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Si svolgeranno il 17 gennaio e non più il 10 le primarie del Pd per l’elezione del candidato alla Presidenza della Regione. Lo ha deciso all’unanimità dei presenti l’assemblea regionale del partito, che si è riunita oggi a Lamezia Terme, su proposta del segretario Carlo Guccione. Guccione, a conclusione dei lavori, ha anche proposto di convocare per lunedì un comitato ristretto per affrontare le questioni di garanzia per le primarie e, nel contempo, continuare a lavorare sulle alleanze per «cercare di costruire una coalizione che si possa opporre al governo Berlusconi». All’assemblea hanno partecipato, tra gli altri, i presidenti di Giunta e Consiglio regionale, Agazio Loiero e Giuseppe Bova, candidati alle primarie insieme a Doris Lo Moro e Bruno Censore, il capogruppo alla Regione, Nicola Adamo. «Se in queste condizioni – ha detto nel suo intervento Loiero – spontaneamente, mi mettessi da parte si sgretolerebbe tutto. Se ritenete che ci sia un candidato alternativo portatelo qua e sono pronto a confrontarmi. Mi dite se c’è una regione dove un presidente si sottopone spontaneamente alle primarie? Io l’ho fatto». Loiero, quindi, si è detto «preoccupato per chi sta fuori e sente le cose che abbiamo detto e vede che sono lacerati alcuni rapporti umani. Nelle primarie di cinque anni fa ci furono due partiti, Udeur e Sdi, che non vollero partecipare e nel giro di sei-sette giorni li abbiamo recuperati a fare una lista». Loiero,poi, parlando del candidato del Pdl alla presidenza, Giuseppe Scopelliti, ha evidenziato che «non solo è venuto poche volte a Catanzaro quando era nella Giunta Chiaravalloti ma spesso ha anche delegato molte cose ad uno di famiglia. Io non voglio consegnare la regione a questa destra becera. Forse ci siamo dimenticati ciò che è successo nei cinque anni di governo di centrodestra? Non c’è più tempo per giocare intorno alle cose. Dobbiamo partire dagli alleati che ci sono e che sono nel governo e poi, naturalmente, parliamo con l’Udc». Bova ha sottolineato che «non abbiamo abdicato alle primarie. Il presidente della Regione ha diritto di candidarsi ma, nello stesso tempo, nessuno può impedire a me di farlo. Facendo le primarie dimostriamo alla nostra realtà che siamo persone serie e difendiamo la nostra terra contro il pregiudizio. Quello di cui discutiamo non è un problema solo calabrese». Critico l’intervento dell’altra candidata alle primarie, Doris Lo Moro. «In tanti – ha detto – abbiamo creduto alle primarie ed abbiamo accettato di parteciparvi perchè il Consiglio regionale aveva approvato una legge, della quale non avevo condiviso il percorso. Mi ero candidata con l’intenzione di vincere, di dire ai calabresi ed alla Calabria che se la pensano come me che le cose devono essere cambiate, io ero e sono a disposizione. Oggi l’assemblea dovrebbe partire da una valutazione sul giudizio politico di ciò che è successo ed a me non sta bene di discutere di primarie se non si dice che questa riunione è una farsa». Doris Do Moro ha parlato di «un partito che è al capolinea perchè è in mano di chi vuole un partito di intruppati e, quindi, è un partito nel quale non mi riconosco. Ecco perchè, a questo punto, la mia posizione sul partito, nel partito e sulle primarie non è scontata, come non è scontata la mia permanenza in questa assemblea. La Calabria ha bisogno di cambiamento e qui c’è gente che nella politica ci crede e lavora e non lavora per garantire posti di potere a differenza di qualcun altro». Un invito a non «lasciare la Calabria alla destra» è stato fatto dall’altro candidato Bruno Censore, secondo il quale è necessario «trovare le motivazioni per stare insieme e vincere. Io ho votato la legge per le primarie e credo nelle primarie». Per Adamo, all’interno del Partito democratico «ci sono due progetti diversi: una nuova alleanza di governo che, come detto da Guccione, faccia leva su coloro che fanno opposizione a Berlusconi ed un’altra secondo la quale, secondo quanto sottolineato da Loiero, alle condizioni date e con i resti della coalizione con la quale abbiamo vinto nel 2005 si può competere e si può vincere. Non possiamo consegnare la Regione al centrodestra che non ha nessun titolo per governare, sia per quello che ha fatto alla Regione quando ha governato sia per quello che sta facendo attualmente Scopelliti a Reggio Calabria. Se l’Udc dovesse andare a destra sarebbe una grande contraddizione all’impostazione che Casini sta dando a Roma. Dobbiamo fare tutto quanto è possibile perchè anche noi in queste ore costruiamo questa alleanza, a meno che pensiamo che la questione con l’Udc debba essere ritenuta chiusa. Non è una questione di nomi. Se si fa l’alleanza con l’Udc cambia il tipo di coalizione e, per questo motivo, non potrebbe esserci continuità ma si richiederebbe discontinuità». Nel corso dell’assemblea non sono mancate alcune critiche sulla dichiarazioni di Bova, che ieri si è detto disponibile, in caso di vittoria alle primarie, «a sostenere e a votare un altro presidente, anche dell’Udc». Secondo alcuni degli intervenuti la proposta rischia di diventare una «presa in giro degli elettori che, dopo aver sciolto il candidato alla presidenza, potrebbero rischiare di trovarsi un’altra persona».

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