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di SARA LORUSSO
POTENZA – Che di gente ne sarebbe arrivata ben oltre le attese, lo si è capito con largo anticipo. Lungo via Tammone, all’altezza dello sbarco del ponte attrezzato, lì dove alle 17 era stato convocato l’appuntamento per l’inaugurazione delle nuove scale mobili Santa Lucia, le macchine parcheggiate quasi non si contavano (che fatica per i vigili convincere i passanti a pazientare, ma le navette, il nuovo servizio istituito, erano già in funzione). Ci vuole poco, davvero poco, perché l’atrio della nuova struttura (bella, tirata a lucido e, ieri, addobbata di palloncini rigorosamente rossi e blu, accogliente) si riempia. Ci sono tutti, della politica e delle istituzioni, dai comitati di quartiere, e c’è pure gran parte dell’opposizione comunale. La città non c’è tutta, ma sicuramente buona parte.
La voce rotta di Pietro Campagna, l’assessore comunale alla Mobilità che ha «l’onore» di dare il via per un’opera («quanta fatica e grattacapi per le amministrazioni e i tecnici che vi si sono pegate») che costa “cara” (tra finanziamenti, stop burocratici e persino inchieste giudiziarie), ma sicuramente attesa. Li ringrazia ad uno ad uno, anche chi non c’ è più come «il compianto assessore Mimì Locatelli», in tanti si sono spesi per le 26 rampe e i due ascensori inclinati per i disabili che permetteranno di raggiungere il centro da rione Cocuzzo (e viceversa) in quindi minuti.
Ed è così che partono i cori e l’invito della folla ad accelerare. Ma in fondo, si è atteso talmente tanto che qualche minuto in più non farà la differenza. E invece no, perchè lì, nell’atrio, si sta stretti, pigiati come sardine, in migliaia, che quasi non si comprendono el parole di amministratori e tecnici deputati al discorso inaugurale. Sul palchetto allestito si alternano il prefetto di Potenza, Lui Riccio, che si farà vanto, assicura, del primato potentino in tema di scale mobili con il collega perugino; il rappresentante della società mista che ha curato l’opera, Guarino, il responsabile dell’Ustif (l’ufficio ministeriale deputato al nulla osta per queste strutture) Nolè e il presidente della Provincia Piero Lacorazza («che adesso la connessione sia dell’intero territorio»); l’assessore regionale alle Attività produttive, Gennaro Straziuso.
Ma i ragazzini assiepati alla prima rampa fremono, chiedono di fare in fretta.
C’è un ringraziamento doveroso che giunge alle imprese, grandi e piccole, tante lucane, «che hanno mostrato come ce la si possa fare». Quando arriva il turno di Santarsiero, è il momento di un nuovo annuncio: «La scala si inaugura e adesso – dice – ci sono davvero le condizioni per una città connessa». Presto, la ztl in centro e la quarta scala mobile, quella di viale del Basento. Entro “San Gerardo”, tanto per restare in casa con una data “sentita” in città. Ma accanto alla festa, il pensiero non dimentica altri cittadini. E quando Santarsiero ricorda la difficile battaglia dei lavoratori della Mahle, la fabbrica a due passi del centro urbano, chiusa, è anche con l’ex assessore regionale Vincenzo Folino, mescolato tra la folla, che parte un applauso di solidarietà. La città non dimentica neanche la tragedia d’oltreoceano. Sarà il vescovo Superbo a chiedere silenzio per le vittime di Haiti. Poi il pensiero torna locale: «Questa città – dice – ha bisogno di orgoglio e di speranza. Se il punto di partenza è il lavoro che si perde, quello di arrivo sia sempre il lavoro da ritrovare. Con dignità».
L’acqua santa, una preghiera e l’applauso liberatorio. Finalmente si parte. Non prima di una raccomandazione (ripetuta da più voci sul palchetto che, tra gli altri, ha ospitato anche alcuni ex sindaci del capoluogo, per un’opera durata cinque amministrazioni).
Siate orgogliosi – dicono – e non solo perchè adesso Potenza ha le scale mobili più lunghe d’Europa. I primati si superano. Quella che serve è la svolta culturale. Ovvero, la struttura è consegnata, basta imparare a sfruttarla, «lasciando un po’ più spesso la macchina a casa».
Allora si parte, a piedi, lungo quelle scale. La folla continua a premere, agli addetti tocca smistarla per non sovraccaricare le rampe, non il primo giorno. Ci si spinge, per curiosità, disattenzione. Ma qual è l’ascensore? «Quello lì, inclinato ai lati della struttura». E poi il passaggio lungo e orizzontale, che supera la Fondovalle (ma che freddo e che vento, visto che non è chiuso ai lati). Va bene, è una festa. Con lo zucchero filato e i poc corn offerti a grandi e piccoli, con la musica del coro e di gruppi locali. Quando si arriva in cima, sul lato opposto del ponte non più attrezzato (nel tempo, il progetto iniziale, ha perso la previsione di negozi e servizi), le porte dell’ingresso di Porta Salza sono ancora chiuse, la gente assiepata oltre. Il portello si apre e il flusso di passanti si mescola di colpo a chi, venendo dall’altro lato, ha già testato la traversata.
Poco fuori, sul marciapiede sistemato da poco, un gruppo di ragazzi manifesta il dissenso per l’opera di cui non comprende la valenza e ne spiegano con volantini le ragioni.
Non sarà «la curiosità del primo giorno? – fa notare qualcuno – La folla è tanta, i potentini sono fatti così». Magari no, magari è davvero questione culturale. Per adesso che a quel ponte ci si faccia l’abitudine (attiva) resta la speranza. E poi, le scale saranno gratis, e fino a dopo la mezzanotte.

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