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di ENZA SALUZZI
POTENZA – Dal 30 settembre la casa dello studente di via Fabio Filzi chiuderà i battenti. A denunciarlo sono gli studenti vincitori delle borse alloggio dell’Unibas e i sette dipendenti della cooperativa Sesamo, che nello scorso giugno ha ricevuto comunicazione in tal senso dall’Ardsu, tramite fax. La residenza è aperta dal 1982, di proprietà del Comune, all’epoca messa a disposizione per accogliere i docenti dell’Unibas.
In tutto i posti alloggio in ballo sono ottanta e tante saranno le borse che dal prossimo mese non saranno più assegnate, resterebbero così solo due residenze universitarie, con appena una cinquantina di posti, del tutto insufficienti al fabbisogno. Perché chiuderà la casa dello studente di via Filzi?
In verità molte sono state le risposte dei giovani e dei dipendenti, le sette unità che, oltretutto, rischiano di perdere il lavoro. Secondo gli studenti interpellati dal Quotidiano mancherebbero le condizioni di sicurezza ed il certificato di agibilità, così come stabilito da un recente sopralluogo di un tecnico dell’Ardsu.
Secondo i dipendenti della Sesamo invece alla base di tutto ci sarebbe un contenzioso economico tra gli enti di competenza.
Tra gli studenti intanto serpeggia preoccupazione perché dopo il 30 settembre saranno costretti a trovarsi un altro alloggio, a pagamento.
E non sarà cosa facile, né economica, visti i prezzi delle abitazioni private. Quel che è certo è che l’Ardsu erogherà un assegno mensile, orientativamente intorno ai 110 euro, che secondo gli studenti non basterà a coprire le spese di affitto.
«E’ una vergogna che in una città universitaria come Potenza non esitano servizi essenziali da fornire agli studenti, servizi che fanno parte del diritto allo studio«, lamenta Aldo Zambuto, studente fuori sede, sfrattato dall’Ardsu.
E così un suo collega, Francesco Vergura, rappresentate della casa dello studente che se dovesse perdere l’alloggio, prima di trovarne uno nuovo, sarà costretto a fare il pendolare da San Giovanni Rotondo, mica vicino. Come loro anche Rosangela Fortunato e Maria Carmela Lepore.
«Oltre al danno, la beffa», denunciano gli studenti fuori sede al Quotidiano, che per beneficiare del posto letto hanno dovuto sudare sette camicie, sostenendo gli esami per accumulare i crediti necessari.
Lagnanze arrivano anche da parte dei dipendenti della Sesamo che assicurano il funzionamento della casa dello studente e che rischiano il posto di lavoro. Il presidente della cooperativa Sesamo ci ha confermato l’arrivo della comunicazione da parte dell’Ardsu tramite fax e ci ha anche riferito che la trattativa con l’Azienda per il diritto allo Studio, per la posizione delle sette unità, è ancora in corso.
Nulla di certo per gli studenti, nulla di certo per i dipendenti della Sesamo che per un momento combatteranno la stessa battaglia.

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