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LUCA Visentin tornerà a Potenza domani. Espleterà l’ultimo tentativo di stabilire un contatto corporeo, ci sia consentito il termine, con Giuseppe Postiglione. Il quale, dal canto suo, continua a confermare quanto già espresso nei riguardi di chiunque voglia parlare di una ipotetica cessione del Potenza, pur manifestando la volontà di non voler riaprire nessuna polemica: ossia, trattare direttamente con l’avvocato Labonia di Salerno.
Eppure l’imprenditore friulano non demorde, afferma con decisione il proprio intento di chiamare a telefono Postiglione (ma attende come in passato l’ultimo istante) per convincerlo all’appuntamento de visu, ribadisce l’intento di voler acquisire la totalità della società, ma anche rimarca che tutte queste lungaggini non portano a niente di costruttivo. Aggiungiamo noi, magari se ne è accorto con qualche giorno di ritardo.
Raggiunto telefonicamente Visentin vuole precisare innanzitutto una cosa: «L’utenza sulla quale il presidente del Potenza dice di avermi provato a telefonare o inviato un sms l’ho riaccesa dopo tanti giorni. Ebbene, non ho trovato traccia di questi tentativi». Ci risiamo: si riparte con il piede sbagliato. Visentin torna su argomenti triti e ritriti, aprendo un nuovo fronte di una incostruttiva querelle su messaggi e pseudotelefonate che, crediamo, minano ancora una volta il campo e lo rendono impervio per la frequentazione.
«E’ anche giusto sottolineare – dice Visentin – che non è più il caso di tornare sopra a vecchi argomenti, ma mi sembrava opportuno chiarire che non c’è stato nessun contatto nel giorno in cui Postiglione era a Roma. Comunque mi sto rendendo conto che il brodo si sta allungando e più si aggiunge acqua e più non viene saporito».
Metafora culinaria per giungere al dunque: «Sarò a Potenza per ribadire i miei intenti: voglio parlare con Postiglione per capire se ci sono i margini per iniziare a trattare, dopo di che tirerò le somme. Se si può aprire una trattativa tanto di guadagnato, altrimenti me ne torno a Trieste e amici come prima».
La nostra sensazione, che continuiamo a ribadire, è innanzitutto che Postiglione non voglia vendere a Visentin, se non altro per i modi con i quali è arrivato a Potenza, nonostante l’invito a presentarsi a Salerno. Poi per la manfrina dei contatti avuti e non, degli appuntamenti disattesi e non, dei proclami a mezzo stampa piuttosto che di una trattativa riservata all’esclusiva dei due interlocutori.
Ma soprattutto perchè in questo lungo periodo non si è mai parlato di soldi o di quelle prospettive future che Postiglione pretende per il club, in caso di sua cessione.
Visentin ha preteso la visione dei bilanci ancor prima di capire se effettivamente Postiglione fosse intenzionato a farglieli vedere o solo a incontrarlo di persona.
Un insieme di circostanze – non ultima quella, da lui stesso confermata, che a Potenza c’è arrivato su sollecitazione di Raffaele Bruno, il quale con Postiglione è arrivato ai ferri corti dopo la conferenza stampa nella quale lo accusava di non essere il proprietario del Potenza e dopo il confronto pubblico avuto davanti al Caffè Mediterraneo nel capoluogo – che non depongono per il corretto avvio di qualsiasi discorso. Anche perchè, sulla vicenda aleggia una sorta di mistero: da sabato scorso Visentin dice ai giornali di voler essere a Potenza domani, di voler incontrare Postiglione, di voler capire le sue reali intenzioni. Telefonarsi è così complicato?

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