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di FILIPPO ZENNA

Il Potenza

Tranquilli, c’è Capuano a combattere la bufera e le paure, a tenere incollato il Potenza, a salvare il salvabile in attesa che la giustizia ordinaria e quella sportiva prendano decisioni definitive sul caso Postiglione. La salvezza non è un miraggio e, paradossale ma vero, le difficoltà enormi potrebbero favorire e non affondare i rossoblù: perché Ezio, l’uomo del popolo, conquista plebisciti proprio nelle situazioni disperate. Tranquilli, la Prima divisione sarà salvaguardata almeno sul campo. E se ad affermarlo sono quattro grandi firme del calcio di terza serie, “supervisori” forzati dalla mancanza di panchina, allora c’è da fidarsi sul serio. Maurizio Sarri, Guido Carboni, Massimo Morgia e Francesco Giorgini: tutti accomunati da un sentimento di profonda stima nei confronti di Capuano, tutti convinti che le mille congetture negative non freneranno l’ardore tattico e motivazionale dell’istrione salernitano, tutti pronti a scommettere ad occhi chiusi sulla salvezza dei lucani. Nelle trame strategiche dell’attuale allenatore del Potenza ci sono finiti perfino loro in passato ed in quelle gabbie tattiche preparate con minuzia la differenza valoriale s’annullerà. La positività non è faziosa perché partorita da analisi attente, da sguardi critici ed estasiati, da come il Potenza mantiene campo ed intensità di pressing. Oltre che da valutazioni che prescindono da Capuano: in primis il fattore casalingo – “Far punti al Viviani – il pensiero condiviso – è un’impresa titanica”, in secondo luogo la qualità di alcuni singoli, “Catania su tutti – spiega Sarri – Un giocatore del genere vorrebbe gestirlo qualsiasi allenatore”. Tranquilli, dalla consultazione vien fuori l’ottimismo. Il tavolo dei quattro “supervisori” prevede sofferenze e lieto line. Forum ha deciso all’unanimità: Potenza salvo.

Capuano e la squadra non hanno grossi riferimenti, vivono in una situazione di assoluta precarietà. Com’è possibile prefissare obiettivi se il futuro è una grandissima incognita?
“Vivendo alla giornata, trovando stimoli interiori, pensando che da una situazione così drammatica può soltanto venir fuori qualcosa di positivo”. Il primo commento è di Maurizio Sarri che va dritto al cuore della questione e motiva così la sua posizione soltanto all’apparenza controcorrente: “Guardate un po’ la Pro Patria dello scorso campionato: rischiava il fallimento ed ha perso la serie B di un soffio offrendo spettacolo e divertimento. Di casi simili ce ne sono tanti. Il calcio vive soprattutto d’emotività e quando si tocca il fondo vien fuori l’orgoglio soprattutto se si hanno a disposizione uomini di carattere. E poi – continua Sarri – Capuano in contesti difficili tira fuori il meglio, diventa leader e salvatore della Patria. Ha già fatto due mezzi miracoli con Juve Stabia e Paganese, può tranquillamente riuscire nell’ennesima impresa”. Ditelo a Carboni e non potrà far altro che annuire: “A Viterbo ho vissuto una situazione analoga. La società era praticamente inesistente, ma riuscimmo comunque a creare un gruppo magnifico e ad arrivare ad un passo dalla serie B. Giocavamo per il nostro futuro. Un po’ come stanno facendo Capuano ed i suoi ragazzi. Certo, a lungo andare la crisi può avere ripercussioni soprattutto se non arrivano stipendi ed un briciolo di certezza economica. Ma a sensazione, conoscendo Capuano ed i suoi metodi di lavoro, sono certo che il Potenza si salverà”. L’handicap è addirittura un vantaggio secondo Massimo Morgia perché “Ezio è un maestro nel lavorare sull’emotività, nel tirar fuori sentimenti repressi. E poi tatticamente può dar lezioni a molti allenatori. Sarà dura salvarsi, ma non impossibile”. Leggermente scettico soltanto Giorgini, che riconosce la bravura di Capuano – “Sa il fatto suo e s’esalta nei momenti difficili” – ma teme pure che nel lungo periodo lo scotto della calciopoli potentina potrebbe bruciare il fronte tecnico: “Senza riferimenti societari stabili, senza certezze, il quadro della precarietà rischia di divorare anche gli aspetti positivi. In condizioni del genere un allenatore dovrebbe laurearsi in psicologia”.

Cosa ha il Potenza di così speciale?
“Il manico innanzitutto e poi – spiega Sarri – una rabbia fuori dal comune. Quando entrano in campo sembrano spiritati, hanno occhi da leoni. E quando la ferocia viene anche organizzata in maniera esemplare contano davvero poco i valori tecnici. Ci saranno pure squadre più forti del Potenza, ma non hanno la sua stessa determinazione e soprattutto non hanno lo stesso pubblico. Al Viviani si respira un’atmosfera unica, è come se anche i tifosi fossero presenti in campo”. D’accordo, anzi d’accordissimo Morgia che coi grandi nomi s’è riscoperto piccolo alla Juve Stabia: “La carta non ha importanza nel calcio. Anzi, più galli ci sono più diventa dura la convivenza. L’indebolimento d’organico del Potenza non mi preoccupa. Sicuramente Capuano avrà fornito già un paio di dritte utili a buon mercato. A lui basta poco per ottenere risultati: se i ragazzi lo seguono il Potenza, anche con l’ausilio del fattore casalingo, diventa speciale”. Per Giorgini è il carattere a differenziare i rossoblù dalla concorrenza: “C’è genta smaliziata, abituata alle battaglie: uomini veri e propri che non hanno paura dei campi caldi, che non risparmiano una sola goccia di sudore”. Per Carboni, infine, è tutta una questione di spirito: “È come se stessero sfidando loro stessi. Ho visto come si sono stretti l’uno all’altro a Portogruaro e ad Avezzano. Anche nelle sconfitte han tirato fuori una resistenza stoica”.

Si parla di gruppo, si parla di motivazioni. E la qualità quanto conta?
“Tanto, tantissimo soprattutto negli ultimi sedici metri dove finisce il lavoro razionale di un allenatore e viene fuori l’istinto dei calciatori talentuosi. Ogni squadra ha bisogno di invenzioni per tenersi in linea coi propri obiettivi. Ed il Potenza – è Sarri ad inauguare il nuovo giro di domande – ha le sue vette d’eccellenza, soprattutto in Catania, calciatore eccezionale e per certi versi unico. Lo piazzi dietro la prima punta e fa gol, lo sistemi sulla trequarti ed inventa l’assist, lo defili sulla fascia e salta l’uomo per creare superiorità, lo piazzi finanche nel cerchio di centrocampo e porta dinamismo nello sviluppo del gioco. Non a caso Capuano lo utilizza come un jolly per trasformare il Potenza a seconda delle necessità del momento”. Catania e non solo: “Il Potenza ha un discreto organico – è l’opinione che accomuna Morgia e Carboni – con gente d’esperienza che accompagna ragazzi di grosso spessore. Magari mancano soluzioni alternative di pari livello”. La qualità secondo Giorgini prescinde, invece, dai singoli e prende forma “nell’organizzazione, nella ferocia del pressing, nella malizia di Capuano, nella sua conoscenza profonda del girone. Vale molto più di un bomber o di un fantasista spettacolare”.

Fin qui i punti di forza. E quelli deboli, le lacune insomma?
“Qualche difficoltà – riconosce Sarri – potrebbe essere incontrata nel reparto difensivo visto che Cardinale e Langella sono in odore di trasferimento. È una questione squisitamente numerica, ma non ne farei un dramma. Sostituire un difensore è molto più semplice che rimpiazzare un giocatore determinante nella manovra d’attacco. E poi con un lavoro maniacale si possono pure nascondere i limiti delle retrovie”. Per Morgia il tallone d’Achille è nel disorientamento ai vertici: “Senza stipendi non si cantano messe. I calciatori di C non guadagnano milioni di euro e se restano tanto tempo senza percepire soldi hanno difficoltà a tirare avanti. Questa è la situazione più delicata da risolvere”. Dello stesso avviso Carboni – “L’orgoglio fino a un certo punto. Se non si sblocca la faccenda economica molti potrebbero chiedere di andar via” – e Giorgini, già scettico in partenza sulla questione societaria – “Con la riapertura delle liste la precarietà potrebbe indurre alla smobilitazione. È questo il primo nemico da combattere”.

Su chi fare la corsa per raggiungere la salvezza diretta?
Soltanto su se stessi, gridano ad alta voce Giorgini e Morgia perché gli obiettivi si raggiungono facendo leva soltanto sulle proprie forze. Per Guido Carboni c’è una lista di formazioni abbordabili da poter mettere sotto senza particolari apprensioni: “Innanzitutto il Giulianova, che ha tanto entusiasmo, gioca anche un buon calcio, ma resta pur sempre una squadra di giovani esordientie potrebbe sgonfiarsi nel girone di ritorno quando l’esperienza ed il carisma diventano valori fondamentali. A seguire Foggia, Marcianise ed Andria che non hanno nulla di trascendentale. E poi pure la Spal, che s’è inviluppata e non riesce proprio ad esprimere il suo grande potenziale”. Chiude Maurizio Sarri: “La Spal non è l’unica formazione forte, ma in difficoltà. Ci sono annate che nascono con propositi d’alta quota e poi diventano dannate. Nella stessa situazione ci navigano l’Andria, la Cavese, lo stesso Pescina. E poi c’è il Giulianova che dopo lo sprint del girone d’andata potrebbe crollare nella tenuta mentale. La concorrenza è forte, ma non insuperabile. Il Potenza ce la farà”.

Il Campionato

Ma che bella gioventù: esplosività, fame e contributi. Tutto in un colpo solo se la linea verde è di spessore, se le scommesse non sono azzardi, se sotto sotto covano potenzialità da campione. Ma che bella gioventù: spesso mitiga la precarietà della classifica ed ha un’elevata concentrazione tra le formazioni di bassa quota. Ma che bella gioventù e viene immediatamente in mente il Giulianova che con un esercito di under 23 si sta costruendo una salvezza ed un impero (i ricavi dalla Lega di questo passo finiranno per essere superiori al monte ingaggi; per non considerare poi il patrimonio tecnico avvalorato). Il migliore – non c’è dubbio – è il colosso francese Kevin Vinetot: monumentale negli anticipi, gigantesco nel gioco aereo, rapidissimo nei recuperi, stacanovista nel rendimento (ha giocato tutte le partite dal primo all’ultimo minuto), una sorta di Thiago Silva transalpino soltanto di passaggio in Prima divisione. Il fiore all’occhiello dei giuliesi è però Jacopo Dezi, centrocampista del 92, che Bitetto ha precettato dagli Allievi nazionali e poi lanciato in orbita (diciassette gettoni di presenza sui diciotto disponibili).
Diciotto anni da compiere a febbraio e sa fare già praticamente tutto. Per lui stravede il tecnico Bitetto: “Jacopo ha personalità, sveltezza di pensiero, doti tecniche importanti, capacità d’apprendimento rapide e soprattutto un’intelligenza tattica anormale per un ragazzino. L’ho impiegato da regista ed ha fatto bene, l’ho poi utilizzato da mezz’ala ed ha fatto ancora meglio perché è esplosivo, calcola con bravura i tempi d’inserimento e pur essendo un centrocampista in ogni partita riesce ad arrivare almeno un paio di volte a pochi passi dal portiere. E poi non ha paura di sbagliare un passaggio nel tentativo di prendere di sorpresa l’avversario. Se inserisce nel suo repertorio anche lanci di 40-50 metri allora diventa un centrocampista completo e pronto per le grandi platee”. Un’altra oasi felice è Portogruaro che in vetrine sistema la potenza straripante dell’ariete Riccardo Bocalon (89), ex pupillo della Primavera dell’Inter, paragonato addirittura al Vieri dei primi tempi – “Un po’ grezzo, ma esplosivo, capace di mandar giù un intero impianto difensivo con la sua prorompenza” – dal tecnico Calori. Che si gode anche il diciottenne Luca Scapuzzi, “seconda punta un po’ anarchica che ama cercarsi gli spazi liberi tra le linee per poi lavorare in verticale. Cosa gli manca? Soltanto un pizzico di malizia per finalizzare il gran lavoro che svolge”. Pure in mediana c’è tanta bella gioventù con aspirazioni legittime al grande calcio. Due su tutti i centrocampisti da segnalare. Il primo è Gabriele Puccio – “Giocatore muscolare – spiega Calori – dotato di potenza fisica e di un ottimo tiro. È fin troppo istintivo e per questo incontra ancora qualche difficoltà sul piano tattico” – il secondo è Leonardo Bruno Vicente: “Mediano basso – chiude Calori – fa legna davanti alla difesa, ma ha una discreta visione di gioco. Grinta italiana e tecnica brasiliana: può arrivare molto in alto”. In età da contributi ce ne sono una miriade (per la Lega sono under tutti quelli nati dal 1 gennaio dell’86 in poi), ma la ricerca si restringe a quelli che non hanno superato il ventunesimo anno d’età perché ritenere promesse calciatori come Maiorano (86) o Concas (86) sarebbe assurdo. Ed allora un salto in casa Potenza è doveroso per sottolineare le grosse qualità di Tesoniero (portiere classe 88), Porcaro (difensore dell’88) e Nappello (attaccante del 91) e la grande abilità di Capuano nel gestirli e valorizzarli: il primo ha addirittura soffiato il posto al veterano Gragnaniello con riflessi felini e capacità di coprire con facilità tutto lo specchio della porta; il secondo ha monopolizzato il reparto difensivo, l’ha reso di roccia con la sua esplosività fisica, Nappello infine s’è ritagliato spazi importanti grazie alla sua duttilità. E che dire poi di Nicola Russo, il baby prodigio del Taranto, attaccante già completo e strutturato, tecnicamente discreto ed eccellente nell’aggressione della profondità, diventato titolare in un organico stellare. Un po’ come Domenico Danti (89) che esalta Cosenza più delle pompose campagne acquisti, che fin dalla serie D è stato determinante, che affascina il tecnico Toscano perché non c’è ruolo che il giovanotto non sappia ricoprire negli ultimi venti metri. Un futuro da campione attende pure Luigi Scotto (90) che ha nella progressione e nei tagli i suoi punti di forza. Chiusura su Stefano Scappini (88) del Ravenna, uno che ha lunge leve e tecnica di base discreta: il prototipo dell’attaccante moderno che partecipa alla manovra ed è sempre lucido in area di rigore. Era partito in sordina, poi è diventato titolare anche per congetture tragiche, per la morte del centravanti albanese Brian Filipi, freddato da un auto impazzita nel bel mezzo di un sogno, proprio quando la meglio gioventù stava sbocciando. Sarebbe stato probabilmente un campione o forse no: resterà però giovane per sempre, nei cuori di tanti, nel pensiero di tutti i suoi colleghi coetanei che la speranza di un futuro glorioso possono ancora coltivarla.

Il Pagellone

VERONA 7 Prima perché prima doveva essere per quanto ha investito e per come ha strutturato l’organico a immagine e somiglianza di Remondina. Il 4-3-3 nasconde dietro trame veloci ed affascinanti un equilibrio tattico di roccia. Non a caso la difesa scaligera è la meno perforata d’Italia. Il centrocampo è il punto di forza: non c’è traccia di mediani e la manovra può essere avviata indifferentemente da Russo, Esposito o Pensalfini. Ciò che manca è un bomber di razza: se arriva Di Gennaro son dolori. Per gli altri chiaramente.
TERNANA 8 Solida, pulita, essenzialista. Senza strafare s’è costruita una classifica di lusso. La società ha enormi risorse, l’organico è tosto anche se non accreditato per il vertice. Concas è un gioiellino, Noviello ha il furore dentro e lì davanti Tozzi Borsoi e Perna vedono la porta. Ciò che lascia perplessi è l’avvicendamento tecnico tra Baldassarri e Domenicali: come si fa a rinunciare ad un allenatore secondo in classifica?
PESCARA 6,5 Mai una traccia di spettacolarità. Il pragmatismo di Cuccureddu non prevede prestazioni, ma risultati. Anche quelli, però, sono arrivati a stento (crisi profonda tra l’undicesima e la sedicesima giornata) e tengono il Delfino sospeso tra il sogno del primato e la paura d’uscir fuori dai play-off. Con tutto quel ben di Dio (Bonanni, Sansovini, Dettori e Ganci su tutti) era lecito attendersi una classifica diversa.
REGGIANA 7 Paurosa oppure meravigliosa senza conoscere le vie di mezzo. Soltanto nelle ultime giornate ha trovato continuità di risultati e di spettacolo coronando il magic moment col 5-1 di Lanciano. La squadra di Dominissini non ha crepe e a centrocampo dispone di veri e propri fenomeni per la categoria. E poi ha il nuovo Pablito nel motore. Se non perdono la testa, gli emiliani possono concorrere per il primato.
RAVENNA 7,5 Il problema grosso è in trasferta, ma il ruolino di marcia interno tiene i giallorossi incollati al sogno promozione. I meriti principali di Esposito sono due: sa come adattarsi tatticamente a qualsiasi evenienza ed ha riportato in auge il bomber depresso Piovaccari.
PORTOGRUARO 8 Da dieci e lode la prima metà del girone d’andata, poco più che sufficiente la seconda. Resta una piacevole sorpresa che sforna ragazzi terribili ed offre probabilmente il miglior calcio del girone.
COSENZA 7,5 Una lunga serie di scommesse vinte: il modulo innanzitutto (il 3-4-3 è ancor più efficiente del 4-2-3-1 con cui Toscano è arrivato dalla D alla Prima divisione), la rivaluzione di Biancolino e Fiore a seguire, la consacrazione dei fedelissimi (Bernardi, De Rose e Danti). Se arriva continuità in trasferta la squadra diventa perfetta.
RIMINI 6,5 Inizio da incubo (due vittoria in sette partite), poi la lenta risalita partorita soprattutto dalle intuizioni tattiche di Melotti (due attaccanti larghi sulla linea dei centrocampisti per assumere incisività offensiva). Storica la vittoria al Bentegodi (unica sconfitta stagionale del Verona). I play-off sono a portata di mano.
TARANTO 5,5 I play-off restano nel mirino, ma il Taranto avrebbe dovuto devastare il campionato dopo la campagna acquisti pomposa. Corona, Innocenti, Scarpa, Felci, Correa, Viviani, Nocentini e chi più ne ha più ne metta. Cosa ci fa una squadra così nel limbo della graduatoria?
VIRTUS LANCIANO 6,5Quindici dei ventiquattro punti complessivi sono arrivati in trasferta. C’è chiaramente qualcosa che non va. Tatticamente non fa una grinza il Lanciano e tecnicamente non è inferiore a chi lotta per i play-off. Manca probabilmente un pizzico di autorità quando c’è da proporre e non da rilanciare.
PESCINA 5,5 Un punto appena sulla zona play-out ed una confusione pazzesca generata da ben tre avvicendamenti in panchina. Spulciando l’organico vien da stropicciarsi gli occhi (Birindelli e Cesar tre anni fa lottavano per lo scudetto). Bonetti ha una Ferrari tra le mani (lui stesso lo riconosce), ma va data una regolata al motore.
REAL MARCIANISE 6,5Quattro alla gestione Ammirata, nove a quella Boccolini. Col cambio tecnico (arrivato dopo quattro sconfitte nei primi quattro turni) il Marcianise ha preso a galoppare soprattutto in trasferta. Manca qualità in mediana e lì davanti non c’è un attaccante vero, ma coi muscoli si specula e si rende la vita difficile a chiunque.
GIULIANOVA 7 Dicevano fosse la Cenerentola del girone quell’esercito di debuttanti allo sbaraglio. Ed invece ha tirato fuori grinta, autorità e calcio propositivo fermando quasi tutte le big salvo calare appena un po’ nel mese di dicembre.
POTENZA 6 Dieci campionati in uno: prima i sogni, poi le incomprensioni, a seguire cambi tecnici e gestionali, infine il calcio scommesse e la capacità di Capuano di tenere incollato un ambiente inguaiato.
SPAL5 Disarmati dalla cessione di Arma. Le firme non mancano, i risultati però latitano. Nemmeno il cambio di panchina tra Dolcetti e Notaristefano ha risollevato una squadra piena zeppa di talento, ma priva di mordente.
CAVESE 5,5 Non è tutta colpa del ridimensionamento estivo. Si pagano soprattutto le divergenze societarie (sfociate poi nel disimpegno di Casillo e nelle dimissioni di Lombardi) e l’immobilismo del ds Pavone. Stringara ha portato un po’ di sollievo e di idee nuove, ma la via per la salvezza è ancora lunga e pericolosa.
FOGGIA 6: Salgado e D’Amico i reduci del grande Foggia che fu. Il tandem Pecchia-Porta fa quel che può. Mancano probabilmente i fondamentali tecnici per andare oltre. Se arriverà la salvezza diretta sarà come vincere un campionato.
ANDRIA 6 Il flop Biagioni (quattro sconfitte nei primi quattro turni) ha reso ardua la risalita. Il saggio Papagni ha messo toppe tattiche un po’ ovunque, ma l’organico è monco di qualità e senza adeguati rinforzi sarà dura evitare i play-out.

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