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«Abbiamo accolto gli immigrati non solo come persone umane ma come nostri fratelli». È quanto scrive il vescovo di Oppido-Palmi, mons. Luciano Bux, in un messaggio inviato alle parrocchie che sarà letto durante le messe che saranno celebrate domenica.
«Dopo la confusa campagna – scrive mons. Bux – dei mezzi di comunicazione, specie le Tv a livello nazionale, e dopo tante dichiarazioni di personaggi locali e nazionali ritengo di dover dire una parola al clero e ai fedeli della nostra Diocesi. Ritengo sia mio grato dovere, di Vescovo, dire un grazie al Signore per il comportamento della Chiesa di Oppido – Palmi non solo in questi giorni, ma per tutti i lunghi anni in cui è nato e cresciuto il fenomeno degli immigrati in Diocesi, specie a Rosarno. In tutti questi anni la nostra Chiesa ha dato esempio di come si possa essere ‘servi inutilì (Lc. 17, 10), a cominciare dal Vescovo, ma servi che si sentiranno dire dal Signore: ‘ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere, ero straniero e mi avete accolto’».
«La misericordia di Dio – aggiunge – praticata dal nostro clero e dai nostri laici mi è stata di grande conforto nelle recenti tristi giornate. Abbiamo accolto gli immigrati non solo come persone umane, ma come nostri fratelli, a cominciare dai fedeli di Rosarno guidati dai sacerdoti operanti nelle tre parrocchie insieme ai diaconi e alle suore, fino a comunità e gruppi operanti in tante altre località della Diocesi. Quando li abbiamo invitati, in anni diversi, a due Convegni diocesani per rallegrare con la loro presenza e i loro canti i nostri intervalli di convegno, sono venuti con gioia, e più di uno rinunciando a mezza giornata di lavoro e di guadagno. Ricordo anche dei ragazzi stranieri e musulmani felici di far parte della squadretta di calcio parrocchiale. Dico ‘Graziè al Signore e grazie ai preti e ai laici che si sono affaticati con amore generoso per anni, non solo nei giorni passati».
«A quei fedeli – prosegue il vescovo – che sono stati solo a guardare dico: ogni volta che vedete un essere umano che è nel bisogno, non state solo a guardare e a parlare, ma rimboccatevi le maniche e datevi da fare come potete per alleviare le loro sofferenze. Questo ci insegna Gesù nella parabola del buon Samaritano. Concludo con le parole che il Santo Padre, il Papa, ha pronunciato domenica scorsa, con attenzione anche alla nostra Terra: ‘Un immigrato è un essere umano, differente per provenienza, cultura e tradizioni, ma è una persona da rispettare e con diritti e doveri, in particolare nell’ambito del lavoro dove è più facile la tentazione dello sfruttamento, ma anche nell’ambito delle condizioni concrete di vita’».

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