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«I ragazzi africani sono stati gli unici ad avere dimostrato la forza di ribellarsi all’arroganza e alle angherie dei clan mafiosi locali». A sostenerlo sono gli aderenti alla Rete antirazzista di Cosenza che stanno manifestando davanti al Centro di prima accoglienza Sant’Anna di Isola Capo Rizzuto nel qualesi trovano alcuni migranti trasferiti da Rosarno. Una delegazione composta dal consigliere regionale del Pd Mimmo Talarico, da un interprete e da un aderente alla Rete è entrata nel centro per verificare la situazione. «A Rosarno – è scritto in una nota della Rete antirazzista di Cosenza – gli africani non ci sono più, non ci sono più nemmeno i ruderi diroccati, vergogne a cielo aperto dove per anni migliaia di lavoratori hanno vissuto in condizioni disumane. Come se, insieme ai ruderi, le ruspe potessero cancellare tempestivamente ogni traccia della loro ingombrante presenza sul territorio; come se si volessero cancellare sangue e sudore di chi per anni ha sostenuto l’economia agricola della Piana di Gioia». «E’ assurdo – sostiene la Rete antirazzista – che dopo anni di vessazioni, sfruttamento, riduzione in schiavitù e indifferenza, queste persone oggi rischino di essere espulse e vengano ulteriormente criminalizzate. Le pesanti condizioni di vita in cui versavano i migranti a Rosarno erano conosciute da tempo: dalle forze dell’ordine ai sindacati di categoria, dai partiti politici alla società civile. Rosarno era una polveriera che nessuno ha concretamente provato a disinnescare. Si è preferito fomentare l’odio sociale e la guerra tra poveri, anzichè raccogliere la sfida della ribellione contro chi nel nostro territorio detta le leggi a suon di Kalasnikov, forti delle complicità istituzionali, sia esse locali che nazionali».

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