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Un invito ai mafiosi alla conversione ed ai giovani esponenti delle cosche a lasciare la strada della ‘morte’ è stato rivolto dal vicario episcopale della diocesi di Oppido-Palmi e referente di Libera in Calabria, don Pino Demasi, nel corso dell’omelia durante i funerali a Rizziconi di Francesco Maria Inzitari, il giovane di 18 anni ucciso con dieci colpi di pistola a Taurianova. Ai funerali era presente anche il padre del ragazzo ucciso, Pasquale Inzitari, l’ex esponente dell’Udc attualmente agli arresti domiciliari perchè condannato per concorso esterno in associazione mafiosa. Al rito funebre hanno partecipato numerose persone, tra cui molti giovani, che hanno gremito la Casa famiglia di Nazareth. Al termine della messa il feretro è stato trasferito nel cimitero di Delianuova (Reggio Calabria). «Permettetemi – ha detto don Demasi nel corso dell’omelia – che mi rivolga anche ai mafiosi ed a coloro che antepongono i propri interessi ed i propri loschi affari a qualunque possibilità di vita civile e serena del nostro territorio. Voglio citare le parole di Giovanni Paolo II nella Valle dei Templi: che ci sia concordia, perchè Dio ha detto di non uccidere. La mafia non può cambiare e calpestare questo diritto santissimo di Dio e per questo vi chiedo di convertirvi». Don Demasi ha poi rivolto un «invito particolare e soprattutto una mano tesa ai giovani che sono già caduti nella rete della mafia e tra loro, probabilmente, ci saranno anche i sicari di Francesco. Non fatevi imbrogliare dalla ‘ndrangheta perchè la mafia può darvi soldi, donne, macchine blindate ma una cosa la procura certamente anche a voi, la morte. Riprendetevi la vita. Venite, siamo pronti ad accogliervi e ad aiutarvi ad uscire da questo tunnel». «La morte di Francesco – ha aggiunto – è assurda e sconvolgente e anche se in questo momento il silenzio parla più delle parole, noi tutti ci chiediamo fino a quando ancora ci dovrà essere sangue sulle nostre strade e il perchè di questa uccisione». Don Demasi ha ribadito l’invito ai giovani a scendere in piazza per ribellarsi contro la mafia. E proprio su questo tema, il sacerdote, al termine della cerimonia funebre, ha incontrato alcuni giovani con i quali ha discusso delle possibili iniziative da intraprendere.
Secondo l’indagine contro Francesco Maria Inzitari sono stati sparati, complessivamente, otto colpi con una pistola calibro 9 munita di caricatore bifilare. A sparare sarebbe stata una sola persona. L’agguato è stato fatto in una zona scarsamente illuminata nei pressi della pizzeria in cui Inzitari si sarebbe dovuto recare per partecipare alla festa di compleanno di un’amica. L’omicidio, secondo quanto è emerso dai primi accertamenti, non avrebbe avuto testimoni.
Il padre, Pasquale Inzitari, imprenditore, per anni è stato un politico di primo piano della piana di Gioia Tauro, ricoprendo anche l’incarico di vice sindaco e assessore di Rizziconi e arrivando alla candidature per le politiche del 2006 con l’Udc senza essere eletto. La sua carriera politica si è interrotta nel maggio del 2008, quando è stato arrestato insieme a Domenico Rugolo, di 73 anni, considerato uno dei boss della ‘ndrangheta della Piana.
E nel settembre scorso è giunta la condanna a sette anni e quattro mesi di reclusione per concorso esterno in associazione mafiosa. Gli investigatori non escludono alcuna ipotesi, ma la prima pista che intendono seguire per dare un volto agli assassini di Francesco Maria è proprio quella della vendetta trasversale. Perchè di sicuro il delitto è di chiaro stampo mafioso, tant’è che l’inchiesta, condotta dai carabinieri, dopo i primi atti urgenti della Procura di Palmi, passerà alla Dda di Reggio Calabria.
Inzitari, che si trova ai domiciliari e non ha mai collaborato con gli iquirenti, era anche il cognato di Nino Princi, l’imprenditore morto nel maggio 2008 in seguito all’esplosione di una bomba sotto la sua auto e che, a sua volta, era il genero di Rugolo. Inzitari, secondo gli inquirenti, è stato la mente imprenditoriale della costruzione del centro commerciale Parco degli Ulivi di Rizziconi, realizzato, secondo l’accusa, su terreni acquistati in precedenza a prezzi agricoli da prestanome della cosca Crea, una volta alleata con quella dei Rugolo. I terreni passarono poi alla società Devin, di cui Inzitari era socio, che vi costruì il centro commerciale.
Ma l’imprenditore, per sottrarsi alle continue richieste di denaro e lavori dei Crea, si sarebbe rivolto al cognato Princi che, secondo l’accusa, fece arrestare, nel luglio 2007, dopo una decina d’anni di latitanza, il presunto boss Teodoro Crea anche allo scopo di dare totale campo libero al suocero Domenico Rugolo. Per quell’intervento, Princi, secondo le indagini condotte dalla Dia reggina, sarebbe diventato socio occulto della Devin al 16%. La società fu successivamente ceduta, nel 2007, al Credit Suisse per oltre 11 milioni di euro.
Gli investigatori puntano sulla vendetta anche perchè Francesco Maria Inzitari era «assolutamente incensurato», come ha detto un inquirente. Il giovane, nel luglio del 2007, fu ferito da una coltellata in circostanze che il procuratore di Reggio Calabria, Giuseppe Pignatone, ha definito oggi «poco chiare». A colpirlo, pochi giorni dopo l’arresto di Crea, fu un minorenne imparentato col boss.
Al di là di quelli che saranno gli aspetti giudiziari, comunque, Pignatone ha evidenziato che «l’aspetto caratterizzante» dell’omicidio del diciottenne «è la logica perversa che coinvolge e travolge tutto e tutti con una ferocia eccezionale. L’omicidio si segnala soprattutto per la ferocia e toglie ogni dubbio, ammesso che ve ne potessero essere, sul fatto che la ‘ndrangheta non guarda in faccia a nessuno e pregiudica qualunque possibilità di vita civile in Calabria».

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