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di LEO AMATO
POTENZA- È passato tanto tempo. Era il ventiquattro Ottobre del 1999, e un giovanissimo pm napoletano appena arrivato a Potenza, se la prendeva con il dirigente della cancelleria della sezione fallimentare del Tribunale di Potenza. Lo accusava di falso, millantato credito, violazione del segreto istruttorio, e concussione, perché si era vantato di “una grossa conoscenza” in Cassazione, e aveva detto a una persona che si sarebbe interessato per una causa. Henry John Woodcock lo mandava in cella mentre raccoglieva i primi pezzi dell’inchiesta sulle tangenti Eni-Inail, in cui tornava sempre il suo nome, Mario Campana, questa volta sul libro paga dei De Sio, gli imprenditori della Val d’Agri che grazie a un giro vorticoso di mazzette erano riusciti ad aggiudicarsi una serie di grossi appalti sparsi per tutta l’Italia. Il superteste dell’inchiesta lo ha raccontato davanti ai giudici di Potenza solo qualche mese fa: se per gli altri occorrevano mesi per avere una pratica o un certificato, ai De Sio bastava ungere Campana, che le cose si mettevano a girare. Il cancelliere ha patteggiato la pena di un anno e otto mesi di reclusione, e ha dovuto cambiare mestiere. Si è trasferito per un periodo a Positano, ma finisce intercettato perché presta i suoi “servizi”, sette anni dopo, per un imprenditore che sarebbe in odore di camorra. “Ho una notizia interessante, quando la possiamo trattare?”. Campana si rivolge a Vito Gargiulo. Per gli investigatori del Ros l’amministratore della Lucana tractors, una grossa concessionaria di macchine edili e stradali di Vaglio, è colluso con alcuni personaggi vicinissimi ai clan campani, e agli “uomini d’onore” della famiglia di Termini Imerese. È finito sotto osservazione da almeno due anni, non lo sa, ma ha una grande premura di apprendere le “novità” dal suo amico che è sempre bene informato. Per prudenza al cellulare i due non parlano, e si danno appuntamento di persona per il giorno dopo. È il primo Marzo del 2006: “Domani pomeriggio – gli risponde Gargiulo – . Ti voglio bene Mario, quando sei tornato a Potenza mi chiami, come mi hai chiamato ora. Ti voglio bene.” Dieci giorni dopo i due si sentono di nuovo. Campana sta facendo da intermediario per il fitto di un capannone a Potenza. Se lo fa scappare Vito Gargiulo al telefono con il figlio, mentre è alla guida della sua potente Audi A8: “Mario c’ha la possibilità di parlare con quello del comune. che gli interessa un capannone in fitto, hai capito?” Non che interessi al funzionario che lavora al comune, ma al comune in sé, come si capisce qualche giorno dopo. “Ho consegnato tutto al comune. – dice Campana – Siamo in attesa.” L’ex cancelliere è diventato un agente immobiliare, e informa Vito Gargiulo sull’andamento della gara, ma si è attivato anche per un’altra faccenda dalle parti del suo vecchio ufficio, e i carabinieri hanno il sospetto che Campana abbia fatto ricorso alle sue antiche “entrature” nel palazzo. “Sono andato in Tribunale – dice – e ho fatto pure, almeno spero, anche quell’altro servizio.” Al che Gargiulo vuole saperne di più: “Ma che hai risolto?”. E Campana gli risponde: “Mi ha detto che si “riserva”. Mi ha detto che si sarebbe interessato, ora non mi fare aggiungere altro.”

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