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di ENRICO PACE
IN MOLTI li chiamano “marchette”, termine solo ultimamente reso celebre dalla trasmissione televisiva del conduttore torinese Piero Chiambretti, ma in realtà carico di disprezzo e pregiudizi. I loro clienti, uomini e donne che siano, a volte arrivano anche a volergli bene e a stabilire con loro rapporti di affetto duraturi. In questo caso li definiscono “amichetti”. Ma se viene a mancare la “pecunia” l’affetto affonda e il rapporto s’interrompe immediatamente. L’illusione dell’amore s’infrange.
La vita dell’escort è circondata da un alone di mistero, accentuato dalla riservatezza forzata a cui sono costretti, anche grazie a una mentalità ipocrita che nel terzo millennio spesso preferisce il compromesso (si fa, ma non si dice). Senza dimenticare le più disparate e incomprensibili forme di gelosia che i clienti non nascondono in alcun modo. Anzi. In pochi pensano che sia una vita meravigliosa.
Ma come sempre è un’esistenza che ha i suoi pro e i suoi contro. Indipendentemente che sia disponibile solo per gli uomini o solo per le donne (la maggior parte sono bisessuali), la vita del gigolò non è assolutamente la più semplice. E’ fatta di vacanze pagate e di regali, ma anche di violenze e ricatti. Rinunce. Menzogne. Umiliazioni. Solitudine. A volte, infezioni e malattie mortali.
«Sentirsi soli in un mondo abitato è davvero una sensazione spiacevole, a volte quasi deprimente. Ma questo ai clienti proprio non lo si può fare capire. Devi essere sempre sorridente. Sempre allegro. Sempre disponibile ad ascoltare i loro problemi, le loro fissazioni. Anche le più banali. Fisime, paure e gelosie che anche un bambino di pochi anni riuscirebbe a risolvere senza troppi mugugni. In caso contrario, il rischio è perdere una fonte di reddito per me indispensabile. Specialmente in questo periodo in cui anche chi la crisi neppure l’avverte grazie a pensioni da 10-12mila euro al mese ti chiede lo sconto perché è in difficoltà». A Il Quotidiano della Basilicata lo racconta Luca (il nome è di fantasia su esplicita richiesta dell’intervistato), escort di 25 anni, originario di Matera, che fa la spola, anzi “la vita” come lui stesso preferisce dire, tra la sua città natale, Bari, Napoli, Milano e Torino.
«Qualche volta pure a Verona, anche se lì molti signori benestanti preferiscono portarsi in casa e mantenere, loro dicono adottare, giovani ragazzi sconosciuti e per lo più di nazionalità romena. Lo fanno a loro rischio e pericolo, come spesso voi giornalisti ci riferite nelle pagine di cronaca nera».
Dopo una ricerca su un sito internet ad hoc, uno di quei portali che sembrano sconosciuti ai più, ma che di notte si riempiono di utenti dai nickname (o pseudonimi che dir si voglia) più fantasiosi, noi lo abbiamo incontrato ai piedi della Mole Antonelliana, in un piccolo bar che di giorno rifocilla i turisti in visita al Museo del Cinema e la sera ospita un ambiente misto ed eterogeneo che va dagli studenti universitari ai “pensionati allegri”.
Da quanto tempo fa questo lavoro?
«Da quando avevo 17 anni. Sono otto anni, quasi nove. Lo faccio per scelta. Nessuno mi ha mai imposto nulla. Matera è una città con troppi pregiudizi. Non che Potenza sia evoluta».
Che tipo di pregiudizi?
«Non si può confidare a nessuno: “Sono gay”. Neppure al tuo migliore amico. Farebbe solo finta di capirti per pochi giorni. Figurarsi dire che si è bisex e che ci si sente bene nella propria condizione… In Basilicata si è così ipocriti che se si mente (“Sono eterosessuale, ma lo faccio per soldi”), i clienti finiscono per crederci davvero».
Dopo otto anni e chissà quanti letti cambiati, cosa ha imparato?
«Il primo anno lavoravo con due, tre clienti al giorno… Dopo quella gavetta mi sono reso conto che siamo tutti uguali a letto, abbiamo voglia di sentire mani là, il sesso lì, la lingua ovunque, la bocca e le gambe e tutto il resto… Quando c’è quella voglia lussuriosa di sentire l’altro prenderci in un certo modo, siamo davvero tutti uguali».
Dopo Matera qual è stata la seconda città in cui si è prostituito?
«Cinque anni fa sono stato due mesi a Verona, ero un viso nuovo, un corpo nuovo, una voce nuova e pagavano molto di più della mia città, dove iniziavano invece a chiederti addirittura sconti. Poi sono stato in Lombardia a Milano e in Piemonte a Torino. Quando torno dalle mie parti mi sposto verso Bari e Napoli».
Chi sono i suoi clienti?
«Quella tipologia di persone che neppure si rende conto di avere moglie e figli. La maggior parte dei mie clienti è ricca, spesso ricchissima, e con famiglia. Imprenditori, proprietari di alberghi, consulenti, uomini che fanno politica. Con la scusa dei viaggi di lavoro fuggivano via dalla famiglia e mi portavano a Padova, Torino, Roma, Genova, Trento, Treviso e Verona. Torino, Padova e Milano sono le città in cui si vive meglio e la tolleranza è tangibile».
Provi a darci, se si può, la definizione della sua vita con un termine solo?
«Non basta un solo aggettivo. E’ troppo riduttivo. La mia, ma anche la vita di tutti quelli che hanno fatto una scelta identica alla mia, è un po’ come un libro erotico. Sessuale. Carnale. Passionale. Se guardassi i miei ricordi come spezzoni di un film, dall’esterno, vedrei scene che possono sembrare eccitanti. Ma tante volte non lo sono affatto. Magari perché non ci piace la persona che stiamo andando o che ci sta venendo a trovare. Per alcuni la vita dell’escort è carica di erotismo e di seduzione, ma non è quasi mai così. E’ piena di sesso, nell’accezione più fredda e letterale del termine».
Come e perché ha iniziato?
«Volevo guadagnare bene e lavorare poco. Ma volevo anche cercare di capire se sarei riuscito a fare questo genere di lavoro. Ho iniziato, per poi continuare. Si guadagna bene, molto velocemente. Si guadagnano i soldi che occorrono per comprarsi un appartamento o aprire un proprio negozio. Si fa molto prima di un qualunque dipendente di una qualsiasi azienda. E poi io non pago le tasse. Sono ufficialmente un disoccupato… Un disoccupato da oltre 9mila euro al mese».
Si è mai innamorato?
«Sì. E purtroppo ho abbassato la guardia. Ero iscritto all’università. Un giorno ho conosciuto un ragazzo e mi sono innamorato di lui. Abbiamo iniziato a fare gli escort insieme. Ma da quasi un anno ci siamo lasciati, Sicuramente per colpa della professione: troppi litigi, gelosie. Ora siamo amici e ci scambiamo i clienti e le clienti».
Le sue tariffe?
«Si parte dai 100 euro per un’ora o poco più e si arriva a 150-200 euro a serata. Per tutta la notte mi pagano dai 500 ai 700 euro. Nel week-end dai 1000 ai 3mila euro. Se vogliono qualcosa di particolare, come il fetish, o il sadomaso allora i prezzi salgono».
Anche in Basilicata pagano queste cifre?
«E certo che le pagano. Altrimenti me ne resterei a casa. Ci sono ragazzi e ragazzini che lo fanno per 20 o 30 euro. Se si fa sesso per cifre così basse vuol dire che lo si fa perché piace, ma si ha vergogna di ammetterlo soprattutto a se stessi».
L’età dei suoi clienti?
«Dai 18 anni agli 80. Lo ammetto, mi è successo anche con un ottantenne… Ce l’ho fatta a metà. Un po’ abbiamo parlato e mi ha pagato ugualmente».
Come e dove trova le persone da portare a letto?
«Annunci su riviste specialistiche, saune, cinema porno. Ma ho anche un mio spazio personale sui siti per escort».
Che idea si è fatto delle persone con cui ha rapporti?
«Alcuni li prendo per matti, con altri ho un ottimo rapporto di amicizia. Nel senso che posso anche uscire a bere, andare in discoteca o al cinema senza fare sesso. Ma sempre a spese loro».
Uomini sposati, persone note…
«Molti uomini sposati e anche fidanzati. Sono quelli che danno meno problemi. Fanno, pagano e se ne vanno. Persone note anche: moda, politica, calcio e anche figure religiose».
Anche religiosi?
«Sì, tre fino ad ora, tutti lucani. Con uno ho avuto una “relazione” molto bella. Si era innamorato di me, era generoso e affettuoso. Pagava con i soldi delle offerte».
Tra i suoi clienti quanti sostengono di essere eterosessuali e quanti invece ammettono serenamente di essere gay?
«Troverei strano che uno dei miei clienti anche sposati dicesse di essere “etero”. Ormai si sono tutti accettati, chi più chi meno. E poi ora è scoppiata la “oda dei bisex”».
Richieste particolari?
«C’è uno che ama fare il gatto, una sua modifica personale alla pratica che viene chiamata “dog training”. Si comportano come gatti o cani, mangiano nella ciotola, leccano, riportano le cose che lanci…».
Brutte esperienze ne ha vissuto?
«In Basilicata e a Napoli ho dimenticato di farmi pagare prima. E poi, quando è finito il tutto, il tipo è scappato e non mi ha lasciato i soldi. A Verona e a Genova mi hanno minacciato, ma non sono mai stato picchiato. Qualche volta sono dovuto intervenire nei parchi di Torino e Milano per difendere qualche gay che correva il rischio di essere rapinato da ragazzi romeni, o albanesi, o nordafricani, ma anche italiani. Cose sgradevoli che non voglio mai raccontare».
Almeno una ce la racconti…
«Un cliente si era preso di tutto. Un mix di droghe. Era collassato a terra. Ho provato a svegliarlo ma russava, non dava segni di riprendersi. Ho preso i soldi, l’ho messo a letto e gli ho lasciato un biglietto sul comodino: “Se devi addormentarti mentre sco…, non chiamarmi più”. Si è fatto vivo la mattina dopo, l’ho insultato per telefono. Si è scusato e alla fine tutto si è sistemato. Lo vedo ancora e lo frequento».
Mai capitato di incontrare in giro per strada suoi clienti magari con moglie e figli al seguito? Come hanno reagito?
«Alcuni erano molto imbarazzati, altri tranquilli mi hanno salutato. Del resto sono molto maschile e insospettabile».
Per quanto ha intenzione di continuare a fare questo lavoro?
«Voglio smettere presto, magari a 30 anni. Molti dicono che è un lavoro facile ma non è così. Non si vive molto. Sveglia, esci, palestra, spesa, poi cerchi i clienti e aspetti la telefonata. Se sei in giro, in discoteca o a bere qualcosa, ti chiamano e devi mollare tutto e tornare a casa. Diventi molto dipendente da questo mestiere. Poi il tempo passa, ti guardi indietro e ti accorgi che negli ultimi anni hai sprecato tempo e possibilità. L’unica consolazione è il guadagno, lo fai per i soldi, per questo ancora non ho smesso».
Finché non smette ha intenzione di fare sempre la spola tra Matera e il resto d’Italia?
«A Matera ho la mia famiglia, mia madre, mio padre i mie fratelli e mia sorella. Nessuno di loro sa nulla, ma mi mancherebbero troppo. Qui si vive male. In genere chi va via da qui non torna mai più. Mai, tranne nelle festività».
Si è mai rifiutato di fare qualcosa?
«Faccio sempre sesso protetto, anche se molti clienti chiedono di farlo senza, ma non accetto mai. Per il resto accetto tutto».
Consiglierebbe a qualcuno di farlo?
«Se hanno necessità di soldi sì, ma ci vuole coraggio e non è semplice».

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