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di GIOVAN BATTISTA PAOLA
Sembrerebbe proprio di si. Sembrerebbe che la questione Mezzogiorno, storicamente intesa, torni ad affacciarsi prepotentemente nel dibattito politico nazionale. I segnali ci sono tutti. Ma non la dovuta attenzione. La nascita del Partito del Sud è ancora in uno stadio embrionale. I mal di pancia dei parlamentari del Sud forse rappresentano soltanto un modo per rispondere all’offensiva della Lega Nord. Un modo come un altro per tentare di alzare la testa. Ma, sia il tentativo di dar vita a questo nuovo partito del Sud sia la reazione dei parlamentari meridionali, rappresentano un modo errato di riproporre la complessità della questione Mezzogiorno. Il prof. De Rita, dalle colonne del Corriere della Sera, qualche giorno fa, osservava, che questo fermento attorno alle problematiche del meridione rappresenta una novità rilevante. Che probabilmente, il Mezzogiorno, finisce di essere un problema economico e torna a essere un problema politico. Probabilmente per arginare la dilagante cultura leghista che ha monopolizzato l’ultimo decennio, occorre ritornare alla politica. Ma non solo per fermare l’onda lunga del pensiero leghista. Ma anche per guardare lontano. Mi spiego meglio. Negli ultimi anni, molti autorevoli esponenti del mondo accademico e non solo avevano indicato una prospettiva. Essa era rappresentata dall’obbiettivo indicato nella Dichiarazione di Barcellona del 1995, di fare del Mediterraneo un’area di libero scambio. Per molti osservatori, questa eventualità rappresentava una straordinaria opportunità per ridare centralità al Mezzogiorno, rompendo una secolare condizione di subalternità. La data del 2010 è ormai alle porte, il processo sembra essersi rimesso in moto, e nei giorni scorsi, alla presenza del Presidente del Consiglio, Berlusconi, e del leader egiziano, Mubarak, si è tenuta a Milano, il Fed Forum ( Forum economico e Finanziario per il Mediterraneo). Non solo. Ma Milano si è candidata a sede permanente della Segreteria economica dell’Unione del Meditarreneo. Non solo. Ma il sindaco di Milano Letizia Moratti, si è, giustamente affrettata a sollecitare una conferenza dei Sindaci che stanno sulle sponde del mare nostrum per affrontare le questioni legate all’approvvigionamento energetico e alle fonti rinnovabili. Milano lancia la sfida del Mediterraneo, e noi che facciamo? Stiamo alla finestra ad aspettare? Cosa? Attenzione. Non voglio proporre nessun leghismo alla rovescia. Fa bene la Moratti a individuare in questa prospettiva grandi opportunità economiche e di business per le imprese. Il problema di fondo che invece voglio richiamare e la colpevole disattenzione della classe dirigente complessivamente intesa del Mezzogiorno rispetto a questi processi. Questo è il punto. A cosa servirà il Partito del sud? Soltanto a difendere un po’ di spesa pubblica? E I Governatori del Mezzogiorno rispetto a queste cose cosa pensano? Di quale malessere profondo parla Bassolino a proposito del Mezzogiorno? O pensiamo sia sufficiente una lettura dei processi in corso nella società meridionale stereotipata? E la risposta quale deve essere? Soltanto alimentare e diffondere disagi e malcontento o di cogliere le opportunità e individuare una nuova prospettiva di crescita e di sviluppo? Il prof, De Rita, auspicava che da questo travaglio che si comincia a manifestare attorno al dibattito sul sud, possa nascere qualche novità politica interessante. Auspicio condiviso. Ma con questi chiari di luna c’è poco da stare allegri. Se provassimo a scrutare l’orizzonte, di un nuovo e moderno pensiero meridionalistico, nemmeno l’ombra. Soltanto tanto fumo. Ancora tanto.

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