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«I seicento lavoratori dipendenti delle Comunità montane calabresi rischiano concretamente di rimanere senza lavoro a fine anno». È quanto si afferma in una nota congiunta di Cgil, Cisl e Uil con la quale si proclama lo stato di agitazione.
«La legge finanziaria in discussione – affermano i segretari generali regionali Alfredo Iorno per la Cgil (in foto), Natale Pace (Cisl) e Raffaele Gentile (Uil) – ha cancellato lo stanziamento di risorse e, di fatto, il Governo ha sancito la morte di queste importanti istituzioni locali, nate per governare i problemi dei territori collinari e montani, salvaguardando le tradizioni, le radici delle miriadi di piccole comunità altrimenti a rischio di estinzione.
Da un lato si cancellano funzioni importanti per i cittadini e il territorio, dall’altro si getta lo scompiglio in seicento famiglie calabresi, la maggior parte monoreddito, che dal prossimo gennaio vedranno andare in fumo il proprio posto di lavoro».
«Non si capisce chi gestirà in Calabria – prosegue la nota dei sindacati – queste importanti funzioni istituzionali e niente è dato sapere sulle intenzioni della Giunta e del Consiglio regionale per le sorti dei lavoratori. Cgil, Cisl e Uil funzione pubblica regionali, chiedono alla Giunta e al Consiglio della Regione l’avvio di una serrata trattativa, anche natalizia, con il presidente della Giunta regionale, Agazio Loiero e con l’assessore alle Riforme istituzionali, Liliana Frascà e chiedono un incontro al presidente del Consiglio, Giuseppe Bova, che molti mesi addietro aveva assunto sul problema precisi impegni, naturalmente disattesi».
«Il sindacato calabrese unitario – conclude la nota – proclama pertanto lo stato di agitazione dei lavoratori e delle lavoratrici delle Comunità Montane calabresi e già nelle prime giornate di gennaio organizzeranno dure forme di protesta e di piazza».

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