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«Non ci rassicurano le dichiarazioni del procuratore nazionale antimafia Grasso perchè sembra quasi che sulle navi dei veleni non ci sia un lavoro investigativo che ha coinvolto nel tempo più procure della Repubblica». Lo afferma, in una nota, il WWF Italia. «Ricordiamo, solo per citarne alcune – aggiunge – quelle di Asti, La Spezia, Napoli, Maratea, Paola, Reggio Calabria e ora anche Catanzaro. Andare per mare a rilevare un non precisato inquinamento puntuale, invece di indagare sul singolo relitto sospetto (sulla base di riscontri testimoniali e documentali e indagini che si sono sviluppate dalla metà degli anni novanta) ci pare rischioso e vano. Inoltre va detto che solo individuando le navi e i relativi carichi si può prevenire l’inquinamento, intervenendo sui contenitori prima che con il passare del tempo cedano a causa dell’alta pressione o della corrosione». «Ci auguriamo – conclude il WWF – che quella di Grasso sia solo un’indicazione di massima e non un atto di indirizzo perchè così si rischia davvero di “svuotare il mare con un cucchiaino”».

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