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di SALVATORE SANTORO
Il Partito democratico di Basilicata, inizia a fare la conta. Saranno giorni frenetici per la definizione della griglia di partenza per il congresso regionale che si terrà in autunno. Ormai è chiaro: Erminio Restaino non sarà solo ad aspettare la conta della votazione congressuale. Non si replica quindi la schema che portò Piero Lacorazza a diventare il primo segretario della storia del Pd lucano. Questa volta si fa sul serio. Sarà sfida congressuale vera. A sfidare Restaino, che in ogni caso sembra partire con i favori del pronostico per riconfermarsi segretario, ci sarà almeno un giovane “rampante” di area ex diessina. Dovrebbe essere – e sarà quasi sicuramente – Roberto Speranza, fresco di nomina da assessore comunale di Vito Santarsiero, lo sfidante e portabandiera delle truppe dalemiane lucane. Almeno da una parte di essa: Speranza è spinto dalla voglia generazionale del ricambio dei dirigenti fortemente ispirata da Piero Lacorazza e da Vincenzo Folino. Il riferimento nazionale è Bersani. In Basilicata però, ci sono anche altre logiche. Esiste un patto suggellato in una cena di fine maggio a Roma: Restaino riconfermato segretario per un anno fino alle elezioni regionali quando poi diventerà assessore, Santarsiero designato successore alla segreteria per buona pace di De Filippo che si gode la riconferma alla presidenza della giunta; regia di Luongo, Pittella e Margiotta. A questo però si mettono di traverso proprio Folino e Lacorazza. Da qui lo scontro congressuale. Ma il fronte ex diessino già sembra essere messo a dura prova: Sabino Altobello probabilmente scompiglierà il quadro con una propria candidatura alla segreteria in quota Goffredo Bettini per la leadership nazionale di Marino. Non solo. Prende corpo anche un’altra possibile candidatura congressuale: quella di Salvatore Adduce sempre come riferimento nazionale Bersani. E questo si tradurrebbe con una candidatura doppia bersaniana in Basilicata ispirata da Luongo. Gianni Pittella però, da coordinatore del Mezzogiorno proprio della mozione Bersani ha parlato chiaro: sia uno solo il candidato. Lo stesso ha fatto Vincenzo Santochirico. Insomma nella pentola democratica è un gran bollire.

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