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di ROCCO PEZZANO DAL digital divide alla digital prosperity. Dal baratro alla ricchezza digitale. Questo il – probabile – futuro della “banda larga” in Basilicata secondo il nuovo presidente della Confindustria lucana, Pasquale Carrano.
La banda larga – ossia, così come viene intesa comunemente, internet ad alta velocità – è sotto i riflettori: il ministro dell’Economia Giulio Tremonti ha deciso di congelare gli 800 milioni di euro destinati allo sviluppo in Italia di questa tecnologia. Motivo dichiarato: ci sono ben altre emergenze in Italia, in questo momento di crisi, e quei soldi è bene tenerli in caldo e attendere momenti migliori.
In Basilicata però sembra che la realtà sia differente.
E’ meglio però inquadrare la questione: a che serve la banda larga?
«E’ uno strumento per favorire la competitività del territorio», attacca Carrano.
Spieghiamolo meglio.
«Diciamo prima di tutto che la Basilicata, più di altre regioni italiane, ha necessità di questa infrastruttura immateriale: in Italia la diffusione è del 61 per cento circa, in Basilicata del 19 per cento. La Regione Basilicata ha impegnato per tempo venti milioni di euro con i fondi Fse. Noi, per questo motivo, abbiamo incontrato i principali operatori sul mercato per sapere se c’è interesse».
Chi sono questi operatori?
«Diciamo le principali società sul mercato».
Una la si può immaginare: la Telecom. Le altre?
«Non siamo stati ancora autorizzati alla divulgazione dei nomi».
Perché la banda larga serve?«E’ come un’autostrada che offre servizi ai cittadini e alle imprese. E’ strategica: non adeguarsi significa non superare il divario infrastrutturale. Come se non avessimo il collegamento con l’Autostrada del Sole attraverso la Sicignano-Potenza. Vuol dire non cogliere nuove opportunità nel campo della tecnologia delle conoscenze».
Si può fare un esempio concreto? Che differenza c’è fra chi ce l’ha e chi non ce l’ha?
«Posso fare un esempio vicino alla mia esperienza imprenditoriale nel terziario avanzato, l’unico settore che insieme al turismo non ha perso colpi ma anzi ha registrato crescite in Basilicata. C’è l’assoluta necessità di questi collegamenti. Fanno parte del core business (il mercato specifico di un’azienda, ndr): i flussi informatici ad alta velocità».
Che percentuale c’è in Basilicata di aziende che ne hanno bisogno assoluto?
«Parliamo del trattamento delle informazioni. Bisogna guardare in termini prospettici. Ho riletto vecchie polemiche relative alla costruzione della Sicignano – Potenza. Alcuni dicevano: ci sono poche auto, a che serve un’autostrada? Il fatto è che aver costruito quell’autostrada ha aumentato il bisogno di auto».
Sviluppando la metafora: la banda larga potrebbe fungere da moltiplicatore imprenditoriale?«Sì, da moltiplicatore dell’economia di qualità. Per le aziende che invece non si occupano direttamente di scambio e gestione delle informazioni e della tecnologia, c’è comunque il bisogno di acquisire servizi dal mercato per allargare il perimetro del proprio mondo».
Quindi anche chi costruisce bulloni potrebbe averne bisogno?«Sì, anche chi costruisce bulloni. C’è una tendenza acquisita, quella dei servizi on demand».
Cioè?
«Se devo elaborare un progetto, invece di acquistare il software (programma per computer, ndr), acquisto proprio il servizio di elaborazione. Solo con la banda larga lo si può fare adeguandosi alla velocità d’impresa».
Ma davvero in un periodo di crisi come questo, in cui forse il peggio non è ancora arrivato, la banda larga è una priorità?
«Ci sono alcuni aspetti da considerare. Innanzitutto, dalla crisi si esce con l’acquisizione di competitività da parte delle imprese. La competizione si regge se ci si innova. Connettersi con i centri di produzione di servizi ad alto valore aggiunto vuol dire reggere meglio la crisi e preparare la ripresa».
Il secondo aspetto?
«Il territorio, con la banda larga, può diventare più attrattivo per allocazioni di imprese da fuori. Per un grande gruppo, potersi connettere alle proprie reti, ad esempio di controllo della produzione, è fondamentale».
Come a dire: qui non c’è l’aeroporto, le strade sono poche e precarie, le ferrovie non brillano, almeno abbiamo la banda larga?«Esattamente. Non si può precludere il territorio a investimenti dall’esterno».
E per i comuni cittadini?«E’ importante un incremento dei servizi resi dalla Pubblica amministrazione in un territorio. La banda larga è fondamentale in tal senso».
Cosa accade in Basilicata?«Qui scontiamo un ritardo, come detto. Internet a bassa velocità è al 95 % di diffusione, quello ad alta velocità neanche al 20. Ovviamente, è colpa anche dell’elevata dispersione territoriale. Dopo aver coperto i due capoluoghi e la zona nord della regione, non c’è interesse delle società a coprire il resto. Deve intervenire la pubblica amministrazione».
Presidente, lei sta dicendo che là dove il mercato non ce la fa deve intervenire lo Stato…
«Assolutamente no, non scherziamo. Dico invece che là dove non arriva il mercato, con i suoi tempi, ci vuole l’apporto virtuoso della pubblica amministrazione. Non c’è alcuna surroga dell’iniziativa privata attraverso quella dello Stato, non fraintendiamo».
E’ quello che può avvenire in Basilicata?«Questa è forse l’unica regione del Mezzogiorno in cui il governo locale mette a disposizione dei fondi che favoriscano l’iniziativa privata. La Regione dovrà elaborare dei bandi e penso che lo farà in tempi rapidi».
Sembra molto ottimista.«Abbastanza».
Negli anni Novanta la Telecom lanciò il progetto Socrate di cablaggio (collegamento con fibre ottiche) del territorio italiano. Anche le città lucane si riempirono di tubi blu. Rimasero inutilizzati, se si esclude l’uso che ne fa un’azienda privata. Ma certo la banda larga promessa allora…
«Incommensurabilmente meno potente di quella prevista oggi».
…certo, ma il fatto è che comunque non partì mai, nonostante le centinaia di miliardi spesi. Cosa la rende sicuro che questa volta, qui, funzionerà?«La tecnologia oggi ha costi molto più bassi. Non sono necessari gli scavi di allora…»
…che paralizzarono il traffico con grande disappunto dei cittadini…«Sì, ricordo. Oggi comunque la realizzazione è molto più semplice».
Ottimismo, quindi, sul fatto che la Regione faccia il suo dovere.«Sì, tenendo presente che bisogna recuperare il gap lucano. Detto questo, per coniare uno slogan, potremmo dire che dal digital divide potremmo passare alla digital prosperity».
r.pezzano

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