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«Quanto accaduto a Reggio Calabria è sicuramente inquietante, ma credo che la nostra presenza vuole essere significativa di un fatto: questo non è un problema solo riguardante Reggio Calabria, ma di tutta la magistratura italiana. Oggi abbiamo voluto dare un segno tangibile della presenza dell’intera magistratura in questo territorio». Lo ha detto il Presidente dell’Associazione Nazionale Magistrati, Luca Palamara, questo pomeriggio a Reggio, a margine di un incontro pubblico sull’attentato dinamitardo ai danni della Procura generale della Corte d’Appello di Reggio Calabria. All’incontro, oltre alla delegazione dell’ANM, hanno preso parte il presidente della Giunta Regionale Agazio Loiero, il sindaco di Reggio Calabria Giusepep Scopelliti, i presidenti dell’Amministrazione Provinciale e dalla Camera di Commercio , Giuseppe Morabito e Lucio Dattola, organizzazioni sindacali, rappresentanti della magistratura e della società civile. «Reggio Calabria – ha detto Palamara – ha una situazione particolare ma non vorrei che venisse scoperta solo in occasione di gravi episodi delittuosi. Credo che, indubbiamente, vadano registrate in maniera favorevole aperture che ci sono state con l’aumento degli organici, ma dobbiamo uscire fuori da una logica emergenziale. Non si possono fare interventi solo in questi casi. Bisogna affrontare la situazione degli uffici giudiziari ed in particolar modo quella degli uffici calabresi in un’ottica nella quale la situazione è a bocce ferme. Dobbiamo tenere conto di quelle che sono le peculiarità dei luoghi. Vi sono delle situazioni in cui gli uffici della Procura sono al completo e l’’ufficio giudicante soffre, ed altre nelle quali – come Crotone o Rosarno o Vibo – soffrono gli uffici di Procura. E’ giunto il momento di affrontare globalmente la situazione. Per questo motivo – ha aggiunto – il 16 gennaio a Roma faremo una manifestazione di carattere nazionale dove affronteremo tutte le problematiche degli uffici giudiziari d’Italia. Reggio Calabria ha una situazione complessa. Il primo problema sul quale dobbiamo concentrarci è rendere omogenei i rapporti tra gli uffici della procura e quelli giudicanti. Non possiamo preoccuparci solo dell’aspetto investigativo se poi non abbiamo giudici che fanno i processi e scrivono le sentenze. In questo momento devono essere evitate le situazioni di imbuto, che soffocano i risultati delle indagini preliminari e potenziare adeguatamente anche gli uffici giudicanti».

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