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di SARA LORUSSO
POTENZA – C’è poco da fare, si può stare a parlare per ore delle proposte, delle idee, dei progetti. Ma alla fine il punto a cui si torna è sempre lo stesso: le casse del comune di Potenza sono “ingessate” e non ci si può allargare in fatto di programmazione. Ovvero, è sul quotidiano, sulla spesa corrente, quella destinata alla manutenzione ordinaria della città, che il capoluogo fa un’incredibile fatica. Eppure, è proprio da un “semplice” calcolo sul quotidiano che il consigliere comunale, Emilio Libutti (Udc) parte per lanciare una proposta: un finanziamento speciale per la città di Potenza. Solo così, spiega, facendo appello ai livelli superiori, tra Governo e Regione, e senza distinzione di colore politico, il capoluogo potrà avere un po’ di respiro. Il punto di partenza è numerico. «Ogni giorno a Potenza – spiega – giungono statisticamente dalle 25 mila ai 40 mila persone che si aggiungono ai residenti in ragione della presenza di strutture e uffici di interesse regionale». Facile pensare all’ospedale San Carlo, agli uffici regionali, all’università, al tribunale. Senza contare partiti, associazioni, sindacati.
Ma proprio «questa mole consistente di utenti – aggiunge – pone a carico del comune una serie di costi aggiuntivi che difficilmente possono essere sostenuti da un bilancio ordinario e con stanziamenti determinati dalle norme vigenti» e che si calcolano sulla base demografica residenziale. Tanto per non restare nel vago, Libutti richiama due esempi banali: «trasporto pubblico urbano e raccolta e smaltimento dei rifiuti. Una popolazione di 30, anche 40 mila persone che ogni girono si aggiunge a quella “di base” deve ovviamente trovare servizi adeguatamente dimensionati, i cui costi, però sono a carico del bilancio comunale e, in parte, dei cittadini di Potenza attraverso la Tarsu o l’addizionale comunale che hanno, ancora una volta, secondo norma, come riferimento la sola popolazione residenziale». E se questo non dovesse bastare, «si pensi alle strade, ai parcheggi, al sistema delle scale mobili e di ascensori pubblici».
Allora, l’appello. «Per immaginare il rilancio del capoluogo – aggiunge Libutti – e una maggiore qualità della vita è assolutamente indispensabile che i trasferimenti finanziari da parte dello Stato e degli altri enti avvengano tenendo conto della popolazione servita e non solo del numero dei residenti». Lo dice sollecitando tutte le parti politiche: «Il capoluogo va considerato una risorsa al servizio dell’intera regione ed è chiaro che bisogna mantenere, anzi, implementare il ruolo di sostegno dei processo di sviluppo della Basilicata: ma allo stesso tempo alle funzioni devono essere abbinati strumento e mezzi».
Ecco allora che «l’unica soluzione possibile – rinnova la sollecitazione – sta nella verifica della possibilità tecnica di stanziamenti straordinari, come peraltro accaduto riconoscendo il ruolo di “Roma capitale”, sia chiaro, con le dovute proporzioni». Poi, però, la condizione: «Per fare questo è necessario il contributo di tutte le forze politiche, con il superamento di interessi e personalismi. Dobbiamo avere tutti la consapevolezza che un capoluogo aperto ed efficiente nell’attirare le risorse, finanziare ed umane, rappresenta la garanzia dello sviluppo dell’intera regione». A livello comunale, ha già discusso della proposta con altri colleghi consiglieri, in modo bipartisan, e sembra abbia trovato disponibilità a un percorso comune. Ma Libutti precisa: «Non ci deve essere polemica, nè l’ostacolo può essere la recriminazioni sul passato». E poi, a dirla tutta, «anche noi che amministriamo oggi, tra qualche anno saremo giudicati».

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