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Si è incatenato davanti al liceo scientifico «Pietro Mazzone» di Roccella Jonica (Rc) per protestare contro il protrarsi del suo stato di precarietà lavorativa. Protagonista della protesta è Vincenzo Minici, 57 anni, dal 13 gennaio 1998 avviato al lavoro dall’Ufficio Provinciale del lavoro su richiesta dell’Amministrazione Provinciale di Reggio Calabria per la copertura di un posto nella segreteria del Liceo Scientifico «P. Mazzone» di Roccella Jonica con progetto di lavoro socialmente utile.
Nel tempo il rapporto di lavoro di Minici è stato trasformato in contratto di collaborazione coordinata e continuativa (Co.co.co.) sottoscritto tra l’interessato e l’Istituto Scolastico roccellese. In una lunga lettera inviata ai presidenti del Consiglio dei Ministri, della Camera e del Senato, al ministro della Pubblica Istruzione nonchè al Prefetto di Reggio Calabria, alla Corte Europea per i diritti dell’uomo ed alla Direzione scolastica regionale calabrese, ai sindacati, ai politici calabresi ed agli organi d’informazione, Minici ricorda alcune tappe del suo lungo ed incerto iter lavorativo che lo ha portato ad accettare i vari contratti annuali di lavoro per garantire il sostentamento economico alla sua famiglia ma anche ad avanzare ripetute richieste di stabilizzazione ritenendo di avere maturato tutti i diritti previsti dalla legge in materia. Nei giorni scorsi, ha scritto Minici nella sua lettera-appello indirizzata alle autorità istituzionali, l’Ufficio di segreteria del Liceo presso il quale lavora, gli ha comunicato che il suo nome, e quello di un’altra sua collega «erano stati tolti dall’organico. E quindi che dovremmo fare dopo dodici anni di lavoro ininterrotto presso la stessa sede e con le stesse mansioni?- si chiede Minici- andare a rubare per mantenere famiglia o pagare il mutuo, per mantenere i figli all’Università ?».

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