X
<
>

Condividi:
2 minuti per la lettura

di PIERANTONIO LUTRELLI
Un esempio di integrazione reale giunge da Nova Siri, il paese al confine tra la Basilicata e la Calabria, dove ospitalità e accoglienza sono di casa. E’ la storia di Buian e Pinky (all’anagrafe rispettivamente Zakir Hossain Bhuyan e Moshiha Rahman) che vogliamo raccontare, una coppia originaria del Bangladesh che, nonostante sia ancorata fortemente alle proprie origini, religione (musulmana) e tradizioni, è entrata a far parte a pieno titolo dei cittadini della nostra regione e del Belpaese.
Sono i nuovi lucani loro, quelli che lo sono diventati, perché a un posto si appartiene totalmente soltanto quando ci si sente accettati. Accettati al punto di essere considerati “di famiglia” (senza eufemismo) dai propri datori di lavoro. Attenzione, la loro non è una storia di ordinario sfruttamento, bensì di vera e propria emancipazione, sia sociale che economica. Una famiglia composta da quattro persone, perché nel settembre del 2008 sono nati i bellissimi Daniele e Simone, due gemelli dal nome italiano. Due bambini che tutti adorano e coccolano, basti vedere la grande festa che amici e “parenti” hanno organizzato per festeggiare il loro primo compleanno. Buian ha 34 anni, nei suoi occhi si legge chiaro che ha vissuto più di un suo coetaneo italiano. Le peripezie della vita e la voglia di crearsi un futuro migliore lo hanno portato nel 1999 da un paese dell’Asia meridionale a Roma. Sua moglie Pinky, appena ventitreenne, allora aveva soltanto tredici anni e non immaginava che quel viaggio fatto da Buian che ancora non conosceva, avrebbe cambiato anche la sua vita. In meglio. «A Roma -ha raccontato il giovane al Quotidiano- mi fermai solo tre mesi. Lì conobbi Giovanni Rina (un avvocato che lavora nella Capitale, ndr), che mi portò nella sua Nova Siri a casa di suo padre, l’avvocato Carlo Rina, dove lavorai in qualità di assistente domiciliare fino al 2005, quando questi è deceduto. Ringrazio infinitamente Giovanni -ha detto visibilmente commosso- per quello che ha fatto per me». Messosi subito in evidenza per essere una persona seria, affidabile e laboriosa, per Buian non è stato difficile trovare un altro lavoro. Così dal 7 giugno dello stesso anno, lavora con regolare contratto di assunzione come barman presso la stazione di servizio “Q8 dei fratelli Rina” (parenti dei datori di lavoro precedenti). «Mi trovo bene in Italia e voglio restare a vivere qui. Ogni tanto mi piace andare nel mio paese di origine per salutare i parenti. Da noi in Asia c’è povertà. Qui più benessere. Ormai sono cittadino italiano dal 2004 e spero che anche mia moglie lo diventi presto». Cosa ha imparato in Italia? «Mangiare la pasta. -ha risposto- Sono felice che i miei figli siano italiani, un popolo di persone brave e gentili». A lui piace lavorare e si vede, perché -notiamo mentre sta dietro il bancone- lo fa con il sorriso e la gioia di vivere tipica di chi ce l’ha fatta.

Condividi:

COPYRIGHT
Il Quotidiano del Sud © - RIPRODUZIONE RISERVATA

EDICOLA DIGITALE