tra gli assegni da pagare e i bonifici attivi in arrivo».
Si rivolge ad Alberto Sansone, 71 anni, di Potenza, a Raffaele Giacummo, 62 anni di Pignola, a Michele Saluzzi, 48 anni di Potenza. E quando ha bisogno di più soldi chiama i baresi Luigi Castellano, 65 anni, Vincenzo Di Croce, 71 anni, e Vito De Feudis, 48 anni. I tassi, secondo gli investigatori, sono altissimi: dieci per cento mensile, 120 per cento all’anno. Spiegano i carabinieri del Ros: «Il sistema consiste nella cessione di somme, versate con assegni circolari, per le quali gli interessati hanno chiesto a garanzia della restituzione assegni postdatati già comprensivi degli interessi precedentemente pattuiti».
A volte, però, chiedevano «la consegna temporanea» di beni intestati: soprattutto lussuose automobili, «previa redazione – si legge nell’informativa – di apposita procura a vendere». Guarino è nei guai. Non sa come fare. Ha troppi conti aperti e con troppi strozzini. E c’è Gargiulo che preme. In una delle telefonate intercettate Guarino è distrutto. Dice: «Ma Vito… questa mattina vuoi essere… e ti prego, non mi rimproverare… Ti devo dare 50 mila euro… 70 più 50 e rientravamo con le cambiali. Ma che ne sai, i contratti erano fatti… mo’ l’unico piacere… sputami in faccia che hai ragione». Gargiulo è arrabbiato. Non accetta le scuse. Fa passare qualche giorno e lo richiama. Gargiulo: «Che è successo? Sei molto giù…». Guarino: «Senza soldi… senza soldi…». Poi, preoccupato per una cambiale da lui firmata a garanzia, dice: «Ma ti ho pagato quella cambiale là?». Gargiulo: «Che ne so… già lo sai, oggi scadeva… Ma hai pagato qualche cambiale?». Guarino: «Sinceramente… dovrebbero essere quasi finite…». Gargiulo: «Ah… di scadere? he he. Questo è un piacere, che sono finite di scadere… il cazzo è che neanche una ne hai pagato».
C’è chi gli porta via la Porche, chi il suv Mercedes. «Quello nuovo», lo chiama Guarino dispiaciuto. La casa è intestata alla figlia ed è già ipotecata. Guarino capisce che è finita quando gli chiedono se riesce a togliere l’ipoteca. Nel frattempo c’è chi tratta per l’impianto di bitume. E spunta un nuovo protagonista: un direttore di banca.
f.amendolara@luedi.it
(3. continua)

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