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Il coordinamento regionale del Pdl ha approvato all’unanimità un documento con il quale invita il governo nazionale a trasferire a Catanzaro la scuola di Magistratura. Nel documento, il coordinamento «fatte proprie le osservazioni formulate dall’organismo provinciale di Catanzaro e registrata la volontà di concertazione espressa dal ministro Alfano» chiede che « Catanzaro, città e provincia di nobili tradizioni florense possa disporre di questo riconoscimento che premierebbe la Calabria intera, terra di giuristi insigni e di libertà».
Il movimento «Catanzaro nel cuore»
«Sulla Scuola di Magistratura non possiamo continuare a subire umiliazioni. Non vogliamo contentini, non ci piacciono le soluzioni condivise ipotizzate dal ministro Alfano se queste significano mezza sede a te e mezza sede a me. Vogliamo l’unica sede meridionale prevista per la Scuola Superiore della Magistratura, afferente al distretto composto da Campania, Puglia, Basilicata, Calabria e Sicilia». La nota arriva dal Movimento “Catanzaro nel cuore”: «Dal lontano 17 dicembre 2006, giorno in cui per la prima volta e grazie a CNC si parlò e si «scoprì» questa faccenda, – si legge – ne abbiamo sentite di tutti i colori. Oggi prosegue la scia col ministro Alfano che riesce a interpretare ruoli diversi nell’arco di 24 ore. Se l’altro ieri – durante la festa PDL a Benevento – lo abbiamo visto indossare i panni di Ponzio Pilato, oggi – in occasione della sua visita a Palmi – lo ammiriamo in una perfetta interpretazione del cerchiobottismo. Un vero artista poliedrico. Così a Benevento afferma che non farà nulla per modificare quanto disposto da Mastella, con ciò imbonendosi l’uditorio sannita che aveva di fronte. A Palmi – continua – afferma che sta individuando una soluzione condivisa che non tolga la scuola a Catanzaro, con ciò imbonendosi l’uditorio calabrese. Insomma Alfano 1 è colui il quale si lava le mani, non avendo il coraggio di prendere una decisione seria. Alfano 2 è colui il quale dà un colpo al cerchio ed uno alla botte per non scontentare nessuno. Così facendo però viene fuori una percezione del guardasigilli, che potremmo definire Alfano 3, nella quale primeggia l’equivoco e il politichese. Se quella di Mastella è stata oggettivamente un’azione di rapina, non ha senso che Angelino Alfano tenti una qualche giustificazione. Lo scippo del ceppalonico è censurabile senza se e senza ma. È inutile pertanto che l’attuale guardasigilli abbia dichiarato di essere «al lavoro per trovare una soluzione condivisa» e che non abbia voluto cambiare il decreto del suo predecessore «per ovvie ragioni di riguardo».
Quest’ultima dichiarazione fa venire i brividi, specie se si pensa che esce dalla bocca di un ministro della Giustizia. Ma quale riguardo merita una persona che commette uno scippo? Normalmente meriterebbe una punizione. Ma le perle continuano quando si afferma che la soluzione dell’ipotetico sdoppiamento delle sedi tra Benevento e Catanzaro è una vicenda complessa perchè c’è da tenere in considerazione i costi. Secondo noi Alfano sta mettendosi in un vicolo cieco».
Alfano, secondo Cnc, «deve semplicemente cancellare la sede di Benevento prendendo atto della sentenza del TAR, e deve ufficializzare la partenza dei corsi a Catanzaro. Compromessi all’italiana, soluzioni di comodo, contentini, spezzatini, elemosine e pezze a colori non servono. La nostra deputazione, il nostro governatore, la nostra presidente della provincia, il nostro sindaco, – si legge ancora – abbiano la dignità di non farsi infinocchiare su questo. E Alfano abbia il coraggio di riportare il maltolto nel capoluogo calabrese. Abbia il coraggio di esercitare le prerogative di un ministro della giustizia, senza politicizzare la faccenda coinvolgendo Beppe Scopelliti che – con tutta evidenza e dati alla mano – ha sempre lavorato per togliere di tutto e di più a Catanzaro (si pensi alla Direzione Regionale del Lavoro, delle Dogane e via discorrendo, e si pensi pure al fatto che finora non si è mai degnato di organizzare gli incontri regionali del PDL nel capoluogo). Abbia il coraggio, Alfano, di discernere le cose».

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