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NON E’ un’intervista facile, quella con l’assessore alla Formazione e lavoro Antonio Autilio. Considera «illazioni» le informazioni fornite da precari e sindacati. E poi non ha molto tempo a disposizione: dice di continuo “Va bene?”, come per chiudere, spesso interrompe all’inizio della domanda. Le voci, sul registratore, si sovrappongono spesso.
Assessore, emergono da precari e sindacati alcune situazioni che riguardano il suo dipartimento…
«Non so, è un problema che riguarda soprattutto la presidenza (della giunta, ndr), quindi dobbiamo innanzitutto decidere con la presidenza, in generale, e poi… Ieri ci siamo incontrati tutti quanti in giunta e vedremo un po’ cosa dobbiamo fare».
Certo, però ci sono alcune questioni aperte su cui…
«Vabbe’, ma i precari vanno trattati simultaneamente, in modo assolutamente identico, per cui non si possono fare differenziazioni fra dipartimenti. Quindi dobbiamo per forza di cose aspettare le decisioni che prenderemo in giunta e poi vedremo un po’».
Pare che il dipartimento Formazione si stia muovendo in direzione diversa dagli altri…
«Non ci risulta per niente».
Pare che la Formazione non abbia chiesto la conferma dei suoi precari…
«Sono tutte chiacchiere. Abbiamo fatto la richiesta al pari di tutti gli altri dipartimenti, poiché ci sono esigenze di servizio, di effettuare la proroga nell’ambito di quelle che sono le competenze della chiusura del Por 2000-2007. Sono tutte sciocchezze quelle che dicono. C’è un documento protocollato del direttore generale già da qualche giorno che è pervenuto regolarmente alla giunta. Le cose che si dicono all’esterno sono chiacchiere».
E’ per questo che gliele chiediamo: in modo che possa dire che non sono vere.
«Sì, ma sono informazioni assolutamente non corrette. Come si fa a immaginare che noi – se su cento precari dieci sono i nostri – diciamo ai nostri: non ti prorogo. Come se la Regione si muovesse con cinquanta ruote diverse».
E’ vero che sono stati aperti canali attraverso cui stanno per arrivare altri precari alla Formazione?
«Se dobbiamo fare un’indagine che possa essere in qualche modo utilizzata speculativamente da qualcuno che pensa di raggiungere altri obiettivi…».
No, sono timori dei precari.
«Non sono i precari. Perché i precari sappiamo bene perché lo sono diventati: non per bravura o per altro. Sono diventati precari e poi rimangono in quella condizione. E’ chiaro che non c’è possibilità di sanarli diversamente. Adesso noi cerchiamo di prorogare. Poi vediamo con i concorsi».
Si parla di ingressi di nuovi precari attraverso una long list, un bando di gara…
«Sono chiacchiere…».
No, sono documenti.
«I documenti sono una cosa. Allora, devono dire: che cosa c’è. Un bando per l’assistenza tecnica? Bene: il bando per l’assistenza tecnica è stato fatto a livello europeo, ha vinto la gara un’associazione temporanea d’imprese. E sono interinali: è un’altra cosa, non sono precari. Interinali, cioè gente che lavora per una società».
Sì, ma i sindacati ad agosto hanno contestato la scelta, con un comunicato stampa, perché dicevano che il servizio costa quattro volte quanto costavano i precari.
«Possono costare anche venticinque volte quanto dicono loro. I sindacati si sono ricordati di contestare questo quando? A gara finita. Quando la gara – di validità europea – era stata assegnata. La gara è durata un anno. E’ stata bandita, è stato fatto il concorso, hanno partecipato. Poi, guarda caso, forse perché non ha vinto forse chi poteva essere bene accetto a qualche cosa, escono le censure sulle modalità».
Sta dicendo che i sindacati hanno accusato perché non ha vinto qualcuno, insomma.
«No, io non parlo dei sindacati. Sto dicendo che è strano che venga fuori una censura su una modalità operativa quando è stata fatta l’aggiudicazione. A me sembra una cosa assolutamente strana. I sindacati avrebbero dovuto contestare la cosa all’inizio».
E l’affidamento dell’assistenza tecnica…
«Deve andare a chiederlo a chi ha fatto l’affidamento, non a me».
Beh, ma lei…
«Non può supporre che è l’assessore. C’è una commissione che ha affidato, ha valutato e ha fatto tutto quello che doveva fare».
La domanda era sulla ratio del bando: è un atto che renderà superfluo chi già lavora nell’assistenza tecnica?
«Che c’entra? Sono due assistenze tecniche diverse. Che domanda è?».
Assessore, è una domanda. Perché si arrabbia?
«Ma io mi arrabbio sì: lei così fa la sponda a quanti…».
Nessuna sponda, assessore.
«L’assistenza tecnica 2000-2006 è stata valutata e aggiudicata in un certo modo. Non è che si può pigliare l’assistenza tecnica 2000-2006 e si passa al 2007-2013, che invece richiede percorsi di selezione diversi: o long list, e quindi criteri di comparazione, che penso siano assolutamente complicati da fare. Tant’è che abbiamo una long list ferma da un anno, un anno e mezzo, e non abbiamo mai preso nessuno. Quando a una long list partecipano 1.500 persone, credo che sia assolutamente impossibile fare una comparazione. E allora la scelta della gara è quella più tranquilla. Così come fanno tutte le Regioni d’Italia».
La cosa di cui hanno paura i precari è che fra quindici giorni scadono i contratti.
«I precari non devono avere paura: la Regione sta guardando e valutando apertamente la loro posizione. Sfido uno qualunque di loro a dire che la Regione si sia dimenticata dei precari. Questa non è la prima proroga, hanno ottenuto più proroghe e probabilmente ne otterranno un’altra».
Si metta nei panni di uno di loro: non sa se fra quindici giorni avrà un contratto o meno. Immagina che potranno avere paura?
«Ma sono precari. Sono precari. Persone che non sono impiegati definitivi della Regione».
Ma almeno il diritto a conoscere il proprio futuro prossimo, ce l’avranno?
«La consapevolezza è questa: la Regione sta valutando di trovare un sistema per poter cercare di dargli ancora un po’ di spazio perché ci sono i presupposti: i programmi operativi non sono completamente chiusi, vanno esauriti. Quindi loro sono ancora collegati a questa fase e saranno completati. Per cui c’è la possibilità di avere qualche mese di proroga. Però sono precari, non possiamo stabilizzarli».
Qui non si parla di stabilizzazione, ma di rinnovo.
«E quindi non si devono preoccupare: la giunta è storicamente sensibile al problema».
Pare ci sia una long list istituita alla Formazione con una determina dirigenziale, ritirata perché ci voleva una delibera di giunta. Conferma?
«Non glielo so dire. Non penso».
Il timore dei precari è che le elezioni regionali del 2010 spingano i politici a crearsi un bacino elettorale e dunque a chiamare i “propri” precari. Lei pensa che sia un timore fondato?
«Lo deve chiedere a chi le ha fatto questa domanda».
Lo chiedo a lei che è un esponente politico e un amministratore.
«Lei non lo deve chiedere a me perché lei in questo momento sta facendo la sponda a delle…».
Di nuovo: nessuna sponda.
«Io faccio attualmente l’assessore, ma faccio l’avvocato di professione, non il politico. Le posso dire che questi signori che le mettono in bocca queste illazioni…».
Nessuno ha messo niente. E’ una domanda.
«Questa è un’illazione. Non è una domanda da fare a una persona che è impegnata in politica».
E a chi bisognerebbe farla, assessore?
«E’ una considerazione che può fare all’esito di un accertamento. Ma mi chiede una cosa alla quale che cosa le dovrei rispondere? Sta dicendo una cosa che non è corretta e non è reale».
Assessore, vuole dire che in Regione non è mai entrata una persona per motivi politici?
«E’ semplicemente un’illazione».
Lei ha cominciato questa conversazione dicendo che i precari non sono lì per bravura.
«Ci sentiamo la prossima volta. Non mi faccia dire quello che non devo dire. Va bene?».
ro. pe.

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