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di SANTE CASELLA
Diciamo la verità, l’Europa comunitaria, verso cui la grande maggioranza delle nostre popolazioni, sia pure con qualche delusione per ritardi burocratici e incongruenze, guarda con la speranza di vedere un giorno la costruzione degli Stati Uniti d’Europa, non ha fatto una bella figura con la decisione della suprema Corte di far togliere il Crocifisso da una scuola pubblica italiana. La richiesta era stata avanzata non già da una comunità di cittadini italiani o d’immigrati regolari, ma soltanto da una signora italo-irlandese, che non gradiva che i suoi figli innocenti e minorenni fossero costretti a vedere esposto il Crocifisso, simbolo della religione cristiana. Ovviamente ne è seguita una forte protesta e tante polemiche tra i fautori del Cristo appeso in croce esposto nelle scuole e negli uffici pubblici (la stragrande maggioranza di laici e cattolici italiani e stranieri) ed una minoranza di professanti altre religioni, di atei e/o di laicisti ad oltranza. Questi ultimi pensano che sia giusta la sentenza in quanto lo Stato italiano, laico e non confessionale, non dovrebbe avallare il fatto che il simbolo di una religione sia imposto a tutti. I fondamentalisti della religione anticristiana, poi, addirittura vanno predicando da tempo che il Crocifisso esposto nelle scuole e nei posti di pubblica frequentazione darebbe fastidio ai credenti d’altre religioni. Per quanto ci riguarda, riflettendo sulle argomentazioni pro e contro il Crocifisso esposto nelle scuole, ci sovviene una “profezia” espressa più volte negli ultimi anni della sua vita terrena, dalla compianta grande giornalista e scrittrice Oriana Fallaci. La quale ammoniva le popolazioni italiane ed europee, credenti non credenti, di non abbassare la guardia dinanzi alle crescenti, invadenti pretese del fondamentalismo religioso islamico. Perché con il buonismo e il politichese alla Ponzio Pilato da una parte e le eccessive “aperture” di settori importanti della chiesa cattolica dall’altro, nonché con i predicatori della “libertà di culto” degli islamici e l’assenso alla costruzione di moschee (a spese degli italiani) fra qualche decennio (ecco la ripetuta ammonizione della Fallaci) l’Europa e l’Italia saranno sopraffatte dalla religione islamico-fondamentalista, contrassegnata, oltretutto, da reiterate prediche d’odio e disprezzo per la religione cattolica e, a volte, da collegamenti col terrorismo internazionale. Tornando al Crocifisso, come la mettiamo? E’ il simbolo del cristianesimo, delle tradizioni di civiltà e cultura del vecchio continente europeo? Se la risposta è si, la sentenza della Corte di Strasburgo rappresenta un ulteriore campanello d’allarme di quella crescente invadenza di una minoranza di anticristiani e anticattolici, di atei e laicisti decisa a imporre la sostituzione del Crocifisso con altri simboli ed altre credenze religiose. In buona sostanza per i democratic, per i laici e cattolici del nostro secolo si tratta di fatti sconcertanti che richiedono riflessione e meditazioni anche sullo “schiaffo”- attraverso la rimozione del Crocifisso dai luoghi pubblici – della Corte di Strasburgo alla Fede cattolica dell’intero popolo italiano. Non dimenticando che l’Italia è sede del papato, vale a dire della guida spirituale del cristianesimo nel mondo, religione che resiste da oltre 2000 anni a tutti gli attacchi (alcuni dei quali molto più pesanti dello schiaffo di Strasburgo). Va inoltre precisato che nessuno vuole guerre di religione, né si vuole imporre agli altri le nostre tradizioni, la nostra cultura e la nostra religione, ma si tratta invece di pretendere dagli stranieri, dalle altre religioni, dagli stessi atei o miscredenti il rispetto delle tradizioni e della cultura dell’Italia e del continente europeo. In conclusione rispettiamo le altre religioni ed anche le posizioni di quanti non si riconoscono nei valori del cristianesimo, ma nello stesso tempo difendiamo il Crocifisso nelle scuole e negli edifici pubblici. Perché – tra l’altro – è un simbolo d’amore, di pace e di fratellanza, che accompagna da 20 secoli, nel bene e nel male, le vicissitudini e la storia del popolo italiano e di quello europeo.

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