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di DOMENICO CERSOSIMO*
OGGI inizia formalmente l’anno scolastico 2009-2010. È festa grande, anche se cade in una congiuntura scolastica avversa. Nei banchi di scuola inizia un nuovo ciclo di formazione per quasi otto milioni di studenti italiani, dalle materne alle superiori, e per oltre 300 mila ragazzi calabresi. Da qui ai primi di giugno saranno mesi straordinariamente importanti per l’intero paese e, a maggior ragione, per la nostra regione. Circa 20 mila bambini calabresi impareranno a leggere, scrivere e addizionare; migliaia di ragazzi scopriranno il congiuntivo e il dittongo, la Divina Commedia, i romanzi e la grammatica; altre migliaia entreranno in contatto con il latino, il greco e le principali lingue europee contemporanee; altre migliaia ancora studieranno l’Impero Ottomano e la battaglia di Waterloo; molti altri entreranno in confidenza con le equazioni matematiche e con la trigonometria; più di 6 mila bambini disabili faranno un’importante esperienza educativa e di socializzazione così come altri 8 mila bambini continua a pagina 13 nati in altri paesi europei e non; circa 20 mila ragazzi si diplomeranno e 3 su 4 di essi diventeranno dopo pochi mesi matricole universitarie. E ancora, 30 mila insegnanti calabresi staranno in contatto quotidiano con un multiforme esercito di bambini e adolescenti in crescita fisica e cognitiva, avviando con essi nuove relazioni di senso, e più di 250 mila famiglie – genitori, nonni, zii, cugini – seguiranno con apprensione e curiosità i percorsi formativi scolastici dei loro figli, nipoti, cugini. Un’intera società ruota attorno alla scuola, eppure l’attenzione delle istituzioni e della politica è insufficiente quando non latitante. In meno di nove mesi l’Italia e la Calabria diventeranno più ricche perché tutti i ragazzi che frequenteranno la scuola accresceranno il loro bagaglio di conoscenze e di competenze. Tutti possono imparare tanto, ammoniva don Milani, anche gli alunni più disinteressati o sfortunati perché incappati in insegnati inadeguati e sfiduciati. In sole 33 settimane la scuola è in grado di moltiplicare il valore del capitale umano, la risorsa intangibile più preziosa per lo sviluppo e la competitività. Il capitale umano è la principale ricchezza di una comunità: più del capitale finanziario; più della tecnologia; più del capitale fisso sociale. Un popolo è ricco se può disporre di un patrimonio di capacità cognitive alte e diffuse. E’ stato stimato che ogni anno di istruzione in più dei lavoratori determina un incremento del 5 per cento del reddito procapite. Per questo la scuola è importante. È soprattutto nelle aule che possono forgiarsi, come dice Edgar Morin, “teste ben fatte” (e non “ben piene”), menti curiose, aperte, appassionate alla vita e al futuro, allenate a risolvere problemi e ad organizzare le conoscenze. E’ soprattutto nella scuola che, giorno dopo giorno, si costruisce il nostro futuro civile: la pace come i diritti umani e i doveri civili, sosteneva la Montessori, non sono qualcosa di innato ma un prodotto dell’istruzione e dell’educazione. È nella scuola innanzitutto che può inverarsi la speranza costituzionale all’uguaglianza e a tirare su gli ultimi, ma è anche il luogo/tempo dove si gettano le basi per la mobilità sociale ascendente. Per questo non possiamo permetterci, in Italia e a maggior ragione in Calabria, scuole e dirigenti scadenti, tantomeno insegnanti demotivati. Un anno scolastico andato in malora è un danno irreversibile nella vita di un ragazzo: “l’eternità in un barattolo” per Daniel Pennac. Il fallimento della scuola produce fallimento della società. Per questo è allarmante il rischio di affievolimento delle potenzialità formative della scuola italiana a causa di politiche pubbliche sbagliate e consapevolmente distruttive. Oggi milioni di bambini entreranno in scuole più povere di professori, di ore, di insegnamenti. Una scuola ridimensionata nelle quantità e soprattutto nelle capacità formative ed educative. Oltre 500 mila bambini italiani inizieranno la loro esperienza scolastica in una scuola primaria del tutto destrutturata rispetto allo scorso anno, nonostante i riconoscimenti internazionali sul suo buon funzionamento. Quasi tutti si ritroveranno in aule più numerose, con cicli formativi accorciati, con minori insegnanti di sostegno, con inevitabili vacanze formative dilatate. Un sicuro peggioramento per le loro capacità di apprendimento, un peggioramento incalcolabile per l’intera società italiana. Anche per questo la Regione Calabria ha irrobustito e diversificato azioni e strumenti di intervento a sostegno delle attività formative extracurriculari e a potenziamento delle dotazioni strutturali delle scuole calabresi con nuovi laboratori didattici, nuovi mezzi di trasporto, nuove tecnologie, nuovi edifici. L’inizio dell’anno scolastico è un’occasione per mettere a tema la scuola e, in modo correlato, i giovani. Nel nostro paese e soprattutto in Calabria dovrebbe diventare una grande e solenne festa nazionale. La festa dell’apprendimento, dell’intelligenza, dei saperi, delle buone maniere, del bene comune. La festa della tolleranza, dell’ascolto e dell’accoglienza, del senso dello sforzo e dell’impegno, del merito. La festa dei ragazzi, la vera speranza del cambiamento dell’Italia e della Calabria.

*vicepresidente Giunta regionale Calabria

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