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di Renato Carpentieri
Alle 16 arriva la notizia allo stadio di Matera: Franco Tafuni è morto.
ALLO STADIO- MATERA- La doppietta di Genchi che elimina un coriaceo Sant’Antonio Abate passa quasi in second’ordine. La scena è tutta per l’ex presidente del Matera, afflitto da tempo dalla Sla, scomparso ieri pomeriggio (funerali ad Altamura domani alle 11) intorno alle 16. Franco Tafuni, personaggio di grosso spessore nel calcio pugliese e nazionale, era ricoverato da quindici giorni all’ospedale “Maria Santissima delle Grazie” della città dei Sassi. A fine gara è stato osservato un minuto di silenzio ed al Matera si è aggiunta anche la squadra del Sant’Antonio Abate, in un gesto di grande fair play sottolineato da un grande applauso di tutto lo stadio. Uomo-tigre e basta. Francuccio di tutti e per tutti. Confrontarsi con lui non è stato mai semplice, perchè è uno che voleva sempre vincere, ma stavolta la Sla lo ha battuto. Le sue forze sono state la famiglia, l’intelligenza e lo spirito di sopravvivenza, in pratica quello che gli ha consentito di lottare contro il male che lo ha ridotto alla brutta copia di quello dei tempi migliori. Una persona vera. Un amico che lascia un grande vuoto. Personalità d’acciaio, un motivo di timore per chi provava a sbarrargli la strada perchè era difficile sovrastarlo. Il Matera e Matera hanno beneficiato del suo esordio nel calcio e di uno dei periodi più belli ma anche deludenti. Perchè raggiungere la C1 e poi vedersela togliere per illecito amministrativo crea molti disagi e vittime tra chi non valutava che il traguardo era stato costruito su di un cumulo di carte senza valore. Nessuno che conta si è mai avvicinato a lui per trasformare un’illusione in futuro raggiante. Franco Tafuni non ha mai avuto soldi né istruzione, ma conosceva i segreti per fare calcio senza rimetterci, anzi il contrario ci guadagnava. Lo dichiarava apertamente. Senza Francuccio, Matera avrebbe continuato a vagare tra eccellenza e serie D e lo stesso la sua Altamura. Perchè sono i fatti a dirlo. Fiumi di soldi e tentativi di acquisire titoli sportivi di serie D ad Altamura ne sono stati fatti e ne sono in corsa degli altri, ma raggiungere il professionismo come ha fatto Franco purtroppo non sarà facile.
LA SOCIETA’ MATERA- «Esprimiamo vivo cordoglio alla famiglia di Franco Tafuni-afferma il presidente del Matera, Tommaso Perniola- per la scomparsa di un uomo di sport di grosso spessore. Abbiamo in atto iniziative per dare a Tafuni tutto il rispetto che merita».
r.carpentieri@luedi.it

GESTA INDELEBILI- Addio amico Franco. Ho avuto l’onore e il piacere di vivere momenti gioviali e calcistici straordinari. Tutto era semplice, anche se professionalmente non è stato mai facile convivere con una personalità davvero particolare. Criticato, usato come capro espiatorio dalla tifoseria, ma rispettato. Perchè non si poteva fare diversamente. Ho rivisto tua moglie Anna e la tua famiglia in occasione del tuo ricovero all’Ospedale di Matera ed ho compreso ancora di più quanto ti hanno voluto bene e quanto ti sei fatto volere bene da loro nonostante lunghi anni di sofferenza che avrebbero tramortito chiunque, mentre il tuo sguardo è stato fulminante e lucidi fino all’ultimo. Sei rimasto il capo fino alla fine. Parlavi con gli sguardi con tua moglie ormai da tempo. Solo la sla poteva abbattere una forza della natura. Da calciatore eri il clone di Brighel, ex Verona dello scudetto con Bagnoli. Una forza della natura in campo e fuori. La tua vita calcistica spesa tra Matera e Altamura sia sa calciatore che da dirigente ricca di soddisfazioni. Il grande amore per la Juve, l’amicizia con Boniperti e Platinì e con un mondo del calcio che negli ultimi tempi però lo aveva come dimenticato lasciandolo solo con i suoi problemi, i suoi guai. Uno dei pochi a restargli vicino è stato Edoardo Chiacchio, uno dei più importanti avvocati esperti in materia federale. Le gesta di Franco sono state delle vere pietre miliari per coloro che attualmente parlano di marketing calcistico o altre cose del genere. Eri uno che andavi diretto alle cose. Essere stato vicino a Franco è come aver assistito a mille lezioni in un’aula universitaria su come bisogna fare calcio e magari guadagnarci. Sempre con il sorriso sulle labbra e con una disponibilità verso chiunque in alcuni casi disarmante. Chiunque gli si avvicinava e gli chiedeva aiuto, ma anche soldi era capace di svuotarsi le tasche per non lasciarlo deluso. Un personaggio di cui ci sarebbe da scrivere dei libri e che non morirà mai, perchè le sue gesta restano indelebili. Grazie “Francuccio”, amico mio.
Renato Carpentieri
GLI AMICI DI MATERA- «Carissimo Franco, una delle cose più belle della mia vita è quella di averti conosciuto ed esserti stato amico e collaboratore dell’ultima squadra di calcio che Matera ha disputato in una categoria professionistica.Da quando hai lasciato la mia città, per mia scelta, ho vissuto ai margini del calcio materano in quanto, tutto ciò che è successo dopo il tuo ritorno ad Altamura, mi ha tolto l’entusiasmo che per oltre 50 anni ho sempre avuto nel sostenere la squadra della mia amatissima città.
Dopo la scomparsa del grande Sen. Franco Salerno, solo tu hai saputo fare calcio a Matera ad un certo livello.Certo, in tanti mal sopportavano la tua grande personalità e competenza in un mondo fatto di sacrifici e compromessi, ma io che ho avuto la fortuna di averti conosciuto molto bene, posso testimoniare che tutto era da te studiato ed eseguito con entusiasmo soprattutto per il bene della squadra che tu sapientemete costruiti e guidavi, anche se tanti sapientoni (Matera ne è piena) ti hanno condannato con molta faciloneria. Molti di questi, però, erano solo invidiosi del tuo modo competente di fare calcio e ti lanciavano accuse e cattiverie di vario genere. Credo che costruire una squadra con pochissimi soldi non è facile, ma tu ci riuscivi alla grande! Ti sei inventato il ruolo di procuratore, dirigente o presidente. Non so quanti hanno capito che tutto quello che facevi era il tuo lavoro, anche perché avevi una famiglia da mantenere.A Matera hai lasciato molti amici che ti ricordano con tanto affetto e simpatia, ma molti di quelli che si erano dichiarati tuoi acerrimi nemici si sono ricreduti ed oggi pregano per te e per tutta la tua famiglia. Questo per te è una grande vittoria.Caro Franco, sei stato un grande e ciò che di te mi ha sempre entusiasmato è il tuo grande cuore e la facilità di risolvre grandi problemi.Ti ricorderò sempre con grande grande affetto, tuo indimenticabile amico Emanuele».
Emanuele Gatti
«Ciao Franco, sono passati 12 anni (stagione sportiva 1996-97) dall’ultimo anno di serie C del Matera e non so quanti ne passeranno (spero pochi) ancora. Ricordo come se fosse oggi quell’anno indimenticabile quando, grazie a te, ho conosciuto da allenatore giovanile il calcio professionistico da protagonista attivo arrivando a sedere in panchina in C2. A Matera sei stato sempre un personaggio molto discusso e non sempre apprezzato per quello che hai fatto per la nostra città (vedi la storica venuta storica dell’Italia under 21), ma io che ho avuto il piacere di conoscerti ho compreso il lato burbero del tuo carattere, ma anche la tua grande generosità e lo testimonia il fatto che mi hai aperto le porte della tua casa come si fa ad un figlio. Sono anni che non ti vedo, ma puoi stare certo che ti porto nel mio cuore e nei miei pensieri e mi sono semptre informato delle tue condizioni di salute tramite amici comuni. Una cosa mi viene spontaneo affermare e urlare, in questi anni difficili non hai mollato. Ora l’“Uomo-tigre” si è fato catturare definitivamente, ma le tue gesta non potranno mai essere dimenticatei».
Paolo Grieco
CHI E’ TAFUNI- FRANCO Tafuni è nato il 3 ottobre 1954 ad Altamura. Esordì a 16 anni in C a Matera, dove è rimasto due stagioni. Poi ha giocato con Bitonto, Altamura, Canosa, Ostuni, Noicattaro. La svolta avvenne nella stagione ’82-83 quando decise di prendere in gestione l’Altamura, salvandola da//a retrocessione in Prima categoria. Comincio così la sua carriera di presidente-calciatore. Dopo aver vinto la coppa Italia, in un’indimenticabile finale a Senigallia contro il Leffe, arbitrata da Collina, portò per la prima volta l’Altamura, arbitrata da Franco Dibenedetto, in C2 (’88-89).A 35 anni si ritirò continuando a fare il presidente e poi il direttore sportivo. Ricordato da sempre come “Francuccio il Presidente un corpo ben piantato e una memoria straordinaria.
Quarto di dieci figli, a soli undici anni aiutava la baracca di mamma Anna e papà Carlo, lavorando nella latteria Dicecca in Piazza Matteotti.Lì rimase per sette anni e nei pomeriggi, prima di riprendere la fatica, rincorreva su quella stessa Piazza Castello una palla di gomma impazzita che lo faceva impazzire.
A quattordici anni Francuccio esordisce nella “Fortitudo” una squadra giovanile locale; l’anno seguente è con la maglia deli-Avis Edisport “Altamura, presidente “Mastro” Carilino Nuzzi. Nel Matera Francuccio rimane per quattro anni, poi intraprende un tour che lo porta a Bitonto, a Carovigno, a Bernalda, ancora a Canosa,a Ostuni,a Noicattaro:Tra un trasferimento e l’altro gioca con l’Altamura.
Una notte, forse era marzo, nel 1984, Michele Maggi va a trovarlo a casa e gli propone di rilevare l’Altamura, piombata in zona retrocessione nel camponato di promozione. Accetta. Con Michele Maggi salva l’Altamura. Nel campionato 84/85 è già “Presidentegiocatore’ Vince il campionato. Sale nell’interregionale. Nell’85/86 l’Altamura finisce al terzo posto. Così pure nell’86/87. L’anno dopo invece è seconda e vince la Coppa Italia. È poi la volta della C/2. “Anche Giampietro Boniperti che – recita allegro – è il massimo”.
Si gode questo momento, impastando il rimpianto per non aver avuto al campo la cara mamma Anna (la prima tifosa) fermata con un acciacco, con l’emozione esaltante per i due gemelli che la moglie gli regalò quella stessa domenica in cui l’Altamura vinse a Matera. Alla richiesta di un ricordo di una violenza, fatta o subita, racconta di una partita a Valenzano, lui giocatore del Canosa, conclusasi con una rissa:lui che sferra un paio di pugni ad un vigile urbano di Valenzano e poi, vistosi circondato da altri vigili e carabinieri, scappa correndo tra i campi adiacenti lo stadio e corre veloce fino a quando non approda in una sala ricevimenti di Valenzano stesso. Entrato lì, mentre si sta svolgendo la festa di un matrimonio, in mutandine e maglietta, con le scarpe bullonate, viene accolto e rifocillato dai cuochi.
Fu poi prelevato, a notte inoltrata, da parenti ed amici accorsi da Altamura. Racconta questa storia incredibile con un sorriso “Francuccio il Presidente” ha vinto ancora, Auguri a lui, altamurano popolare che al pari di tanti altri figli di popolosi porta appresso miserie e grandezze, generosità e contraddizioni, sogni e limiti, passioni e ragioni di una vita tumultuosa, impietosa, avara e generosa.

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