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di ROCCO PEZZANO
DOMANI, quando il Piear (Piano d’indirizzo energetico e ambientale della Regione) arriverà in consiglio, si incontreranno – e forse scontreranno – in aula molti interessi. Interessi privati – la produzione di energia elettrica è il settore economico più attivo d’Italia in questo momento – e pubblici: la tranquillità energetica ma anche i pericoli per l’ambiente, i timori sulla salute umana che alcune fonti provocano nei cittadini e fra gli ambientalisti.
Il documento venne approvato dalla giunta regionale il 22 aprile scorso. Il “sì” dell’esecutivo consegnava quella proposta alle commissioni consiliari competenti.
Il viaggio fra gli emendamenti si è concluso e il documento è pronto per il voto del consiglio regionale.
D’altronde, la Regione non poteva attendere oltre: il Tar Basilicata il 16 dicembre scorso, nella sentenza per una controversia con una società di produzione eolica, la “Gruppo Amato Holding”, ha duramente bacchettato la Regione per non avere ancora approvato il Piear. E ha dato un termine perentorio: il 16 marzo prossimo.
Sulla questione ci fu la reprimenda del senatore Egidio Digilio (Pdl) e di altri esponenti politici.
In precedenza erano stati molti gli esponenti politici che avevano fatto pressione perché l’ente facesse presto (Adeltina Salierno del Pd il 10 dicembre e Pasquale Di Lorenzo il 14, tra gli altri). E dopo la sentenza del Tar si erano espressi, il 21 dicembre, i vertici dell’Ordine degli ingegneri di Matera («E’ l’ultima possibilità che ha l’attuale giunta di non mandare in fumo milioni di euro di investimento stanziati dalle imprese lucane sull’onda euforica generata dalla presentazione del Piear nel lontano mese di aprile 2009»).
La Regione ha rimediato una figuraccia istituzionale a cui domani cercherà di porre rimedio.
Il provvedimento deciderà cosa accadrà in Basilicata dal punto di vista del consumo e della produzione di energia elettrica. La Basilicata risulta la quarta regione italiana per crescita di società energetiche: nel secondo trimestre del 2009, rispetto a quello dell’anno precedente, c’è un aumento (di numero di aziende) del 18,4 per cento.
Lo si legge in una tabella realizzata dall’ufficio studi di Confartigianato su dati Unioncamere-Infocamere e Movimprese, citata dal responsabile dell’ufficio Enrico Quintavalle in un articolo su Quotidiano Energia. La Basilicata precede – ovviamente solo in percentuale e non come numeri assoluti – l’Emilia Romagna che è al 15,1 per cento.
Il risultato ha una sua significatività: anche in tempo di crisi, anche in una regione sprofondata nella depressione economica, il settore energetico promette tanto bene da fare decidere a diversi imprenditori di rischiarvi il proprio futuro.
Il Piear dunque si avvia su una strada dall’orizzonte invitante per l’impresa.
Ma non si tratta per nulla di una strada in discesa e delimitata da cespugli di rose. Già a partire dalla questione “eolico” lo scontro è dietro l’angolo.
Nonostante le ampie limitazioni che il Piear dovrebbe porre alla diffusione degli aerogeneratori in Basilicata, gli ambientalisti – e in particolar modo le associazioni di più recente costituzione – continuano ad affilare le armi. Soddisfatti quando la Regione emanò nel 2007 l’atto passato alla storia regionale come “moratoria dell’eolico”, questi ecologisti – che vedono i mulini a vento come fumo negli occhi – si sono trovati poi una serie di provvedimenti legislativi che davano ragione ai titolari di progetti eolici. Fino alla sentenza della Corte Costituzionale che il 18 maggio del 2009 dichiarò incostituzionale quella moratoria.
Poi c’è il capitolo biomasse che costituisce un altro punctum dolens, in particolare nella trasformazione della vecchia centrale a olio del Mercure, vicino a Maratea, in un impianto alimentato con materiale vegetale. Di progetti di centrali a biomasse ce ne stanno altri, tutti contestati da comitati cittadini e associazioni: Teana, Tricarico, Stigliano, Ferrandina.
In un comunicato, la Ola diceva che dal Piear «si evincono scenari energetici ed ambientali improntati su una programmazione schizofrenica che ipotizza un forte incremento della produzione di energia, sia per quanto riguarda le fonti convenzionali, sia per le cosiddette fonti alternative con possibili negativi impatti ambientali e sulla salute dei residenti».
Insomma, la lettera “A” (ambientale) del Piear potrebbe avere un peso quanto meno pari alla “E” di energetico.
r.pezzano@luedi.it

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