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Quattro medici ed un’ostetrica dell’ospedale di Soverato-Chiaravalle (Cz) sono accusati di omicidio colposo in un provvedimento di chiusura indagini.
Così si è conclusa, a distanza di oltre quattro anni dal drammatico decesso di una giovane mamma, l’inchiesta della procura della Repubblica di Catanzaro avviata dopo la morte di Giulia Loiarro, giovane di 31 anni nativa di Girifalco e residente a Borgia, deceduta dopo sette giorni di agonia all’ospedale «Pugliese» di Catanzaro, dove era stata ricoverata a seguito delle complicanze subentrate al parto, avvenuto nel nosocomio di Soverato. Un’inchiesta che pareva essersi arenata, tanto da indurre Antonio Zaccone, 40enne di Borgia, vedovo di Giulia e parte offesa, a scrivere al procuratore generale del capoluogo calabrese, nel marzo scorso, chiedendo l’avocazione del procedimento e spiegando che «il pm non ha sollecitato l’azione penale, nè richiesto l’archiviazione, pur essendo ormai scaduti da notevole tempo i termini delle indagini (anche quelli successivi alla proroga ex art. 406 cpp)».
Il magistrato titolare del caso, Alessia Miele, tre mesi dopo ha portato a compimento le indagini, contestando l’omicidio colposo a cinque sanitari che «cooperando colposamente tra loro – scrive il pm – omettevano di valutare adeguatamente la presenza di fattori particolarmente espositivi rispetto al rischio di emorragia post partum (una delle principali cause di mortalità materna, determinata nel 90% dei casi, come nella specie, da atonia uterina) ed in particolare trascuravano la circostanza che la Loiarro avesse subito un precedente taglio cesareo nell’anno 1999 e che nel corso dell’ultima gravidanza avesse riportato un distacco di placenta (elemento, quest’ultimo, particolarmente indicativo del rischio di emorragia post partum)».
Una situazione aggravata, sempre secondo il magistrato, dal fatto che la struttura in cui la donna fu operata «non era attrezzata multidisciplinarmente, ossia con centro trasfusionale e reparto ematologico», ma nonostante ciò la signora non fu tempestivamente trasferita al Pugliese, nè fu richiesta «una adeguata quantità di componenti ematici idonei a trattare la terribile complicanza». Otto furono invece gli avvisi di garanzia emessi a seguito del tragico fatto, che risale al 3 settembre del 2005, quando Giulia Loiarro morì a otto giorni di distanza dal cesareo. Trascorso il tempo che la legge riserva a indagati e difensori, la Procura potrà eventualmente chiedere il rinvio a giudizio e solo a quel punto il caso arriverà davanti all’autorità giudiziaria che si pronuncerà sulla fondatezza di quelle che, allo stato, sono ipotesi d’accusa.

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