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FRANCAVILLA – Nessuno si sbilancia nel gridare al miracolo, ma la realtà è che la signora adesso cammina e pure bene, nonostante una discreta mole che da sempre la contraddistingue. Antonietta Raco, cinquantunanni da compiere a dicembre proprio la notte di Natale, sembra una persona segnata, una prescelta;al ritorno da Lourdes è tutta un’altra persona.
Una lunga storia di impegno nel volontariato di Francavilla suo comune di residenza, per assistere e chiedere assistenza ad una bambina di cinque anni, affetta gravemente da Sla (sclerosi laterale amiotrofica) figlia unica di una coppia di amici e di tutti gli altri che soffrono da sempre. In casa c’è l’euforia della festa; il marito Antonio, cinquantacinque anni se la coccola continuamente attimo dopo attimo, così come i figli ancora in casa, Giuseppe ventottanni (in marina) e Lorenzo diciassette non smettono di abbracciarla e di baciarla. Non ci sono al momento gli altri due: Patrizia lavora a Policoro da volontaria come mamma e Marcello è sposato a Biella in piemonte.
A Biella, a Torino ed anche a Chivasso c’è stata pure la signora Antonietta; per seguire il marito, ora in pensione, quando faceva la guardia carceriera.
Più precisamente, l’educatore nelle carcere minorili. E a Biella ha conosciuto una coppia di amici, Caterina e Pepè originari della calabria (Pepè era collega di Antonio) ora nel soggiorno di casa a continuare a mostrare meraviglia: «Sono venuta apposta prima di arrivare in Calabria, per verificare di persona-dice Caterina-l’evento; Antonietta sprizza vita da ogni poro della sua persona ed è bello rivederla in piedi dopo tutti i guai che ha affrontato per se e per la sua famiglia. Pensa, non hanno voluto mangiare prima ma ci hanno aspettati per il pranzo che è iniziato alle 16 e 30».
La storia del “miracolo” ce la racconta la stessa Antonietta: «Qualche anno fa, intorno al 2003/2004, ho contratto questa malattia, sclerosi laterale primaria, poi prognosticata nel 2006 dal professor Adriano Chiò della clinica neurologica dell’università di Torino. I sintomi era quelli di cefalea e poi forti dolori che cominciavano dalle gambe ed interessavano dapprima la parte sinistra e progressivamente anche la parte destra della persona. Insomma una sorta di lento ma inesorabile senso di debolezza, stanchezza e difficoltà di mangiare prima e di deglutire poi, fino alla difficoltà di articolare bene le parole. Ero stata costretta a ricorrere alle stampelle e poi ai trespoli ed al girello, fino alla carrozzina. Per muovermi da casa, c’era bisogno dell’aiuto dei volontari della “misericordia” che mi aiutavano a scendere ed a salire le scale (la signora abita al secondo piano di una palazzina in via Prospero Di Nubila, quartiere nuovo del borgo). Appena un mese fa, era stato realizzato anche l’ascensore che mi rendeva più facile la vita».
La signora Antonietta, ricorda continuamente la piccola bambina di cinque anni: «Ero andata per pregare proprio per questa piccola bambina e per gli altri che soffrono come lei. Tanto, pensavo, per me ci sarà ben poco da fare e comunque i dolori di queste persone che soffrono sono mille volte più grandi dei miei».
Era stato programmato durante il Natale del 2008 un viaggio a Lourdes a tre con il marito e il figlio più piccolo, ma fatti i conti, il costo era risultato assai oneroso e dunque si era deciso di rinviare a tempi migliori tale esperienza. «Poi sono stati loro, i miei figli e mio marito – prosegue Antonietta – che mi hanno fatto la grandissima e bella sorpresa di farmi trovare un biglietto solo per me, partenza 30 luglio e rientro 5 agosto scorsi». Ma il “miracolo”.
«Io non oso chiamarlo miracolo ma comunque questo è quanto mi è successo. Appena arrivata a Lourdes ho sentito una forza incredibile, un senso di pace e serenità che certo che in quel momento non capivo da dove proveniva. Ma che ho capito appenda dopo, allorquando tre signore mi stavano aiutatando a scendere nella piscina. Mentre stavo in estasi appoggiata alle tre brave donne che mi guidavano i passi, una voce femminile e suadente che credo udissi solo io, mi incitava: “non avere paura, non avere paura”. In quel momento sono scoppiata a piangere ed a pregare per i miei figli, per la bambina di Francavilla e per tutti i sofferenti, iniziando nel contempo ad andare avanti da sola nell’acqua. Poi sono stata nella grotta ed ho pregato tanto, inginocchiandomi alla Madonna. Quando sono rientrata a casa, dalla carrozzina mi sono seduta come facevo sempre sul divano ed ho risentito la bellissima voce di donna di Lourdes che mi spronava: “Diglielo, diglielo».
«Ed è stato così – continua – che mi sono alzata e sono andata incontro a mio marito il quale quando mi ha visto in piedi non credeva ai suoi occhi, ci siamo abbracciati ed abbiamo pianto insieme. La cosa bella poi me l’ha detta mio figlio Marcello: “mamma, mi sono accorto che le cose erano cambiate, che c’era qualcosa di nuovo, appena dopo che ti ho abbracciato per farti scendere dal pulman: eri più leggera e tranquilla».
Inutile raccontare poi della grande soddisfazione della intera comunità di Francavilla rimasta incredula e naturalmente di quella del parroco don Franco Lacanna che ha da sempre assistito moralmente la signora e che però ora non vuole parlare assolutamente di miracolo: «E’ stato invece un segno della provvidenza, verso tutto il popolo di Francavilla e dunque noi siamo contenti che attraverso Antonietta, la nostra comunità sia stata toccata nella fede. Prima di parlare di miracolo invece, sarà bene che si pronuncino le autorità delegate a tale incombenza. Noi siamo invece solo contenti che adesso Antonietta cammina con le sue gambe e questo ci basta e rappresenta una festa infinita».
Gianni Costantino

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