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Un lungo, commosso e sentito applauso, ieri ha salutato l’uscita dalla casa comunale del feretro dell’ex Sindaco della città, del già Presidente per due mandati della Provincia di Cosenza, del Consigliere regionale in carica Antonio Acri. Qui la salma era arrivata giovedì pomeriggio, dove era stata allestita la camera ardente che per tutta la serata e nella mattinata di ieri è stata mèta di un grande afflusso di gente comune,di rappresentanti della politica di tutti gli schieramenti, delle Istituzioni, di personalità della società civile che hanno voluto portare il saluto e una preghiera ad un uomo che per quasi 35 anni è stato un degno ed autorevole esponente del mondo politico ed istituzionale calabrese. Un via vai commosso e silenzioso di tanti, anche alcune scuole cittadine, che si sono voluti stringere intorno alla famiglia e portare loro i sensi della stima nei riguardi dello scomparso e il cordoglio per la perdita subìta. Una presenza compatta scandita anche dall’alternarsi del picchetto d’onore intorno alla bara, fatto ora da uomini in forza alla polizia urbana cittadina e alla polizia provinciale, ora da compagni ed amici di partito, ora da consiglieri regionali che si sono voluti alternare in questo significativo ed espressivo atto di rispetto e riverenza. Come carico di significato è stato il gesto di affetto e di saluto tributatogli dagli esponenti del suo partito, il Pd. Una trentina di gerbere rosse che ad una ad una sono state deposte ai piedi della bara a cominciare dal Presidente della Provincia Mario Oliverio, al Segretario regionale Carlo Guccione, al Segretario cittadino On. Franco Laratta, seguiti da dirigenti, iscritti, donne, giovani ed anziani, colleghi vecchi e nuovi di partito. Intorno alle 14,00 la camera ardente è stata chiusa, le tante corone Istituzionali recapitate al municipio sin dai eri affisse ai carri, i gonfaloni listati a lutto quelli presenti in sala e quelli di tanti comuni piccoli e grandi della provincia cosentina ma anche di altre province calabresi esposti all’esterno del palazzo comunale raccolti e si è dato il via al lungo corteo funebre. Un serpentone di macchine che ha accompagnato la salma fino alla chiesa parrocchiale dell’ Olivaro, il quartiere periferico dove Acri aveva scelto di vivere e dove la famiglia ha voluto che si celebrassero i funerali. La chiesa troppo piccola per contenere tutti, ha ospitato i familiari, le Istituzioni e le Autorità politiche. In tanti, gente comune e personalità, hanno seguito in rispettoso e religioso silenzio all’esterno dove era stato allestito uno schermo gigante, la concelebrazione liturgica presieduta dal Parroco Mons. Carlo Arnone con la presenza di altri sacerdoti sia della città che giunti da fuori. Mons. Arnone ha portato il saluto e le condoglianze dell’Arcivescovo di Cosenza Mons. Salvatore Nunnari, impossibilitato a presenziare alla celebrazione perché impegnato in Vaticano per una consacrazione episcopale. Una celebrazione semplice ed essenziale, come voleva la famiglia e come sarebbe piaciuta a Tonino nella quale il parroco nel ricordare le doti umane e politiche di Acri che lo hanno reso caro a tutti, la sua disponibilità, fra l’altro ha detto: “siamo grati per la volontà espressa, di essere accolto nella piccola parrocchia del suo quartiere, segno questo che abbiamo costruito una identità nella quale lui si è riconosciuto. Alla tristezza e al dolore umano per il distacco, – ha detto – seguirà la gioia di sentirlo unito a Dio”. Commossi e toccanti i saluti civili che sono stati portati alla fine della celebrazione dal Sindaco della città Antonio Nicoletti e dal Presidente del Consiglio Regionale Giuseppe Bova. Del defunto ne hanno esaltato le caratteristiche e le qualità. Nicoletti ha detto: “E’ stato un uomo ed un politico che non ha innalzato muri ma ha costruito ponti fatti di rapporti fecondi, di collaborazione e solidarietà fattiva ed istituzionale”. Bova ha toccato le corde del cuore stimolando i ricordi e le reminescenze personali che ciascuno, dei tanti che lo conoscevano, in questi giorni ha tirato fuori dai cassetti della propria memoria, parlando di “un rito sacro del sacrificio e del commiato per un uomo giusto, genuino ed appassionato. Uno che ha saputo ricevere i colpi bassi della calunnia e della menzogna. Uno che ha saputo sempre fare squadra. Un uomo che credeva in se stesso e nella sua terra”. Resta con noi Signore perché si fa sera, cantava il coro parrocchiale mentre il sacerdote incensava e benediva la bara. E la sera è cominciata a calare nel momento degli ultimi saluti, degli abbracci e dell’addio, quando la bara di Tonino ha lasciato la Chiesa a pochi passi dalla sua casa, per l’ultimo atto: il gesto della sepoltura.
Barbara Marrella

Ecco il testo integrale dell’orazione funebre del presidente del consiglio regionale Giuseppe Bova:

Caro Tonino,
stavolta non è come le altre volte negli ultimi cinque anni.
Non posso darti la parola. A parlare ora sono solo io. Di nuovo io.
Come un’altra tristissima volta, per ricordare un altro di noi che non c’era più.
Ieri la tragedia immane di Franco Fortugno, adesso la tua scomparsa dopo una lunga, strenua lotta contro quel male che ancora oggi miete troppe vite e che stavolta ha reciso la tua. Ora siamo qui, dopo il rito sacro del commiato, per darti l’estremo saluto. Vorrei avere il dono straordinario della consolazione per poterlo dare a tua moglie, ai tuoi figli, ai tuoi congiunti, a tutti quelli che soffrono e sprofondano nella tua mancanza. Vorrei, vorrei tanto; ma loro hanno nella testa e nel cuore i giorni e le notti che, assieme a te, hanno consumato, indagando il volto dei medici e il tuo, nascondendo anche a se stessi la profonda inquietudine che li attanagliava. Quell’inquietudine è finita, come la tua sofferenza, per vincerla le hai tolto anche il respiro, il tuo, compiendo il cammino della tua vita.
Questo è un uomo, vorrei gridare a me stesso, a quanti sono, siamo venuti qui. Tanti, tanti amici; tra loro numerosi eletti del popolo e anche i consiglieri della Regione, presenti per esprimere il loro cordoglio alla tua famiglia, per onorarti e ringraziarti, come si fa con un uomo giusto, genuino, appassionato.
In tanti, ciascuno citando un proprio ricordo, me lo hanno ripetuto in queste ore: Tonino era davvero una bella figura di uomo, concludevano tutti. Era un uomo che credeva in se stesso e nella propria terra, diceva il primo; ricordi Bova il suo intervento in Consiglio regionale, quando, già malato, esaltava la professionalità dei medici che lo curavano e la qualità della medicina nel polo oncologico? E il lavoro nel Comitato per la qualità delle leggi, l’hai dimenticato, aggiungeva un altro. Rammenti l’impegno, il rigore che ci metteva, e il documento finale, il rapporto chiaro da dare all’opinione pubblica? Ma è sempre stato così, ribadiva un altro. Non solo in Consiglio regionale, ma anche alla Provincia, nel periodo assai lungo in cui l’ha presieduta. E giù un altro esempio, di qualche anno addietro; la presentazione di un libro di Renate Siebert; con l’autrice, e poi Mirella Barracco, altre ancora; e Tonino intervenendo a dire: “Congratulazioni Renate, sei davvero assai brava; ma, qui e ora, io ti chiedo di mettere la stessa passione e lo stesso impegno nel tuo lavoro di assessore alla Provincia”. Altri magari lo ricorderanno come sindaco di San Giovanni in Fiore, o come presidente della Lega delle Autonomie, o, ancora, come giovane centravanti, realizzatore e uomo di squadra prima, allenatore di giovani dopo.
Sì, Tonino era così; dava del tu alle persone, prendeva di petto i problemi, agendo in maniera limpida e non scoprendo mai la sua area d’azione.
Caro Tonino, ne è passato di tempo.
Giovane tra giovani, tanti anni fa: cantavamo, noi vivremo del lavoro; la gran causa del riscatto; i nostri eroi erano contadini poveri, emigrati e intellettuali che ne onoravano il duro mestiere di vivere.
E’ stata una vita bella la tua: per la tua comunità, per la tua terra, per i tuoi amici, per la tua famiglia.
Anche in questi ultimi anni hai fatto squadra; impegnandoti; dando l’esempio; aiutando tutti a crescere; fino alla fine.
Non ti sei perduto d’animo, hai retto i colpi bassi della menzogna cattiva e arrogante. Nei momenti più difficili di questa travagliata legislatura tu c’eri sempre, con la tua lingua diritta e il tuo animo forte e sicuro.
Gridiamo la verità, dicevi. Impegniamoci il più possibile; e aggiungevi, anche in Calabria si può fare, si può fare bene.
Eri come il vento fresco delle montagne, eri il refrigerio consolatore, eri l’amico, l’anima vera di quella Calabria che è nostra madre, padre, fratello, sorella e figli.
Grazie, grazie di cuore Tonino.
Malato, affaticato, hai continuato ad agire come sempre. Anche durante le brevi interruzioni del ciclo di chemio, tu c’eri, per una riunione di commissione o per il lavoro in aula. Ce l’abbiamo fatta: assieme abbiamo portato a termine un lavoro assai difficile.
Grazie Tonino; tu, tu l’hai fatto anche mentre ti si consumava la vita. Come quelli di tempra, e la nostra montagna ne alleva tanti; essi mostrano di che pasta sono fatti nei percorsi e nei momenti difficili.
Nostra patria è il mondo intero, nostra legge la libertà, cantavamo.
Ne hai portati di pesi per questo, Tonino; certo che ora ci manchi, che sarà forte la mancanza di uno come te; ancor più ora che è sera; ti sia lieve la nostra terra, ti sia sereno il riposo.
Addio Tonino; sei ora parte del mondo che ci ha dato la vita e che amiamo; sei tornato ad essere Calabria.
Addio.

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