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E’ iniziata mercoledì in tarda mattinata e si è conclusa all’alba di ieri la maratona sul riparto del Fondo Sanitario Nazionale che ha raccolto intorno al tavolo romano di via Parigi le Regioni italiane.
Trentadue ore di riunione per una “torta” che per il 2010 vale 106.164 milioni di euro, finanziamenti ottenuti dalle Regioni dopo un lungo confronto con il governo conclusosi con la firma del “Patto per la salute” avvenuta lo scorso 3 dicembre.
«Un lavoro molto impegnativo, un confronto intenso», aveva pronosticato il presidente della Conferenza delle Regioni Vasco Errani, mercoledì ad inizio lavori. Pronostico azzeccato visto che la discussione sul riparto del Fondo Sanitario è iniziata subito in salita avvitandosi soprattutto sui criteri da assumere per suddividere le risorse. Quelli applicati dal Welfare nella proposta di riparto inviata ai governatori, e in particolare la ponderazione della quota degli anziani sul totale della popolazione, si traducevano per alcune regioni in finanziamenti aggiuntivi rispetto allo scorso anno, per altre in un taglio o un ridimensionamento delle cifre. Ed è chiaro che chi ha l’opportunità di avere di più difficilmente voglia cedere il passo. Tra le regioni, quindi, c’è stato un lungo braccio di ferro, contrappuntato da proiezioni e stime nel tentativo di ripesare i parametri del riparto e trovare una via d’uscita. Sulle barricate in particolare le regioni del sud e la Liguria. «Questo riparto è inaccettabile – diceva l’assessore alla Sanità della Liguria Claudio Montaldo -. Il peso del parametro legato alla popolazione anziana viene dimezzato e per noi che abbiamo un 26,5% di over 65 e un 13% di over 75, questo significa un taglio di 129 milioni rispetto al 2009».
Determinata anche la posizione delle regioni del sud che si sono confrontate sulla scia del documento che tutte insieme, Abruzzo escluso, avevano presentato il 3 dicembre, documento poi ritirato per favorire la ratifica del Patto per la Salute 2010-2012 con il Governo.
Nel corso della due giorni le regioni non hanno riproposto collettivamente lo stesso documento ma ognuna ha avanzato singole richieste riguardanti le proprie peculiarità.
«La Basilicata – sottolineava il governatore lucano in occasione della firma del Patto Salute – continua a sostenere il problema della scala demografica che è un procedimento iniquo», quello che veniva contestato è il principio che prevede l’aumento o la diminuzione dei fondi a seconda dell’andamento demografico, in poche parole più soldi a regioni che vedono crescere la loro popolazione meno a quelle che la vedono diminuire. E su questo punto una vittoria ieri è stata ottenuta.
«Non si è tenuto conto della diminuzione aritmetica della popolazione» ha spiegato il presidente De Filippo al termine della maratona romana che ha concluso prendendo il testimone dall’assessore Antonio Potenza, presente all’apertura dei lavori di mercoledì. Il governatore lucano si è dichiarato «soddisfatto» della conclusione della riunione, seppur in un quadro generale di grande difficoltà per il settore sanitario.
La Basilicata taglia il traguardo della maratona portando a casa per il 2010 circa 1 miliardo e 22 milioni di euro ma soprattutto «recuperando totalmente», sottolinea ancora De Filippo, i 14 milioni di euro di cui, secondo l’iniziale proposta del Welfare, avrebbe dovuto essere ridotta la “fetta” lucana.
Soddisfazione per l’accordo è stata espressa anche dal presidente Errani che, dopo il botta e risposta consumatosi a distanza giovedì pomeriggio con il ministro Sacconi (che richiamava le regioni ad ispirarsi a criteri oggettivi nel riparto del fondo sanitario), ha commentato: «Questo riparto è l’ennesima dimostrazione del senso istituzionale delle Regioni e della loro volontà di continuare ad offrire ai cittadini dei servizi sanitari sempre più appropriati e di qualità».
Manuela Boggia

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