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di ANTONIO CORRADO
«Non sono otto ma quattro gli anni di condanna chiesti dal pm Salamida per il mio assistito, Giuseppe Di Stefano».
A precisarlo è l’avvocato Antonio D’Angella di Marconia, legale difensore del 72enne bernaldese imputato di usura aggravata e continuata, oltre a tentata estorsione ai danni di Angelo Viggiano, titolare di un agriturismo, che ha denunciato il pensionato. L’uomo è stato arrestato nel maggio del 2008, al termine di una serie di indagini svolte dai carabinieri di Pisticci.
Martedì sera il pubblico ministero del tribunale di Matera ha chiesto anche la condanna al pagamento di 8.000 euro per l’anziano imputato. D’Angella aveva chiesto e ottenuto per il suo assistito il beneficio del rito abbreviato, che gli dà diritto a uno sconto sulla pena. «Il numero esatto di anni richiesti dal pm è molto importante -precisa ancora il legale- così come è importante evidenziare che non sono stati trovati assegni intestati o negoziati dal mio assistito in sede di indagini.
Non esiste alcun assegno da 62mila euro trovato dai carabinieri in casa del mio assistito, ma solo una dichiarazione d’obbligo sottoscritta da un commerciante da cui Di Stefano aveva acquistato della merce. In più, i 4.000 euro che si ritengono frutto di usura, non sono tali, perchè abbiamo già dimostrato come si tratti di un conguaglio della pensione della moglie di Di Stefano deceduta. Infine -precisa ancora l’avvocato D’Angella- anche la percentuale di interessi, che il mio cliente avrebbe chiesto, si riferisce a una somma di 5.000 euro, quindi sarebbero 500 euro, non le cifre astronomiche che si vorrebbero far passare. Esistono, insomma, solo una serie di prove indiziarie, che si stanno discutendo davanti al giudice».
Prendiamo atto della precisazione dell’avvocato D’Angella, ma a noi risultavano altre notizie relative al procedimento di cui ci siamo occupati solo perchè all’epoca dei fatti l’arresto del pensionato bernaldese fece molto rumore nella comunità. Non potevamo avere riscontri particolarmente puntuali sul processo, perchè l’udienza si è svolta in Camera di consiglio, dunque a porte chiuse. Ci riserviamo, nell’interesse esclusivo della parti in causa e dei nostri lettori, di seguire fino in fondo il procedimento, perchè l’unica verità processuale è quella contenuta nella sentenza, che sarà emessa dal giudice Rosa Bia fra qualche mese.

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