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Durante l’orario d’ufficio andavano dal barbiere, compravano pesce al mercato, facevano shopping, timbrando a turno – uno per tutti – i ‘badgè marcatemposecondo il sostituto procuratore della Repubblica di Potenza, Henry John Woodcock, quello messo a punto da cinque dipendenti dell’ufficio di rappresentanza a Roma della Regione Basilicata era un sistema truffaldino ben oliato e efficiente. Un modo per procurarsi «un ingiusto profitto – si legge nell’avviso di conclusione delle indagini preliminari – rappresentato dal monte ore indebitamente retribuitogli dalla pubblica amministrazione, arrecando un corrispondente danno economico alla Regione Basilicata». E alla truffa, sempre secondo l’accusa, si aggiunge il peculato, per l’uso indebito delle utenze telefoniche dell’ufficio di rappresentanza, che sarebbero state utilizzate “in modo assolutamente sistematico, ripetuto e continuativo, per chiamate personali e private pari ad oltre l’88% del complessivo ammontare delle bollette pagate dalla Regione Basilicata», che anche in questo caso risulta parte offesa. In alcuni casi – secondo le indagini condotte dai carabinieri del Noe del colonnello Sergio De Caprio (il ‘capitano Ultimò che arrestò Riina), dalla squadra mobile e dalla polizia municipale di Potenza – venivano fatte telefonate “mute” ai cellulari di parenti, al solo scopo di ricaricarne il credito telefonico. Gli impiegati per i quali Woodcock si accinge a chiedere il rinvio a giudizio, per concorso in truffa e peculato, sono Pasqualina Gravela, Maddalena Ferraiuolo, Antonio Grassi, Nicola Mario Padula e Rosario Golia per concorso in truffa e per peculato. Avviso di conclusione indagini anche per Mario Araneo, un collaboratore esterno del presidente della Regione Basilicata Vito De Filippo, accusato di peculato sempre per l’uso indebito dei telefoni dell’uffici di rappresentanza romani. Nel corso delle indagini i dipendenti della Regione sono stati pedinati e filmati (anche con una telecamera nascosta) mentre timbravano i tesserini degli altri e mentre lasciavano l’ufficio, per andare a fare compere o tornarsene a casa, anche ore prima rispetto al dovuto. Le intercettazioni, poi, avrebbero provato il carattere privato della maggior parte delle telefonate fatte dall’ufficio: nel caso di Araneo, in particolare, sono state documentate, sostengono gli investigatori, anche chiamate «col veggente di fiducia per esplorare il favore degli astri» o per partecipare alla trasmissione televisiva dei «pacchi».

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