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di PIERANTONIO LUTRELLI
METAPONTINO – Il sistema comprendeva una vasta rete di società, riconducibili a più soggetti, che hanno operato con “incroci” commerciali per sottrarre all’Erario il versamento di grossi importi di Iva. A far emergere il “trucco”, stando alle statistiche, molto in voga nella società economica e commerciale dei giorni nostri, ci hanno pensato i finanzieri della Tenenza di Policoro che hanno segnalato ventidue persone all’autorità giudiziaria per ipotesi di reato previste e sanzionate dal decreto legislativo numero 74 del 2000. Secondo quanto appurato dalle fiamme gialle a conclusione di una complessa indagine fiscale sono emersi oltre cinque milioni di euro di elementi di reddito sottratti a tassazione e oltre tre milioni di euro di evasione in materia di iva. Al centro dell’indagine un’azienda del metapontino attiva nel commercio di materiale per l’edilizia che si era specializzata anche nella “fabbricazione” di fatture. Si tratta – riferisce il Comando provinciale della Guardia di finanza in una nota – di T. V. di anni 52, ingegnoso imprenditore della fascia jonica, che in un periodo di recessione in cui gli affari non andavano proprio a gonfie vele aveva pensato bene di allargare la gamma di prodotti da offrire ai propri clienti, così se qualche impresa edile aveva necessità di comprimere il reddito poteva acquistare presso l’azienda del metapontino, oltre al cemento e alle piastrelle, anche un pacchetto di fatture che gli permetteva di aumentare i costi e pagare meno imposte. Un trucco scoperto. Ora spetterà all’Autorità giudiziaria competente stabilire le singole responsabilità di ognuno, ma sta di fatto che si tratta di un vero e proprio sistema “geniale” per sottrarre risorse alla fiscalità generale. Infatti sempre secondo quanto riscontrato dai militari l’impresa in questione ha emesso circa trecento fatture false con relativi documenti di trasporto dove erano stati indicati ignari vettori, i quali una volta interpellati dai finanzieri durante il corso delle indagini hanno dichiarato di non aver mai effettuato i trasporti incriminati.

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