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Nove italiani su dieci trascorrono la vigilia e il pranzo di Natale a casa con parenti e amici, con una spesa di circa 120 euro a famiglia per gustare soprattutto i piatti della tradizione italiana: dal cappone in Piemonte alla minestra di cardi in Abruzzo, dalla brovada e muset con polenta in Friuli, alle scillatelle in Calabria, dal pandolce in Liguria al fristingo nelle Marche, dai canederli in Trentino allo sfincione in Sicilia e molte altre specialità presenti in tutte le regioni italiane. È quanto stima la Coldiretti, secondo cui gli italiani nonostante la crisi non sembra vogliano rinunciare alla qualità come dimostra il fatto che spenderanno circa 2,8 miliardi di euro a tavola per il Natale. La tendenza è però quella di una crescita delle portate made in Italy con l’abbandono delle mode esterofile del passato pagate a caro prezzo: meno caviale, ostriche, salmone o ciliegie fuori stagione e più bollito, cappelletti in brodo, pizze rustiche e agrumi nostrani per recuperare le tradizioni del passato e arrivare a risparmiare anche il 30 per cento. Peraltro in questo Natale si registra anche un aumento del numero di quanti colgono l’occasione per dedicare un pò più di tempo ai fornelli che, oltre ad essere motivo di svago, fa bene alle tasche.
A finire sulle tavole del Natale sono anche gli omaggi enogastronomici delle festività che, secondo un sondaggio on line condotto dal sito www.coldiretti.it, per quasi quattro italiani su dieci (39 per cento) sono il «regalo che si vorrebbe trovare sotto l’albero» seguito dal 21 per cento che sceglie un capo di abbigliamento, il 15 per cento cd/dvd, il 13 per cento l’ultima novità della tecnologia informatica del futuro e altro il 12 per cento. L’Italia ha conquistato in Europa il record nelle produzioni tipiche con 193 prodotti a denominazione di origine Dop/Igp (oltre il 20 per cento del totale riconosciuto dall’Unione europea) senza contare le 4.471 specialità tradizionali censite dalle regioni e i 469 vini a denominazione di origine controllata (Doc), controllata e garantita (Docg) e a indicazione geografica tipica (Igt). Tra i più gettonati ci sono – continua la Coldiretti – i vini, i formaggi, i salumi, gli oli di oliva e legumi, frutta secca ed altri prodotti con una netta impennata per i prodotti tipici del Natale come gli spumanti. Immancabile sulle tavole del Natale il panettone e il pandoro con una produzione in Italia di più di 110 milioni, dei quali poco più del 10 per cento con metodo artigianale, anche se ? sottolinea la Coldiretti – si prevede che per le festività di fine anno saranno molti a riscoprire dolci tradizionali del territorio. Se – conclude la Coldiretti – in Calabria si consumano i fichi a crocetta ricoperti al cioccolato e i torroncini, dolci al cedro e al bergamotto, in Campania è il tempo di struffoli e roccocò; in Friuli della gubana (noci, mandorle, uvetta, miele, vino e rhum, il tutto avvolto in sfoglia); in Molise i calciuni a base di farina, vino, castagne lessate, rhum, cioccolato, miele, mandorle, cedro candito, cannella; in Puglia i porcedduzzi (frittelline piccolissime con miele o zucchero); in Emilia il Panone di Natale di Bologna (a base di farina, mostarda di mele cotogne, miele, cacao, cioccolata fondente e fichi secchi); in Liguria il pandolce (impasto di farina, uvetta, zucca candita a pezzetti essenza di fiori d’arancio i pinoli pistacchi semi di finocchio latte e marsala) e in Sicilia i buccellati di Enna (dolci tipici ripieni di fichi secchi), cassate e cannoli, i mustazzoli a base di mandorle, cannella e chiodi di garofano e cubbaita (torrone di miele con nocciole e mandorle o pistacchi.

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