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di Leo Amato
POTENZA – Ancora un colpo al patrimonio di Giovanni Quaratino.
Ieri mattina i carabinieri del Raggruppamento operativo speciale, con la collaborazione dei militari del Comando provinciale, hanno dato esecuzione a una nuova ordinanza del Tribunale.
Solo una settimana fa i sigilli erano toccati alla saracinesca della gioielleria “Gq” di viale Dante, e all’impresa di pompe funebri “Padre Pio” di via Bertazzoni.
Ma la procura era riuscita a ottenere il sequestro preventivo anche di una casa in via Vienna, e ben tredici automezzi, la gran parte dei quali adibiti al trasporto funebre.
Si tratta di un’applicazione della legge di contrasto alla mafia, che prevede la confisca dei beni di proprietà dei condannati in via definitiva, o che siano comunque nella loro disponibilità, anche per interposta persona. In questo caso specifico i beni risultavano intestati perlopiù agli stretti familiari.
Il Tribunale avrebbe deciso su una richiesta integrativa avanzata nei giorni scorsi dal pm Francesco Basentini della Direzione distrettuale antimafia, per cui ieri sono arrivati i sigilli per altre tre autovetture: una Bmw M5, sportiva, una Audi A6 3.0, una Mercedes; e uno scooter Beverly della Piaggio, 500 di cilindrata. Il valore complessivo dei beni è stimato attorno ai centomila euro.
Giovanni Quaratino, 58 anni, pregiudicato per reati vari, è imputato nel processo Iena2 per associazione a delinquere di stampo mafioso, un episodio di usura ai danni di un imprenditore in difficoltà, cinque casi di presunte estorsioni, ricettazione di orologi e pietre preziose, e sfruttamento della prostituzione.
Venne arrestato nel novembre del 2004 assieme ad altre cinquantuno persone, e rimase in carcere per un anno. Il dibattimento del processo di primo grado è appena iniziato. Per la procura della Repubblica il sodalizio criminale avrebbe fatto capo a Renato Martorano, a tutt’oggi detenuto a regime duro nel supercarcere di Cuneo e a processo anche per le accuse di usura ed estorsione ai danni del titolare della Alba inerti srl, Carmine Guarino, e sarebbe stato operante dal 2000 al 2004 in Basilicata.
L’inchiesta è stata condotta dai pm Henry John Woodcock e Vincenzo Montemurro, che hanno messo a fuoco i rapporti pericolosi con esponenti del mondo politico e imprenditoriale del potentino.
Più di recente dall’accertamento sui redditi dichiarati da Quaratino negli ultimi dieci anni, e sul volume d’affari delle due aziende gli investigatori avrebbero notato un’evidente sproporzione con il suo reale tenore di vita, tenuto conto, tra le altre cose, che fino a un anno fa spesso e volentieri Quaratino si sarebbe messo al volante di una Ferrari 360 Modena intestata alla anziana suocera, di cui in seguito ha denunciato il furto nel parcheggio di un centro commerciale salentino.
Le misure hanno carattere preventivo, quindi i beni verranno confiscati solo se dovesse intervenire una condanna definitiva, altrimenti verranno restituiti ai legittimi proprietari.

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