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NAPOLI – Sulla porta manca ancora la targhetta e nel corridoio non c’è l’animazione che solitamente si nota nelle vicinanze degli uffici dove si conducono le inchieste che «scottano». Ma tra gli addetti ai lavori c’è già chi pronostica che presto quella stanza al terzo piano si trasformerà in uno dei centri pulsanti della procura di Napoli. Da oggi vi lavora infatti il pm Henry John Woodcock, entrato in servizio in qualità di sostituto proprio nella procura dove nel 1997 cominciò la sua carriera da uditore giudiziario, per assumere poi nel 1999 l’incarico di pubblico ministero a Potenza. Nella sua città Woodcock ritorna con la fama guadagnata (ma non cercata, giura chi gli sta vicino) nel corso dei 10 anni di attività nel capoluogo lucano che lo hanno visto autore di alcune tra le più eclatanti, e spesso controverse, indagini della recente storia giudiziaria del paese: inchieste che hanno messo a rumore il mondo della politica e della pubblica amministrazione senza risparmiare i settori dell’imprenditoria e del mondo dello spettacolo. E che hanno suscitato talvolta polemiche ma sempre e comunque grande attenzione da parte dell’opinione pubblica. Vicende di forte impatto mediatico tanto che Woodcock è tra i pochi magistrati (se non l’unico) il cui nome viene citato, spesso senza neppure la necessità di premettere l’indicazione di ‘pm», nei titoli di scatola delle prime pagine dei giornali. In mattinata il magistrato, insieme con il collega Claudio Basso, proveniente dal tribunale di Lagonegro (e anch’egli da oggi pm a Napoli), è stato accompagnato dal procuratore Giovandomenico Lepore e dal procuratore aggiunto Francesco Greco in una visita ai vertici degli uffici giudiziari napoletani. Nella sede del Palazzo di Giustizia al Centro Direzionale ha incontrato il presidente del Tribunale Carlo Alemi e il procuratore generale Vincenzo Galgano. Poi è tornato in procura, dove ha avuto un breve colloquio con l’aggiunto Greco, che coordina la sezione «reati contro la pubblica amministrazione». A questa sezione Woodcock è stato infatti assegnato in via provvisoria, in attesa che l’incarico diventi definitivo una volta ultimato il concorso interno. Una soluzione che sembra gradita al magistrato il quale non ha mai nascosto la sua preferenza per questo tipo di indagini mirate ad accertare i reati di pubblica amministrazione. Non troverà un ufficio oberato di fascicoli: il suo «ruolo» (ovvero il carico delle indagini pendenti) è infatti vuoto e potrà quindi lavorare senza dover fare i conti con il peso dell’arretrato che molte volte si trasforma in un insormontabile ostacolo alla conduzione delle inchieste. Cortese ma schivo con i giornalisti che lo hanno avvicinato, il pm ha soltanto espresso l’auspicio di poter lavorare in serenità senza più quegli eccessi di attenzione mediatica che finiscono per condizionare negativamente anche la vita privata. “La notizia che si interesserà di politici e pubblici amministratori qui già sta inducendo qualcuno a preparare le valigie», scherza un cronista. Nessuna risposta, a meno che non si vogliano trarre particolari interpretazioni dal suo sorriso divertito.

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