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di FIORE MADEO*
La scure sugli Atenei italiani non è arrivata in maniera inaspettata (soprattutto per quelli calabresi). Da anni si discute su come valutare l’operato delle nostre università e su come legare il giudizio ad aspetti premiali. La legge n. 1 approvata nel gennaio di quest’anno ha introdotto i criteri e gli indicatori per la ripartizione della quota del 7% del Fondo Ordinario e il Consiglio dei ministri del 24 Luglio scorso ha varato i necessari adempimenti. Ne è risultata una classifica nazionale secondo la quale i singoli atenei si vedranno assegnati “premi” o penalizzati da tagli. Il bilancio delle Università Calabresi non è positivo a eccezione dell’ateneo di Cosenza che rientra tra le università virtuose collocandosi al primo posto tra gli atenei meridionali e riceverà quest’anno un + 1,09% di finanziamento aggiuntivo. Una performance importante che speriamo possa essere ripetuta in futuro. Fondi decurtati, invece, per l’Università Mediterranea di Reggio Calabria (- 1,06%) e per Catanzaro ( – 1,42). La situazione è sicuramente grave e viene messo a rischio lo stesso funzionamento delle “università non virtuose”. La mano pesante del Ministro Gelmini ha suscitato numerose critiche. Sono in molti a giudicare inadeguati i criteri assunti, che hanno oltremodo penalizzato le università del sud (solo tre in positivo), e dannoso per il sistema avviare una politica di tagli senza aver immaginato, invece, un’azione di rilancio delle università che da anni registrano riduzioni al Fondo di Finanziamento Ordinario. Siamo convinti che serva uno sforzo concreto del Paese per rilanciare le “fabbriche del sapere” al pari di come si sono sostenute imprese e banche. Ma, con occhio rivolto alla nostra regione, non possiamo limitarci a questo tipo di considerazioni. Dobbiamo, invece, con onestà considerare come il nostro territorio non abbia saputo vivere “delle e con” le università calabresi. Un primo dato di fatto: arrivate in ritardo, rispetto alle altre regioni, le università della Calabria non sono ancora riuscite a bloccare l’emorragia dei giovani calabresi verso le università del Centro Nord. Saranno pochi quelli che ritorneranno da dottori nella regione. Di contro sono molti i docenti universitari che dal Nord vengono in Calabria ma senza nemmeno immaginare un radicamento. Sono pendolari di lusso con la borsa sempre pronta. Un secondo elemento di riflessione: la qualità della didattica non è sempre ad alti livelli. Qualche anno fa, ai tempi del ministro Moratti, quando per le prime volte si iniziava a parlare di legare il finanziamento a precisi standard di qualità, scoppiò il caso dell’Università “Magna Grecia” di Catanzaro. Nonostante ciò nulla è stato fatto per porre dei correttivi. Terzo, gli universitari calabresi non trovano lavoro al termine degli studi. Il dato non può destare meraviglia in una regione che segna oltre il 15% di tasso di disoccupazione. Ma è ancora di più nel nostro territorio che l’università deve avere una vocazione “professionalizzante”. Ecco il vero obiettivo delle università del sud. Una meta per la quale enti territoriali, parti sociali e organi di governo centrali devono essere sinceri alleati. Con problemi simili, di territorio e occupabilità, gli atenei calabresi possono agire come un corpo unitario dando vita a un vero è proprio sistema regionale. Occorre avviare una fase di forte raccordo e stabile rapporto tra atenei, imprese ed enti locali puntando a rendere l’università più vicina alla società e alle esigenze del mondo del lavoro e se le “punizioni” della Gelmini serviranno come stimolo rischiamo di doverle giudicare, alla fine, positivamente. Occorre iniziare a dar vita ad un sistema unico regionale che organizzi la proposta formativa degli atenei regionali nel senso di un forte coordinamento da realizzare sulla base delle realtà economico produttive. Gli atenei devono poter diventare i fattori di accelerazione delle vocazioni esistenti creando un sistema omogeneo capace di ottimizzare strutture e risorse. La Calabria chiede alle sue università di superare tutti gli esami!
*segretario nazionale Federazione Cisl Università

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