X
<
>

Condividi:
5 minuti per la lettura

Sono sostanzialmente due i nodi sui cui il Tar di Basilicata ha preso posizione decidendo per la restituzione dei suoli su cui sta sorgendo l’aviosuperficie della pista Mattei di Pisticci, ai cittadini che ne erano stati espropriati e che avevano fatto ricorso. Motivi che fanno capo alla sensibilità ambientale dell’area e alle precauzioni che si sarebbero dovute adottare: valutazione di impatto ambientale e studi sul rischio idrogeologico. E’ vero, il Consiglio di Stato, alcune settimane fa, aveva concesso al Consorzio industriale di Matera (l’ente che ha in capo la progettazione e l’esecuzione dell’opera e che aveva fatto appello contro il dispositivo) una sospensiva. Ma – avevano spiegato i giudici romani – solo in attesa delle motivazioni, perché, in una fase cautelare, prima di conoscere le valutazioni che avevano spinto alla pronuncia il Tar, sembrava superiore l’interesse pubblico che l’opera (per cui i lavori stanno andando avanti), riveste. Alcuni giorni fa, però, le motivazioni sono state depositate e notificate anche all’Asi (che prevedibilmente vi si appellerà): così adesso la storia – discretamente lunga – di quell’opera ritenuta strategica per lo sviluppo della Regione, si arricchisce di un nuovo passaggio.
L’ANNULLAMENTO
Il Tar lucano (a cui i due proprietari terrieri della Collina materna si erano rivolti tutelati dagli avvocati Raffaele De Bonis e Luca Di Mase) aveva annullato la delibera Asi numero 72 del 18 dicembre 2007, con cui si approvava il progetto definitivo dei lavori, e «tutti gli atti successivi della procedura, compreso il decreto di esproprio». Tra le opposizioni proposte dai cittadini, che su quei terreni coltivavano agrumi e palme, diverse irregolarità riscontrate (secondo la parte), a partire dalla mancata richiesta all’Enac (Ente nazionale per l’aviazione civile, ndr) del rilascio del certificato di aeroporto, a dispetto della normativa. Lo stesso Consorzio però aveva replicato che la trasformazione della pista dell’aviosuperficie aveva avuto autorizzazioni necessarie.
LE OBIEZIONI
Non è tutto. Perché i due privati avevano fatto notare che non erano stati rispettati i loro diritti di partecipazione alle procedure, da interessati (anche in questo caso l’Asi aveva “controdedotto” spiegando di essere stato sempre a disposizione). Che dire poi del “caso” sorto proprio in seguito ai lavori della pista: la strada provinciale per Pomarico è stata intaccata, la popolazione della zona è “insorta” costringendo la Provincia a trovare soluzioni alternative (eventualità richiamata anche nella convenzione per il finanziamento sulla pista stipulata tra la Regione e l’Asi): l’eventuale tragitto alternativo – avevano ipotizzato i ricorrenti – potrebbe tornare a passere sui suoli di loro proprietà.
LI’ SCORRE IL FIUME
Sono altri due, però, i motivi accolti in particolare dal Tar lucano: punti ritenuti dal collegio “assorbenti”, ovvero tali da poter in qualche modo superare per importanza tutti gli altri. Erano stati i proprietari del suolo, attraverso i loro legali, a richiamare il fatto che «non risultano predisposte – è il senso del ricorso – le relazioni geologica, geotecnica, idrogeologica, idraulica e sismica». Contemporaneamente «non risulterebbe predisposto – prosegue il resoconto del ricorso – lo studio di impatto ambientale dell’opera che avrebbe dovuto essere presentato in sede di approvazione del progetto definitivo». Senza contare che l’area in cui sorgerà la pista è di particolare “sensibilità”: l’area industriale del Basento è stata dichiarata zona di interesse nazionale ai fini della bonifica e del ripristino ambientale. Poi, lì accanto, scorre il fiume Basento: che precauzioni sono state prese?
IL PERIMETRO
Il Tar dettaglia ulteriormente le mozioni mosse con il ricorso, ricordando che proprio la convenzione sottoscritta tra Asi e Regione (quella per lo stanziamento di 8 milioni di euro destinati all’aeroporto) richiamava la posizione particolare della superficie, «nella perimetrazione delle aree inondabili del fiume Basento» secondo la valutazione dell’Autorità di Bacino. Per questo la convenzione richiedeva (tra le clausole di efficacia) le autorizzazioni e la verifica sulla “compatibilità idraulica”. Il Tar spiega che, così, il progetto definito deve essere quanto meno corredato di relazione idrogeologica e idraulica. E’ vero, il Consorzio ha spiegato che sul rischio idrogeologico, «paventato e inesistente» eventualmente causato dai lavori, sono stati fatti studi doverosi. Solo che – è l’eccezione accolta dal Tar – in sede di giudizio non sono stati prodotti.
IL TAR E LA VIA
Ma di profili di «illegittimità» ve ne sarebbe anche un altro. L’Asi aveva replicato, in sede di giudizio, alle obiezioni sollevate dai privati, che la valutazione di impatto ambientale non fosse necessaria per questa opera. Doverosa (e svolta) solo la valutazione di impatto acustico. Ma il collegio del primo grado amministrativo non si dice d’accordo perché, secondo la normativa richiamata, il progetto definitivo avrebbe dovuto essere sottoposto, completato da uno studio di impatto ambientale, all’autorità competente (regionale o statale). Solo questa, poi, avrebbe potuto stabile se la Via fosse stata necessaria o meno. Il Tar stabilisce «che la delibera di approvazione del progetto, in quanto carente di un vero e proprio studio di impatto ambientale da sottoporre al previo giudizio dell’autorità» per stabilire la necessità della Via, «è illegittima» e pertanto va annullata.
LA REGIONE:
Queste restano le motiviazioni del primo grado, quelle che il Consiglio di Stato aveva detto di voler conoscere, ma che, nel frattempo si era pronunciato concedendo la sospensione della sentenza. In attesa della valutazione definitiva che dovrebbe seguire al ricorso (prevedibile) dell’Asi sulle motivazioni, la Regione però spiega di essere serena. Per quel che riguarda le autorizzazioni e le prescrizioni necessarie per il posizionamento dei suoli nel perimetro a rischio di esondazioen del Basento (secondo l’Autorità di Bacino), sono stati fatti studi e valutazioni adeguati. Tanto «che – spiega l’assessore alle Infrastrutture, Rocco Vita – sono stati stanziati ulteriori 240 mila euro da parte della Regione proprio per realizzare delle gabbionate a presidio» della pista, lungo gli argini del fiume. Scelta seguita proprio ai risultati degli studi. Quanto alla Valutazione di impatto ambientale, per la Regione non sarebbe obbligatoria: la pista Mattei, al momento, è solo un’aviosuperficie, non un aeroporto.
Per motivi di funzionalità, quella valutazione non sarebbe richiesta. «Certo, se l’Enac dovesse dare parere favorevole alla trasformazione in aeroporto, prima di andare in esercizio, sarà richiesta la Via».
Sara Lorusso

Condividi:

COPYRIGHT
Il Quotidiano del Sud © - RIPRODUZIONE RISERVATA

EDICOLA DIGITALE