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Antonio Di Pietro e Ignazio Messina hanno presentato un’interrogazione sulla situazione in cui versa la Valle Crati di Cosenza; «problema – è detto in un comunicato – che era stato segnalato dal capogruppo alla Regione, Maurizio Feraudo».
«La Valle Crati spa – si afferma nell’interrogazione – è una società mista nata nel 2001. Il 51% del capitale azionario è detenuto dal Consorzio Valle Crati, ente pubblico che raggruppa 44 comuni della provincia di Cosenza, compreso il capoluogo e che il servizio di Gestione e raccolta dei rifiuti differenziabili vede impegnata la Valle Crati, su delega del commissario per l’emergenza rifiuti, su tutti e 44 i Comuni del Consorzio, mentre in 19 Comuni del Consorzio la Valle Crati, attraverso gara pubblica, gestendo il servizio di raccolta dei rifiuti solidi urbani (Raccolta RSU).
La Società mista raccoglie rifiuti sul valori medi che si attestano su un volume di 125.000 tonnellate mensili delle quali 25.000 sono costituite da rifiuti differenziati.
Il risultato individuale dei comuni, per quanto concerne le percentuali di differenziata raccolta, sul territorio è molto variabile; il risultato medio complessivo è di circa il 18%, con punte individuali del 43% (Comune di Castrolibero) e valli del 9% e il decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152, prevede su tutto il territorio nazionale la costituzione degli ATO (Ambito territoriale ottimale), che su scala provinciale dovranno gestire il servizio integrato dei rifiuti, accorpando le esigenze delle singole comunit… secondo una logica di economia di scala».
«La Regione Calabria, e ancora di più la Provincia di Cosenza – sostengono ancora Di Pietro e Messina – sono inadempienti e in forte ritardo, mettendo di fatto in una forte situazione di rischio i lavoratori che oggi operano in aziende ormai stremate dalle difficili condizioni finanziarie imposte dalla committenza. Viene denunciata, in questo contesto, una serie di rapporti di ‘complicita» tra le istituzioni e le imprese locali che finiscono per rallentare il reale impegno delle strutture giudiziarie, impegnate ormai da più anni nella redazione di fascicoli che appartengono almeno a cinque o sei inchieste giudiziarie e contabili, che vedono coinvolta l’azienda in un turbine di interessi che appartengono alla politica, alla mal’impresa e alla criminalità organizzata.
Il rischio è quindi quello di un graduale smantellamento del sistema consortile e della società, attraverso magari una liquidazione pilotata, che possa definitivamente seppellire l’accertamento delle singole responsabilità giudiziarie, a danno dei lavoratori, che rappresentano semplicemente la parte debole di tutta questa situazione».
Di Pietro e Messina chiedono se il Governo «è a conoscenza dei fatti e se non ritenga opportuno intervenire, nell’ambito delle proprie competenze e di concerto con le autorità locali, per sbloccare la situazione dei lavoratori della Valle Crati e garantire il pieno funzionamento del consorzio».

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