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di FABIO AMENDOLARA
POTENZA – «I reperti erano costituiti da cinque mozziconi di sigaretta tutte della stessa marca: Marlboro Light». Da quei mozziconi, rinvenuti nel portacenere della Bmw grigia con cui è stato commesso l’omicidio dei coniugi Gianfredi, avvenuto nel 1997 a Parco Aurora, quartiere residenziale di Potenza, è stato estratto il dna di «un unico profilo genetico, riconducibile a una sola persona di sesso maschile». Quel «profilo genetico» – come svelato qualche giorno fa – sarà comparato con quello dei quattro indagati: il boss Antonio Cossidente, il suo braccio destro Franco Rufrano, il trafficante di coca Carmine Campanella e Leonardo Numida Stolfi, un appassionato di caccia e di armi. Il Quotidiano è venuto in possesso di un verbale in cui i carabinieri della sezione di Biologia del Ris di Roma spiegano come hanno svolto gli accertamenti sui mozziconi Marlboro.
Il maresciallo Giancarlo D’Errico e il carabiniere Cesare Rapone illustrano agli investigatori della procura antimafia di Salerno come hanno estratto il dna. Pubblico ministero: «Questa relazione voi l’avete eseguita nel? In che epoca? Dicembre, che cos’era 1994?». D’Errico: «25 gennaio del 2005 l’abbiamo consegnata». Pm: «2005. Ora poiché risulta che i mozziconi, le cicche, come vogliamo chiamarle… va be’, se potete anticiparci già gli esiti, bypassando tutto l’aspetto strettamente scientifico. Quindi quali sono state le conclusioni della…». D’Errico: «I reperti a disposizione erano costituiti da cinque mozziconi di sigaretta marca Marlboro Light. E’ stata verificata innanzitutto su questi mozziconi mediante un test per eliminare la presenza di residui salivari. Da questi residui salivari, da queste tracce di saliva è stato per tutti estrapolato uno stesso profilo genetico riconducibile ad una stessa persona di sesso maschile. Questo è quanto è venuto dai risultati». Pm: «Certo. Voi non avete operato…». D’Errico: «Certamente il risultato può essere utile per identificare il soggetto a cui si riconducono questo profilo genetico. A cui si riconduce questo profilo genetico». Pm: «Certo. Però diciamo allo stato ci fermiamo a… perché voi non avete poi mai eseguito, non siete mai stati delegati a… diciamo così…». D’Errico: «A comparare questo profilo…». Pm: «Ad operazione… esatto.
con eventuali soggetti a qualsiasi titolo coinvolti in questo caso». Pm: «Bene. Siccome questi reperti risultano sequestrati nel maggio del 1997, giusto per tranquillità di tutti, volevo chiedervi se l’esito delle analisi, cioè poteva essere o è stato in qualche modo condizionato, non so, dall’epoca del…». D’Errico: «Assolutamente no». Pm: «Dalle modalità di custodia?».
D’Errico: «Lo stesso profilo lo avremmo estrapolato all’epoca e sarebbe risultato essere identico a quello estrapolato nel 2005». Pm: «Benissimo». D’Errico: «Perché le tracce biologiche si erano conservate abbastanza… in maniera ottimale». Pm: «Ma questi reperti, se non ricordo male, vi furono già inviati una prima… in un primo tempo?».
D’Errico: «Ci furono inviati nel 1997 e noi facemmo la relazione preliminare in cui dicemmo che comunque le analisi avrebbero comportato l’intero utilizzo per cui bisognava che il magistrato inquirente ci autorizzasse a distruggerli. Abbiamo scritto più volte, però non abbiamo mai avuto questa specifica autorizzazione per cui alla fine sono stati restituiti per poi riportarceli nel novembre del 2004». Pm: «Questo perché si tratta di un esame irripetibile». D’Errico: «Irripetibile».

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