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di FABIO AMENDOLARA
POTENZA – Nel 1993 è un adolescente sorridente, con il bomber blu, gli occhialoni da sole in celluloide e le cuffie di spugna sulle orecchie, che passeggia per Potenza tra viale Dante, via Pretoria e il cantiere delle scale mobili. Nel 1995 ha lo sguardo da duro e al processo per falsa testimonianza indossa giacca e cravatta. Nel 2004 è un po’ sovrappeso, ha la faccia tirata e gira per le strade di un quartiere snob in un paesino a sud di Londra. Oggi: paranoico, ha una busta con dei proiettili in mano e un biglietto di minacce che qualcuno ha firmato «Gildo Claps», il fratello di Elisa, la ragazza di Potenza scomparsa nel nulla il 12 settembre del 1993. Un mistero. Danilo Restivo, 37 anni, per colpa di quel mistero è stato indagato, poi assolto, poi sospettato, poi scagionato e ora di nuovo accusato d’omicidio. In Inghilterra gli è andata anche peggio.
Nel 2002 una sua vicina di casa è stata uccisa a coltellate e i detective di Scotland Yard sospettano che sia lui l’assassino. La sua famiglia paga la cauzione. Ed è libero quando Gildo, qualche anno fa, avrebbe suonato al suo campanello. Sarebbe partito dall’Italia con una troupe della trasmissione Rai “Chi l’ha visto?”. Ma lo scoop salta. Ad aprire la porta è una donna. Ha qualche anno in più di Danilo e dice di essere sua moglie. E’ una sorpresa: sia per Gildo che a Potenza non ha saputo del matrimonio, sia per la moglie di Danilo che certo non s’aspettava quella visita. Gildo, sempre che la visita sia avvenuta davvero, si presenta e, con le telecamere alle spalle, chiede di Danilo. Lei comprende subito e gli urla contro. Finisce lì. Passano cinque anni e qualcuno, con un indirizzo email inglese, pochi giorni dopo ferragosto manda un messaggio a uno scrittore lucano che si sta occupando della scomparsa di Elisa sulle pagine del Riformista. Allegata alla mail c’è una foto. Danilo è in primo piano. La sua faccia riempie l’obiettivo. In mano ha una bustina trasparente che contiene due cartucce di ottone lunghe sei centimetri. Probabilmente sono munizioni da guerra. Il marchio della Nato non è visibile, ma un esperto – contattato dal Quotidiano – ritiene che potrebbero esserlo. L’autore della mail nega di essere Restivo. Ma chi, oltre a lui, può possedere quelle foto?

La paranoia
L’allegato numero due è un volantino. Nella prima frase ci sono due parole: «italian intelligence». Vengono subito in mente i servizi segreti. Ed è quello che sostiene chi ha scritto l’email. Dice che Restivo non può parlare, perché è vittima degli agenti segreti italiani. Si sente braccato. Sembra che la polizia abbia distribuito il volantino nel suo quartiere per mettere in guardia chiunque gli si avvicini. La premessa è questa: «Gli agenti segreti italiani indicano che Danilo Restivo in passato ha tagliato i capelli a diverse ragazze, ha ferito alla gola suo cugino con un coltello da cucina tascabile, ha molestato e minacciato al telefono due donne, è fortemente sospettato dell’omicidio di Elisa Claps, è stato condannato a due anni e otto mesi di carcere per aver mentito alla polizia». Qualcosa è vera e qualcosa no. Ma, si sa, la traduzione potrebbe aver tratto qualcuno in errore. Poi si passa alle raccomandazioni. Più o meno il senso è questo: «Se ti senti minacciato chiama il numero per le emergenze». Insomma, Danilo viene indicato come un soggetto pericoloso.

Le minacce
Chi ha mandato quella mail questa storia la scrive in un modo diverso. Secondo lui l’uomo pericoloso non è Danilo: è Gildo Claps. Ecco il racconto. «Il giorno in cui il signor Claps si è presentato a casa di Restivo – è il testo della mail – era il 2 Settembre del 2004. Il signor Gildo Claps quella mattina ha recapitato a mano, a casa del signor Danilo Restivo, un plico postale inserendolo nella fessura della porta». E’ il plico con i proiettili. E una lettera. «La busta – si legge nella mail – conteneva una lettera piena di minacce firmata da Gildo Claps e due bossoli di fucile». A questo punto, nella storia che piacerebbe a Danilo, non ci sarebbe nessuna perquisizione della polizia, nessun sequestro delle munizioni, nessuna indagine. C’è, invece, un nuovo investigatore: lui, che prende le impronte digitali da uno dei bossoli, che la confronta con quella lasciata sulla cassetta della posta e che, finalmente, inchioda Gildo alle sue responsabilità. «E poi – insiste l’uomo che ha scritto la mail – si può fare una perizia calligrafica». Troppo facile. Perché le minacce non sono state denunciate alla polizia? «La legge inglese – così risponde lo sconosciuto interlocutore che si nasconde dietro l’indirizzo elettronico – prevede un periodo di tempo indeterminato per presentare la denuncia».

Mister “X”
Chi ha mandato quella mail? A chiunque verrebbe da dire Danilo. Anche perché c’è un precedente. Dieci anni fa mandò una mail al sito web che la famiglia Claps aveva da poco fatto pubblicare. Era un depistaggio. La mail era firmata da Elisa, che rassicurava i suoi dicendo di stare bene e di essersi trasferita in Brasile. Dopo una breve indagine gli investigatori della Squadra mobile scoprirono che la mail era partita da un internet point di Potenza e che a mandarla era stato lui: Danilo. Forse è per quella bravata che la famiglia Restivo decide di fargli cambiare aria. Lo mandano a Torino, poi a Rimini, poi a Trapani e, infine, a Bournemouth, nella contea del Dorset, a sud di Londra. Lì si sta specializzando in informatica alla Nacro, una scuola per ex detenuti.
f.amendolara@luedi.it

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