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POTENZA – Si infittisce la questione della chiusura degli studentati di Potenza. Soprattutto per la casa dello studente di via Filzi, la prima a chiudere (lo scorso mercoledì è stata annunciata la chiusura anche del Viggiani, a Montereale). Infatti, agli studenti residenti e ai dipendenti licenziati – che secondo indiscrezioni tra addetti alle pulizie non sarebbero 9 – la chiusura è sempre stata motivata dall’inagibilità dell’immobile. Da una lettera dell’assessorato alla Programmazione economico finanziaria del comune risulterebbe, però, il contrario. La nota viene mandata lo scorso 5 ottobre in risposta alla richiesta di chiarimenti da parte di alcune sigle sindacali. Nel documento, per quanto riguarda la problematica si legge che «l’agibilità dell’immobile utilizzato a Casa dello studente è attestata, almeno per quanto riguarda le unità immobiliari insistenti ai piani superiori rispetto a quello ove è allocata la casa dello studente: di conseguenza non sembra possa essere in alcun modo messa in discussione l’idoneità statica anche degli alloggi di proprietà comunale attualmente utilizzati dagli studenti».
Tale precisazione, tra l’altro, giunge a seguito di una ricognizione dei rapporti contrattuali intercorsi tra Comune e Ardsu (Azienda regionale per il diritto allo studio universitario). Il Filzi come tutti gli altri studentati siti nel capoluogo, dal 2004 è di proprietà comunale ma gestito dall’ente regionale. Di conseguenza, nel documento si precisa come secondo tale rapporto l’Ardsu avrebbe dovuto versare al Comune 35 mila euro annui. L’Ardsu, però – si legge sempre nella nota – versa solo due acconti «accumulando una morosità, quantificata sino al mese di settembre 2009, pari a 161.720,51 euro». Più di 160 mila euro, che si aggiungono ai 156 mila euro che l’ente avrebbe dovuto versare al comune prima del 2004, quando quest’ultimo gestiva direttamente la casa dello studente mentre l’Ardsu si impegnava ad erogare contributi per un massimo di 150 mila euro. In sostanza, l’Ardsu sarebbe debitore al Comune di più di 300 mila euro.
«Un credito tale – continua la nota – da non consentire da parte di quest’ente (Comune) la trattazione di altre e diverse problematiche afferenti la gestione della casa dello studente». Inoltre, si evidenzia come con una missiva del 23 luglio 2009, l’Ardsu abbia comunicato la propria volontà di recedere dal contratto e restituire l’immobile al comune. A questo punto, una cosa è chiara. Il Filzi non è stato chiuso per inagibilità. Si dedurrebbe, dalla premessa effettuata dall’assessorato, che la motivazione sia la mancanza di risorse finanziare da parte dell’agenzia. A conoscenza di questa situazione debitoria dell’Ardsu, gli studenti residenti del Filzi e momentaneamente traslocati a Montreale, vogliono la verità. «Perché il Filzi ha chiuso? Come è possibile che l’Ardsu sia giunto a una simile situazione? Allora, le rette versate mensilmente da noi studenti, che fine hanno fatto?». I ragazzi sono giunti a tali conclusioni attraverso dei semplici calcoli. La retta che loro pagano al mese per un posto letto varia dai 110 ai 180 euro al mese, a seconda se si è assegnatario o esterno. Moltiplicando per 10 mesi e per 76 studenti, il risultato supera ampiamente la somma chiesta annualmente dal comune per la gestione dell’immobile. «All’Ardsu – dicono i ragazzi – noi costavamo scarso 40 euro al mese, quindi il restante 70, a studente, era un’entrata in più per l’agenzia. Bisogna tener conto, inoltre, che lo stabile non era ottimale tra lampadine rotte, assenza di estintori e quant’altro».

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