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di RINO TEBALA
La Reggina, questa volta, l’ha fatta proprio grossa. Ha perso senza attenuanti una gara che avrebbe dovuto affrontare con maggiore carica agonistica, contro un Vicenza per nulla trascendentale, ma ordinato e puntuale nel contropiede, fino a sfruttare due delle poche ma ghiotte opportunità per segnare. Niente rimonte avversarie da criticare, neanche pareggi racimolati alla meno peggio, tantomeno vittorie poco meritate. Questa volta la squadra ha fatto peggio, toccando il fondo, dimostrandosi l’ombra di se stessa. Priva di quel carattere decantato da Novellino, carente di una organizzazione di gioco che potesse far pensare ad una possibile ripresa, è stata molto deludente anche sul piano della grinta e della determinazione, almeno quella che avrebbe potuto sopperire alla pochezza di gioco e di idee. Barillà ha fallito la prova sulla sinistra, Pagano è apparso troppo lento a destra. I centrali, Carmona e Volpi hanno costruito poco e difeso ancora meno. Le fratture tra attacco e difesa, sono apparse troppo evidenti. Neanche un pallone catturato sulla respinta avversaria, neanche un briciolo di animosità e reattività nell’azione offensiva a tal punto da ingigantire anche il Vicenza.
APPROCCIO
Quarantaquattro minuti di noia, padrona assoluta di buona parte del primo tempo, insieme al caldo. E’ stato davvero difficile capire l’approccio alla gara di una Reggina più abulica che mai, sempre più involuta sul piano del gioco e arrendevole all’infinito. Possiamo riferire solo qualche numero iniziale: venti passaggi sbagliati, zero tiri in porta, sporadiche azioni verso l’area del Vicenza. Solo un tentativo di Cacia, in pieno recupero, dopo il vantaggio del Vicenza. Praticamente, l’attacco ha fatto scena muta, con alle spalle un inconsistente centrocampo, privo della minima iniziativa. La difesa si è salvata, ma solo perchè il Vicenza ha fatto peggio della Reggina in attacco, fino al primo gol. Poi ha balbettato anche il reparto arretrato.
CRONACA
Dovremmo cominciare dal minuto quarantaquattro, ma qualcosa bisogna pur scrivere. E allora, riferiamo del primo cross registrato intorno all’undicesimo. Pagano lo ha effettuato basso e corto, per il facile rinvio della difesa ospite. Ricordiamo anche il primo tiro, al dodicesimo, con conclusione di Buscè in curva nord, chiusa al pubblico e quindi senza possibilità alcuna di restituizione del pallone. Altro cross, sempre basso, al sedicesimo, di Barillà, Cacia finisce in fuorigioco. Il primo vero traversone è di Rizzato (18’pt), con deviazione aerea di Cacia, sopra la traversa. Pagano specializzato in cross bassi, ne effettua un altro al minuto ventisei. Giosa svirgola e rischia l’autogol. Ci prova ancora Pagano dalla destra, al ventiseiesimo, ma si fa murare in angolo, per poi litigare a distanza con Barillà. Tira anche Rizzato sugli sviluppi dell’angolo, la palla è alle stelle. Nei restanti minuti del primo tempo, neanche un passaggio… sbagliato, solo anticipi difensivi del Vicenza e successive ripartenze che non lasciano preludere, erroneamente, al gol. Una verticalizzazione di Bonazzoli, con palla malinconicamente sul fondo e il secondo cambio dell’irrequieto Novellino (Cascione per Capelli), anticipano il clamoroso gol vicentino dell’indisturbato Sgrigna. Lancio di Brivio, liberatorio, per fare trascorrere l’ultimo minuto e arresto dell’attaccante biancorosso che converge e batte Cassano con un preciso rasoterra. In pieno recupero (47’pt), Cacia, solo, si fa ribattere il tiro ravvicinato. Divertimento e spettacolo rinviati al secondo tempo? Neanche per sogno. Dopo una mischia al sesto minuto in area vicentina, una punizione in barriera di Volpi e un paio di tentativi maldestri di Cacia e Viola, il Vicenza raddoppia. Contropiede di Sgrigna (26’st) lanciato da Rigoni e tocco al centro per l’accorrente Bjelanivic che di piatto destro spinge in rete. La Reggina è un fantasma. C’è ma non si vede. I cross continuano a latitare come, del resto, anche il gioco sulle fasce. La squadra si intestardisce nei pallonetti verso il limite, facile preda anche di una modesta difesa come quella del Vicenza. Il centrocampo si fa cogliere spesso sbilanciato, la squadra è squilibrata. Lillo Foti, accigliatissimo, ha lasciato lo stadio in anticipo, deluso per la prova deludente della sua squadra.

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