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di MARIATERESA LABANCA
ROMA – E’ l’immagine più dolce di una lunga giornata di dolore: il piccolo Martin – che porta questo nome in onore di San Martino, protettore dei militari – mentre accarezza la foto di papà Antonio, poggiata sulla bara, e la bandiera tricolore. Poi, uno sguardo al basco amaranto sul cuscino rosso, prima di correre tra le braccia della mamma. a solo sette anni il figlio del capitano Fortunato ucciso a Kabul, ma ha la compostezza di un adulto mentre porta la piccola mano alla fronte per il saluto militare, mentre scorrono le note del Silenzio. Alla testa il basco della Folgore del padre. Nell’altra mano il fazzoletto per asciugare le lacrime. E fa commuovere l’Italia intera mentre spinge la sedia a rotelle dell’ex parà Gianfranco Paglia, deputato del Pdl, rimasto ferito in Somalia. Martin è troppo piccolo per comprendere quello che è successo in Afghanistan, ma abbastanza grande per capire che suo padre non tornerà più a casa. «Il mio papà se l’è portato via il diavolo», ha detto quando gli è stata detta la verità. E’ la forza dell’ingenuità di un bambino che si scontra con la crudeltà della guerra.
Intorno, gli applausi che hanno accompagnato le sei bare, e il saluto dei commilitoni al grido di “Folgore”. E poi ancora dolore, composto ma intenso. Quello di mamma Rosa e papà Domenico, impietriti davanti al feretro del figlio, stretti nell’abbraccio degli altri due figli, Teresa e Alessandro. Quando il presidente del Senato, Renato Schifani, si avvicina loro per il saluto, quello della mamma del capitano lucano è un viso distrutto, assente, quasi incapace di comprendere quello che sta accadendo intorno. Stringe al petto la foto di suo figlio Antonio, sembra non voler lasciarlo andare.
La Basilica di San Paolo Fuori le Mura è piena. Ci sono le famiglie delle vittime, il presidente Napolitano con le più alte cariche dello Stato, le istituzioni al completo, i rappresentanti politici, ma anche tanta gente comune che è venuta a portare il proprio saluto ai sei parà uccisi a Kabul. Nelle prime file, anche il presidente vicario del Parlamento europeo, Gianni Pittella, in rappresentanza del presidente Jerzy Buzek, che ha espresso le sue sentite condoglianze alle famiglie dei soldati italiani uccisi a Kabul. E ricorda che «i soldati italiani sono morti nella missione per la stabilizzazione dell’Afghanistan».
«Non bisogna lasciarsi contagiare dall’idea di sospendere la missione in Afghanistan – aggiunge Pittella – perché significherebbe accettare la vittoria dei terroristi». Seduto tra Massimo D’Alema e Antonio Bassolino, c’è anche il governatore lucano, Vito De Filippo. Hanno voluto essere presenti ai funerali dei sei parà anche il presidente della Provincia di Potenza, Piero Lacorazza (insieme al vicepresidente Macchia, e al presidente del consiglio Sacco), i due sindaci di Tramutola e Marsico Nuovo, Ugo Salera e Domenico Vita, con i consiglieri comunali. «La commozione vissuta – ha commentato Lacorazza – ha fatto toccare con mano il sacrificio dei giovani militari caduti».
A rappresentare tutta la regione, il Gonfalone, e un messaggio: “Antonio, la Basilicata è con te”.

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