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TITO – Gli ispettori del ministero dello Sviluppo economico alla Sinoro di Tito. Ma chi ha pensato subito «sarà forse questa la volta buona per mettere fine alla “sporca” storia dello stabilimento, che si trascina ormai da più di 30 anni», ha dovuto subito ricredersi. E non solo perché l’ispezione non aveva affatto l’aspetto di una visita a sorpresa, come dimostra il fatto che gli amministratori cinesi, quasi mai presenti nello stabilimento di Tito, neanche a farlo a posta, ieri di buon ora erano a Tito Scalo. Dai volti distesi, poi, che si intravedevano oltre il cancello è sembrato di capire che le cose stessero andando bene. Un’amicizia consacrata a tavola, visto che ispettori e gran capi d’oriente sono finiti a pranzo insieme. I risultati dell’ispezione non sono stati resi noti. Ma cosa ci facevano gli ispettori romani alla Sinoro? Va detto che proprio il ministero aveva chiesto un parere alla Regione Basilicata per decidere sulla revoca dei fondi pubblici che erano stati riconosciuti all’azienda come fondi della ex 219, cioè quelle risorse destinate all’industrializzazione delle zone terremotate. La revoca era stata disposta per un unico motivo: in tutti questi anni il più grand investimento cinese in Italia non ha mai prodotto nemmeno un grammo d’oro. E, nonostante i vari annunci, la produzione non è mai partita. Quel che è più sconcertante è che all’interno della fabbrica, che evidentemente serve a tutto tranne che alla realizzazione di monili in materiale prezioso, ci sono ancora 14 lavoratori. Nel 2007, infatti, il management cinese aveva promesso per l’ennesima volta di essere sul punto di avviare la produzione ma solo con una quindicina di unità. Per tutti gli altri è stata firmata la mobilità. E, a distanza di tutto questo tempo, i lavoratori che sono rimasti all’interno non svolgono nessuna mansione. Ma nemmeno questo sembra essere balzato agli occhi degli ispettori. Sarà interessante capire quali saranno i risultati finali. L’auspicio è che gli ispettori del ministero – ha concluso Falotico – possano svolgere in maniera rigorosa la funzione di controllo, senza le complicità che in passato hanno fatto chiudere qualche occhio di troppo sulla vicenda”. «L’auspicio è che gli ispettori del ministero – ha detto il segretario della Cisl, Nino Falotico – possano svolgere in maniera rigorosa la funzione di controllo, senza le complicità che in passato hanno fatto chiudere qualche occhio di troppo sulla vicenda». Per il resto i segretari di Cisl e Ugl, Falotico e Tancredi, ieri davanti ai cancelli dello stabilimento, «ben vengano le ispezioni del ministero». «Si tratta – continua Falotico – di una buona occasione per dipanare dopo oltre un ventennio l’intricata matassa che ha avvolto la vicenda fino a farle assumere connotati davvero surreali». «Pretendiamo – continuano Tancredi e Giordano dell’Ugl – che si faccia luce a questa intricata vicenda lavorativa, al fine di verificare ed avere risposte in merito dell’attività fallimentare ed alle problematiche dei lavoratori nella citata azienda che giornalmente vivono in maniera non dignitosa ,sul lato umano, professionale e lavorativo nell’azienda gestita da cinesi coi fondi nazionali e regionali e che ad oggi -concludono i sindacalisti-ha portato solo fallimenti». Ieri mattina davanti ai cancelli della Sinoro c’erano anche alcuni rappresentati della Ola, l’associazione ambientalista lucana. Invitavano gli ispettori a prendere visione delle coperture di amianto che si trovano all’interno dello stabilimento. L’ispezione del ministero poteva essere l’occasione attesa per anni di fare chiarezza su questa brutta storia. Chissà se sarà veramente così.
m.labanca@luedi.it

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