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Si sono svolti questa mattina presso la Chiesa di S. Maria del Rosario a Fuscaldo Marina (Cs), i funerali di Francesco Martini, 43 anni, direttore della Publifast, la concessionaria della pubblicità del Quotidiano.

di MATTEO COSENZA
La prima cosa che viene in mente è che se ne è andato uno che stimavamo e a cui volevamo bene. L’altra notte sulle scale della clinica di San Fili gli amici più stretti cercavano inutilmente di nascondere il dolore ricordando episodi scherzosi di una vita trascorsa insieme a lui. Oggi lo accompagneremo nell’ultimo viaggio, nella sua Fuscaldo, davanti a quel mare che amava tanto. Sapendo o intuendo la sua fine prossima aveva parlato di lunghe passeggiate che avrebbe fatto sulla spiaggia. Ci ha lasciati, Francesco Martini, in punta di piedi, con il suo stile, quello di una vita troppo breve per lui, per i suoi parenti, per i suoi amici, per il suo giornale. Si occupava della pubblicità ma lui era il Quotidiano, perché un giornale con un’anima è fatto di tante anime che in esso si riflettono dandogli e prendendo luce. Un giornale pulito non poteva non avere il suo volto pulito di persona perbene. Era responsabile di un settore delicato, vitale per l’azienda e per noi tutti, in una terra difficile come la Calabria, ma la sua credibilità era tale da imporre sempre a chiunque il rispetto delle regole e della professionalità. Semmai qualche volta litigavamo per il contrario, quando scopriva le scorrettezze di qualche cliente e si arrabbiava e avrebbe voluto che tutti ci adirassimo come lui. Schietto e franco, si poteva appunto litigare con lui ma il motivo era sempre lo stesso – rafforzare il giornale, renderlo più appetibile e apprezzato – e perciò un minuto dopo si ritornava amici come prima. Dalla primavera scorsa la malattia l’aveva tenuto lontano dal lavoro, lui non mollava, per qualche settimana tra una chemio e l’altra era pure ritornato. Nessuno ha occupato la sua stanza e neanche ci ha pensato. Faceva arrivare i suoi consigli, i suoi colleghi del settore glieli chiedevano. Un mese fa nell’oasi umana prima che sanitaria di Villa Igea eravamo attorno al suo letto io e Antonella Dodaro. A lei spiegava questo o quell’altro particolare, che cosa si poteva fare, chi era più adatto, discuteva di un futuro che sembrava impossibile non gli appartenesse più. E poi a me ha fatto i complimenti non di circostanza perché era uno che tante volte mi aveva detto che cosa non gli piaceva del giornale. «Com’è bello», ripeteva e parlò a lungo del mare e della nostra petizione “Liberi dalle scorie”. Confesso, mi rese felice anche perché mi fece capire quanto contasse per lui leggere ogni giorno il suo “Quotidiano” e come fosse importante per noi farlo bene anche per uno come lui. Non ho conosciuto Francesco Gallina, morto proprio nei giorni in cui stavo preparando le valigie per venire in Calabria. Ricordo tutto quello che si scrisse e poi ho sentito spesso dire di lui. Mi è rimasta impressa una frase letta e ascoltata tante volte: «Era un signore». Ci ho pensato in queste ore e non mi viene un altro modo migliore per parlare di Francesco Martini: «Era un signore». Sono i signori che, a volte in maniera anche poco appariscente, rendono grande questa terra purtroppo afflitta da troppi che la fanno andare giù. Sono i signori che consentono a voi di poter leggere ogni mattina un giornale pulito e libero. Grazie, Francesco, a nome di tutti noi, anche dei lettori che non ti hanno conosciuto. E un abbraccio a tua sorella Giancarla, che ti è stata accanto notte e giorno alleviando il tuo calvario, e a tua figlia Ludovica, il cui radioso sguardo ci ricorderà sempre il tuo.

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